Me Myself An Eye

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Tra il 18 ed il 23 gennaio 1978, Charles Mingus condusse tre sedute di registrazione che diedero vita ai suoi ultimi due album, Something Like a Bird e Me, Myself an Eye. Entrambi furono realizzati con un ensemble molto allargato, nel quale lo storico contrabbassita figurava esclusivamente come compositore e come leader, non essendo più in grado di suonare il suo strumento per il progredire della malattia che lo condurrà alla morte di lì a poco.


E diciamo subito che, nel lavoro di cui parliamo, l’assenza ‘strumentale’ di Mingus al contrabbasso si sente, eccome, sebbene i musicisti che lo sostituiscono siano personaggi di indubbio valore. Segno che, per la musica, la somma non fa il totale.


I quattro brani che si ascoltano in questo CD sono facilmente classificabili nelle varie fasi di sviluppo del linguaggio mingusiano.


Il primo, “Three Worlds of Drums”, è una lunga escursione nelle sonortà che fanno chiaramente riferimento al Messico, una terra che ha accompagnato fasi importanti della vita di Mingus, dalla nascita a Nogales (città di frontiera) fino alla morte avvenuta a Cuernavaca, passando per alcuni fondamentali viaggi sonori come Tijuana Moods e Cumbia eamp; Jazz Fusion.
“Devil Woman” e “Wednesday Night Prayer Meeting” fanno invece parte del repertorio consolidato del contrabbassista, in particolare di quella prima fase Atlantic in cui, tra il 1956 ed il 1961, videro la luce dischi memorabili come Blues and Roots e Oh, Yeah, nei quali sono rispettivamente presenti i due brani citati.


Infine, la conclusiva “Carolyn Keki Mingus”, una ballad che rientra in quel filone ‘romantico’ che è sempre stato presente sin dagli inizi della carriera di Mingus.
Nonostante il vasto numero di musicisti impiegati – che costituiranno l’ossatura delle varie Mingus Dinasty e Mingus Big Band – l’impatto sonoro non arriva ai livelli che Mingus seppe raggiungere con organici ben più ristretti; così come il contrabbasso dei pur bravi Eddie Gomez e George Mraz non riesce mai ad avvicinarsi a quell’intensità sonora ed emotiva, che caratterizzava ogni singola nota del leader. E la cosa si avverte, anche troppo.
Non mancano certo in questo lavoro momenti degni di nota, come ad esempio il breve ma intenso assolo di Michael Brecker in “Devil Woman” o come l’indelebile segno lasciato da Lee Konitz in “Carolyn Keki Mingus”.
Musica di qualità, certo, ma non tale da far parte della pur vasta ‘discografia essenziale’ di Charles Mingus.


 


 
Musicisti (formazione complessiva):
Ken Hitchcock (sax soprano, sax contralto)
Lee Konitz (sax contralto)
Yoshiaki Malta (sax contralto)
Akira Ohmori (sax contralto)
Daniel Block (sax tenore)
Michael Bracker (sax tenore)
Ricky Ford (sax tenore)
John Tank (sax tenore)
George Coleman (sax tenore)
Pepper Adams (sax baritono)
Ronnie Cuber (sax baritono)
Craig Purpura (sax baritono)
Randy Brecker (tromba)
Mike Davis (tromba)
Jack Walrath (tromba)
Jimmy Knepper (trombone)
Slide Hampton (trombone)
Keith O’Quinn (trombone)
Larry Coryell (chitarra)
Ted Dunbar (chitarra)
Jack Wilkins (chitarra)
Bob Neloms (pianoforte)
Eddie Gomez (contrabbasso)
George Mraz (contrabbasso)
Joe Chambers (batteria)
Steve Gadd (batteria)
Dannie Richmond (batteria)
Sammy Figueroa (percussioni)
Ray Mantilla (percussioni)
Paul Jeffrey (direzione)


Brani:
01. Three Worlds of Drums (Mingus) – 30:21
02. Devil Woman (Mingus) – 9:24
03. Wednesday Night Prayer Meeting (Mingus) – 9:50
04. Carolyn “Keki” Mingus (Mingus) – 7:44

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