A 75 anni Ahmad Jamal torna con un nuovo disco, a 53 primavere dalla sua prima registrazione. E fin dalla prima nota ogni dato relativo al tempo perde d’importanza. Il trono del re del jazz trio e’ ancora lontano dall’essere spodestato. Il consueto suono rubusto, nervoso, pesante ma agile e’ ancora intatto.
Jamal ha speso tutta la sua lunga carriera forgiando uno stile, quello che meglio potesse legarsi alla formazione nella quale da sempre e’ a suo agio, libero di esprimersi, felice del fatto che nessuno ne possa castrare la dirompente personalita’ o smorzare la grande energia.
Il suo modo si sentire e di esprimersi, la forza innovativa della sua musica hanno influenzato generazioni di musicisti, a partire da Miles Davis e dal “suo” pianista Red Garland (per tacer di Evans e Jarrett…).
In questo nuovo “After Fajr” nulla manca dello Jamal che conosciamo. Ogni passaggio, ogni sprazzo di note richiama alla mente uno stile, un pianista, un preciso momento della storia del jazz trio. Come se tutti avessero preso qualcosa da questo grande vecchio, per poi svilupparlo autonomamente.
Le prime note del classico “I’m old fashioned” sembrano contraddire la maniera di intendere il trio che Jamal ci ha fatto amare in tante esecuzioni. Un attacco quasi alla Evans. Ma bastano pochi secondi per ricredersi. Bastano pochi accordi, ben assestati nel “grave” della tastiera, nervosi, seguiti da cambi di tempo e di intensita’ sonora. La ricerca melodica e’ sempre accompagnata da una visione “orchestrale” del tutto. Piu’ che la ricerca di un interplay, di un dialogo con i suoi compagni (Idris Muhammad alla batteria e il fedele James Cammack al contrabbasso) Jamal insegue un’idea di verticalita’. Niente e’ lasciato al caso, ma tutto e’ gia’ presente nella mente del leader gia’ dalla prima nota. Una sovrapposizione di strumenti, di moduli sonori, piu’ che la loro interazione e’ la lezione di Jamal. Solo una ritmica solida, scattante e quasi “veggente” puo’ assecondare le sue visioni. E Muhammad e Cammack sono la scelta ideale. Il drumming quasi “melodico” e spesso in “punta di bacchetta” del batterista di New Orleans e il vigore e la precisione di Cammack sono il giusto completamento al pianismo del musicista di Pittsburgh. Uno dei brani in cui piu’ emerge il felice sodalizio e’ “Swahililand”. Cosi’ come in “Milan”, dedicata all’amico Milan Simich (e non all’Italia, come lui stesso precisa nelle note di copertina). Sognante “After Fajr”, che da’ il titolo al disco; bello il tema e la voce di Donna McElroy che l’accompagna, ma decisamente slegato dal contesto sembra invece il coro a cinque voci che lo riprende.
Musicisti:
Ahmad Jamal, piano
Idris Muhammad, drums
James Cammack, bass
Brani:
01. I’m old fashioned (J. Kern, J. Mercer) – 5.57
02. After Fajr (A. Jamal) – 6.52
03. Milan (A. Jamal) – 4.28
04. Yours is my heart alone (L. Herzer, F. Lehar, B. Loehner, V. Leon) – 5.22
05. Swahililand (A. Jamal) – 7.22
06. My heart stood still (R. Rogers, L. Hart) – 4.37
07. Time on my hands (V. Youmans, H. Adamson, M. Gordon) – 7.24
08. Topsy Turvy (A. Jamal) – 9.22
09. Manhattan Reflections (A. Jamal) – 7.03
Recorded live on July 5-7,2004 at Centre des Arts, Enghien (France)
Link:
Dreyfus Jazz: www.dreyfusrecords.com
Egea: www.egearecords.it