Nei panni di Modugno

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Ritorna per la terza volta a Napoli, in scena al Teatro Augusteo dal 2 al 4 dicembre, “Penso Che Un Sogno Cosi'”, spettacolo che omaggia la figura del grandissimo cantante Domenico Modugno.
Giuseppe Fiorello, il “picceriddo” ‘zitto zitto, muto muto, buono buono’ si racconta attraverso le canzoni di Modugno, intrecciando la propria storia personale e familiare, con quella del Mimmo nazionale.
Ci dice dei suoi genitori, una bella coppia innamorata ed affiatata, che ci descrive con il brano Lu Piscispada; narra della loro quotidianità familiare, delle sempre uguali vacanze estive a casa della nonna, dove la zia stava in cucina dalla mattina alla sera, spadellando Cicoria, come cantava Modugno; dei viaggi in un’auto tanto lenta e vecchia che, a sua memoria, ricorda che non abbia superato mai un’altra auto: viaggi durante i quali suo padre cantava i brani di Modugno, spesso allargando le braccia a suo modo e lasciando così il volante a se stesso.
Mentre snocciola aneddoti relativi alla sua timidezza e, contemporaneamente, al suo inconfessato e quasi contraddittorio sogno di poter stare su di un palcoscenico, ci propone in modo magistrale le più belle canzoni di Modugno.
Nel Blu Dipinto Di Blu nasce grazie al mancato appuntamento tra Modugno e Franco Migliacci; Migliacci, “bidonato” da Modugno – che preferì, in luogo dell’incontro con l’amico, andare al mare con la sua amata moglie Franca – torno’ a casa arrabbiato e bevve alcuni bicchieri di liquore; questo gli diede modo di ‘guardare’ due poster di quadri di Chagall che aveva in casa, come se fosse la prima volta che li vedeva: nacque così ‘l’uomo dalla faccia dipinta di blu’ e, non senza un’aperta discussione tra i due autori, l’ormai famosissimo cielo ‘trapunto’ di stelle. Il titolo ed incipit, Volare, lo suggerì a Modugno una notte di tempesta: tanti lampi e tuoni su Roma che lo fecero alzare di scatto per chiudere una finestra spalancatasi all’improvviso e che gli fecero in tale modo osservare quanto accadeva fuori.
Fiorello ci narra della festa patronale di San Giuseppe, tanto cara a suo padre ed alla quale prendeva parte tutto il suo paese, oltre che la loro famiglia al gran completo; si esibisce in perfetto napoletano, cantando Tu Si’ Na’ Cosa Grande, Resta Cu’ Mme ed Io, Mammeta e Tu; ci entusiasma con la bellissima Cosa Sono Le Nuvole, di Pier Paolo Pasolini.
Quando parla di Modugno, emigrato a Torino e lavorante presso un gommista che lo sfruttava e che compenso’ il suo lavoro con quattro pneumatici, sottolinea con la Malarazza questa situazione di sfruttamento lavorativo; quando canta di Peppino, cavallo divenuto cieco lavorando nelle miniere, ricorda la tragedia di Marcinelle, nella quale purtroppo persero la vita 139 minatori italiani.
La terra di Taranto, dapprima sede di lavoro e benessere economico per l’apertura dell’acciaieria, si trasforma in luogo di morte, a causa dell’inquinamento industriale: Amara Terra Mia sottolinea l’amore struggente per coloro che sono costretti dalle circostanze a lasciare il luogo natio, loro malgrado.
Romantico nel proporci La Lontananza, emozionante con Meraviglioso: Giuseppe Fiorello ci racconta il suo totale terrore nel ricevere la proposta di interpretare Modugno in uno sceneggiato televisivo, prima ancora che a teatro: questa angoscia aumentava in particolar modo perché lui lega indissolubilmente a Modugno il ricordo di suo padre, scomparso purtroppo all’improvviso durante una festa di Carnevale, ricorrenza che lui tanto amava.
L’incontro con la signora Franca, vedova Modugno, convince Giuseppe Fiorello del suo grande potenziale, della sua vocalità tanto simile a quella del Mimmo nazionale: la conferma finale gliela dà la famosa giacca color carta da zucchero, che Modugno indosso’ al Festival di Sanremo del 1959, quando vinse con Ciao Ciao Bambina (Piove) e che Fiorello indossa anche durante lo spettacolo: confermiamo che gli calza davvero a pennello.
Con lui due straordinari chitarristi, Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma, che lo accompagnano in questo riuscito viaggio musicale e di vita, per la regia di Giampiero Solari.

Teatro Augusteo
Napoli, 2 dicembre 2016

Giuseppe Fiorello in
Penso Che Un Sogno Cosi