Convergence

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Dall’alto delle sue sessantatre primavere Jerry Bergonzi ha permeato la tradizione e il linguaggio del sassofono di una seducente luminosita’, facendo si’ che l’anima “nera” del jazz, quella piu’ emotiva ed istintiva, si sposasse con la precisione e la formalita’ tecnica in cui spesso indulgono i jazzisti bianchi. La voce di Bergonzi al tenore e’, pertanto, inconfondibile ma anche ineludibile per quanti vogliono carpire qualcosa in piu’, un segreto o un suggerimento, sull’universo delle ance e su quello della prassi compositiva e improvvisativa nel jazz come si porta e suona oggi.

 

Convergence vede il sassofonista di Boston (citta’ in cui e’ tornato a risiedere e dove, da molti anni, si divide, in qualita’ di apprezzato docente, tra il New England Conservatory e il rinomato Berklee College Of Music) alla testa della medesima formazione che, sempre per Savant, aveva inciso in precedenza gli album Simply Put (2009) e Three For All (2010). Un progetto che parte come trio e si trasforma, all’occasione, in quartetto, con il contributo di partner validissimi quali il contrabassista Dave Santoro, il batterista Andrea Michelutti (friulano di Pordenone) e il pianista Bruce Barth.

 

Nel programma del disco tutti i brani sono originali autografati dal leader mentre il solo I’ve Got a Crush On You e’ tratto in prestito dal songbook di George e Ira Gershwin. È proprio in questo standard classico che spiccano le qualita’ manipolatrici e interpretative di Bergonzi. Il pezzo e’ eseguito in trio con Santoro e Michelutti, che insieme hanno l’opportunita’ di tratteggiare con tonalita’ pastello un paio di efficaci interludi. Dal canto suo Bergonzi disegna il tema con colonne d’aria seriche e vellutate, mettendo pero’ le ali alla sua sensuale armonia con quei guizzi tipici del registro di Rollins. Il clima blues di Stoffy, con quel geniale tocco un po’ “noir” e allucinato, prova invece come Bergonzi sappia far combaciare tradizione e modernita’ tendendosi alla larga da manierismi stucchevoli mentre sono stupefacenti la velocita’ e la precisione del suo discorso improvvisativo in Ddodd, brano che si tinge di cantabili geometrie neo-bop.

 

Nei tre brani in quartetto (Lend Me A Dream, Squid Ink e Convergence), il piano di Bruce Barth e il tenore di Bergonzi si cercano e sottolineano a vicenda in un equilibrato “call and response” di elegante vivacita’, districandosi nel gioco di squadra con incursioni individuali all’insegna di una fantasia che non travalica mai la giusta misura.

 

Un altro aspetto interessante di Convergence e’ l’esperimento di Bergonzi di confrontarsi e dialogare con se stesso dividendosi contemporaneamente tra tenore e soprano sovraincisi in studio, dando in questo modo l’impressione di ascoltare un quartetto, privo pero’ dell’apporto del piano. È in questo tentativo, felicemente riuscito sia in Osiris che in Seventh Ray, che risaltano le qualita’ piu’ visionarie, audaci e contemporanee del linguaggio di Bergonzi, impeccabile maestro che in questo magnifico disco riesce ancora a indicare una via in grado di tenere in vita il jazz di qualita’, quello “nudo e puro”, al di la’ di pose estreme e arditi accostamenti stilistici.

 

 

Voto: 8/10

Genere: Modern – Mainstream Jazz

 

 

Musicisti:

Jerry Bergonzi – tenor, soprano sax

Bruce Barth – piano

Dave Santoro – double bass

Andrea Michelutti – drums

 

 

 

Brani:

01. Lend Me A Dream

02. I’ve Got A Crush On You

03. Squid Ink

04. Stoffy

05. Silent Flying

06. Osiris

07. Mr. Higgings

08. Ddodd

09. Convergence

10. Seventh Ray

 

Links:

Jerry Bergonzi: www.jerrybergonzi.com

Savant Records: www.jazzdepot.com

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