La Bossa Nova: 50, ma non li dimostra

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Che possano sembrare tanti o pochi, la Bossa Nova, la Nuova Tendenza della fine degli anni cinquanta, una delle grandi rivoluzioni in campo musicale del secolo scorso, compie proprio quest’anno il suo primo mezzo secolo.


Possiamo affermarlo con certezza perche’, a differenza di altri stili musicali, che si evolsero con tempi, luoghi e protagonisti ben piu’ indeterminati ed in circostanze molto piu’ impalpabili, la nascita della Bossa Nova fu conseguenza ad una serie di eventi e fatti abbastanza casuali ma molto ben determinati, accaduti in un ambito ristretto di persone ben definite e, di essa, si sa precisamente chi furono “genitori”, “luogo” e “data di nascita”.
I “genitori” della Bossa Nova, Antonio Carlos Brasileiro de Almeida “Tom” Jobim, e Marcus Vinicius da Cruz de Melo Moraes
, piu’ familiarmente detti Tom Jobim e Vinicius de Moraes, si incontrarono per la prima volta in un bar frequentato da artisti ed intellettuali. Siamo a Rio de Janeiro nel 1956.

Antonio Carlos Jobim era un pianista e compositore molto fantasioso, naturalmente incline alla ricerca musicale, le cui fortune, all’inizio non eccelse, lo avevano costretto a suonare anche nei locali “meno rinomati” di Rio. Proprio nel corso di queste frequentazioni aveva spesso incrociato “il jazz”, questo nuovo modo di suonare che si andava sempre piu’ diffondendo dal nord america e che si stava pian piano affermando anche il Brasile. Fin da ragazzo Jobim si accorse che lo studio del pianoforte non rappresentava per lui un fine ma un mezzo, che gli consentiva di sperimentare ritmiche ed accordi inusuali, ed i colleghi, che spesso stentavano a stargli dietro, lo guardavano a volte con un misto di sospetto, ammirazione e disappunto. All’epoca dei fatti, la seconda meta’ degli anni cinquanta, Jobim era comunque un compositore gia’ abbastanza famoso ed era diventato direttore artistico dell’etichetta discografica Odeon.

Vinicius de Moraes era invece un intellettuale molto affermato negli ambienti culturali brasiliani – tra l’altro, aveva studiato ad Oxford – che affiancava alla sua attivita’ politica di ambasciatore e diplomatico, grazie alla quale ebbe l’opportunita’ di girare il mondo, quella collaterale – ma non secondaria – di poeta, scrittore e drammaturgo. Fin da giovanissimo aveva scritto moltissime poesie e ricevuto diversi premi e riconoscimenti. Conosceva personalmente i poeti Pablo Neruda e Giuseppe Ungaretti; quest’ultimo, in particolare, aveva tradotto alcune sue poesie in italiano e, in seguito, fu trascinato da Vinicius a partecipare all’avventura dell’incisione di un disco con Sergio Endrigo.


In termini musicali, antenati della Bossa Nova furono il Choro ed il Samba, entrambi derivati dalla tradizione brasiliana e comune patrimonio culturale di Jobim e di de Moraes, ed il jazz di provenienza nordamericana, assimilato da Jobim durante la sua militanza nei locali notturni di Rio; fu quindi il risultato di una contaminazione, di una fusione, tra generi che si incontravano provenendo da strade diverse ma con alcuni elementi in comune.

Il Samba, il genere musicale piu’ diffuso allora in Brasile, si era sviluppato, all’inizio del ventesimo secolo, nei ghetti neri di Salvador di Bahia e Rio De Janeiro, prodotto della tradizione popolare, per opera principalmente degli afroamericani e conteneva elementi fondanti rivenienti da culture molto diverse, l’apporto culturale dei “conquistatori” di origine europeo-portoghese, la religiosita’ degli “schiavi del sud” di derivazione angolana, ed il forte temperamento indio degli “indigeni”.
Per questo si poteva considerare, in un certo senso, il “jazz brasiliano”, ed aveva gia’ subito, nel tempo, l’evoluzione in samba-cancao ad opera di Dorival Caymmi.


