Havilah

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Sempre viscerale e particolare l’impronta rock dei Drones di Melbourne, per nulla storditi dai riconoscimenti di critica e pubblico raccolti con l’ottimo Gala Mill dello scorso anno. Al contrario, il quartetto si e’ autoconfinato in vecchio cottage situato ai piedi del Monte Buffalo (vasta area selvatica e rocciosa di un parco naturale nello stato di Victoria), adeguandosi a uno stile di vita semplice e spartano (luce ed elettricita’ erano forniti da generatori alimentati a gasolio) per rinnovare nel rigore di tale isolamento l’ispirazione e la fiamma creativa da cui sono scaturiti i dieci pezzi che compongono Havilah, quarto capitolo discografico che prende titolo da una biblica landa dell’Eden ricca, come si tramanda, di giacimenti auriferi e preziose materie prime. Havilah e’ un’opera del tutto diversa dalle precedenti, veicolo di un rock livido e gagliardo che pero’ calibra con perfetto equilibrio toni elettricamente accesi, atmosfere intime e parti strumentalmente articolate. Forme e contenuti sono adesso talmente privilegiati da far prendere atto di come Gareth Liddiard sia non solo un frontman trascinante e coinvolgente, dotato di ottime qualita’ vocali-interpretative, ma anche un songwriter acuto e brillante, in grado di delineare temi circoscritti come il divorzio, la mitologia, l’inganno della religione, la natura e procedere con brillanti risultati anche per libere associazioni d’immagini e idee, un pò come nello stile di William Burroughs. Ma andiamo a bomba e parliamo adesso della musica. Dalla narrativita’ elettrica e lisergica di Nail It Down e dal torvo ed isterico punk-rock blues di The Minotaur (pezzo che nel cantato e nel suo boogie-billy claudicante e dissonante rievoca molto i Jesus Lizard) ci si allunga su due intensi psicodrammi, la ballata semiacustica The Drifting Housewife e il tour de force di I Am The Supecargo, un esercizio che sembra trovare un referente stilistico nel decadentismo rock di Kim Salmon e nelle acide vampate chitarristiche dei Crazy Horse. Oh My ha invece dalla sua un possente spleen dalla ritmica incisiva con delle linee di chitarra acid-blues in cui sembra ondeggiare tanto la sagoma di Neil Young quanto quella dei Dinosaur Jr., mentre e’ ancora il registro della ballad che prende il sopravvento nel clima sofferto e torbido di Cold And Sober e in quello piu’ straniante, elettrico e maniacale di Luck In Odd Numbers, uno dei vertici dell’album, chiuso in chiave acustica dal sommesso folk ambientale di Penumbra e dal ruspante roots rock/alternative country di Your Acting Like It’s The End Of The World. Va da se’ che un disco di tal fatta, supremo, intenso e bellissimo, candida i Drones a nuovi paladini e messaggeri del canone rock australiano, degni ormai di entrare nel lotto di nomi storici e originali quali Birthday Party, Died Pretty, Beast Of Bourbon e Scientists.


 




Voto: 8/10


Genere: Aussie Rock / Songwriting


 


 




Musicisti:


Gareth Liddiard – vocals, guitar


Fiona Kitschin – bass


Dan Luscombe – guitar


Michael Noga – drums


 


 




Brani:


01. Nail It Down


02. The Minotaur


03. The Drifting Housewife


04  I Am The Supercargo


05. Careful as You Go


06. Oh My


07. Cold And Sober


08. Luck In Odd Numbers


09. Penumbra


10. Your Acting’s Like The End Of The World


 




Links:


The Drones: www.thedrones.com.au


ATP Recordings: www.atprecordings.com

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