Amyl And The Sniffers

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In fatto di punk rock (quello più basilare, grintoso e diretto) l’Australia ha sempre dato belle soddisfazioni. L’ultima giunge dal recente e omonimo debutto sulla lunga distanza di Amyl And The Sniffers, quartetto della prolifica scena di Melbourne in azione già dal 2016. A distinguerli c’è innanzitutto la travolgente presenza scenica della ventiduenne vocalist Amy Luise Taylor, biondina dal sex appeal accidentale, simpatica e strafottente, dal vivo loquace e leggiadra quanto un maschiaccio. Amano definire la loro formula “pub rock”. In realtà è un proto-punk rock figlio di un incrocio “pop” tra Saints, Stooges, Avengers, Ramones e primi Damned. A livello tecnico siamo sui classici tre-quattro accordi ben azzeccati, ritmo sparato e una scarica di assoli al vetriolo. La voce invece è quella di una pin-up sguaiata e isterica, in perfetta linea ereditaria con il magnetismo e il carisma di eroine punk quali Penelope Houston, Poly Styrene ed Exene Cervenka.

 

Le cronache passate raccontano di un primo nastro domestico di quattro pezzi, “Gyddy Up”, (partorito per gioco in metà giornata) e di un successivo tape autoprodotto, “Big Attraction”, con altri sei brani originali. I primi ad accorgersi di loro sono stati i concittadini Cosmic Psychos, che se li sono portati dietro in tour come gruppo di spalla. Quelli a crederci invece commercialmente, i tipi britannici della Damaged Goods, che hanno ben pensato di assemblare e pubblicare tutto il repertorio di cui sopra nell’album compilation “Big Attraction & Giddy Up” (2018). Dentro vi troverete diamanti grezzi e anthem di battaglia quali Westgate, I’m Not A Loser, Mandalay e Pleasure Forever. Procuratevelo perché ne vale davvero la pena.

Letteralmente coinvolgenti ed esplosivi dal vivo (già conquistati e rasi al suolo i palchi d’Europa e Nord America), Amy Taylor e soci sono adesso sotto l’ala protettiva di quei gran mattacchioni dei King Gizzard And The Lizard Wizard. Così, sulla scorta di numerose interviste, articoli ed entusiasti resoconti delle loro esibizioni, l’album d’esordio qui in esame invade ora il mercato con il sigillo congiunto di Rough Trade, ATO e Flightless Records e la brillante supervisione di Ross Orton in cabina di produzione.

Undici tracce per neanche mezz’ora di durata fanno di questo disco uno “shottino” sonoro da capogiro, da mandare giù all’istante senza tanti pensieri. Uno sballo già provato e gustato altrove centinaia di volte ma che da tempo non ricordavamo così urgente, naif e divertente. Molti i brani che centrano il bersaglio e che lasciano in bocca un piacevole retrogusto coriaceo e agrodolce. Tra questi i cori adrenalinici e gli assalti emotivi di Got You, Cup Of Destiny, Angel e Shake Ya nonchè l’allarmante presa proto-punk (sul classico asse Detroit-Sydney-Brisbane) che permea il canto e i riff compressi di Monsoon Rock e Some Mutts (Can’t Be Muzzled). Amici, stando a questi livelli e risultati lo slogan è uno solo: No Amy, No Party!

 

 

 

Voto: 8/10

Genere: Punk Rock / Proto-Punk

 

 

Musicisti:

 

Amy Taylor – vocals

Dec Martens – guitar

Gus Romer – bass

Bryce Wilson – drums

 

 

Tracklist:

01. Starfire 500

02. Gacked On Anger

03. Cup Of Destiny

04. Gfy

05. Angel

06. Monsoon Rock

07. Control

08. Got You

09. Punisha

10. Shake Ya

11. Some Mutts (Can’t Be Muzzled)

 

 

Links:

Amyl And The Sniffers

Rough Trade Records

Flightless Records