Le origini del jazz, difficili da riassumere in poche parole, fanno comunque risalire al “blues”, che rappresentava il “lamento”, il “pianto” degli “schiavi del nord”, comunque strappati a forza dall’Africa per essere trasferiti nelle piantagioni di cotone americane.


I denominatori comuni africani di jazz e samba sono dunque la componente nera, la vocazione a rappresentare il pianto e la nostalgia della lontana terra natia, che pero’, nel samba, reagisce con improvvise e contraddittorie manifestazioni di irrefrenabile allegria, retaggio di sfrenate danze rituali tribali e del filosofico ottimismo degli africani.


Alcuni musicologi ritengono che la Bossa Nova sia stata influenzata anche da autori come Debussy, Ravel, Stravinskij e Barto’k, che Jobim ascoltava da ragazzo in casa degli zii.

In quel lontano 1956 Vinicius, intenzionato a portare in scena il suo dramma Orfeu Da Conceicao, ispirato al mito greco di Orfeo, propose a Jobim di scriverne le musiche. I due si chiusero in uno studio e Jobim compose musiche bellissime per le poesie dell’Orfeo di Vinicius ma, da questa collaborazione, scaturi’ anche una solida amicizia. L’anno successivo fu chiesto a Vinicius di trasporre l’opera in un film, l’Orfeu Negro. La produzione decise che le musiche dovessero essere riscritte ed il lavoro, anche grazie all’insistenza di Vinicius, fu assegnato ancora una volta in buona parte a Jobim, furono poi aggiunti altri brani scritti da Luiz Bonfa’, direttore artistico del progetto cinematografico. A doppiare la protagonista del film, che non era brasiliana, fu chiamata la cantante Elizeth Moreira Cardoso, soprannominata “A Divina”, fidanzata di Vinicius, per doppiare invece Orfeo, che non era un cantante, si penso’ dapprima al chitarrista Joao Gilberto, pero’ poi fu scelto Agostinho dos Santos.


A causa di intricati motivi commerciali le musiche furono poi attribuite principalmente a Bonfa’, comunque, per la cronaca, il film fu realizzato nel corso del 1958 da Marcel Camus ed ebbe un grande successo, vinse nel 1959 la Palma d’Oro a Cannes e l’Oscar come miglior film straniero.

Cio’ che invece piu’ conta riguardo alla nascita della Bossa Nova e’ che, in quel marasma artistico, si era creata una complicita’ forte tra Jobim, Vinicius, la Cardoso e Gilberto e, parallelamente al film, la Odeon, di cui Jobim era direttore artistico, produsse nel 1958 un disco, Cancao Do Amor Demais (canzoni d’amore esagerato), composto interamente da lui e da Vinicius de Moraes e cantato da Elizete Cardoso.
Nel disco Joao Gilberto suonava in due brani, Outra Vez e Chega De Saudade (L’arrivo della nostalgia), ed in quest’ultimo, in particolare, si identifica il punto di riferimento della prima vera Bossa Nova. In realta’ gia’ da tempo, con le grandi composizioni per l’Orfeo, A Felicidade, Samba de Orfeu, e forse prima ancora, si erano gia’ andati delineando gli elementi fondanti della Bossa Nova, che si riassumevano, in definitiva, nella particolare composizione del giro di basso, nella maniera di cantare minimalista, senza enfasi, senza alcuna impostazione vocale, senza vibrato, poco piu’ che recitato, al limite dell’intonazione, sussurrato, a tratti biascicato, nel ritmo lento, cui si sovrapponeva un sorprendente gioco di ritardi ed anticipi degli accenti in grado di spiazzare le aspettative dell’ascoltatore, nel modo chiamato batida, mai visto prima, apportato da Gilberto col suo modo originale di pizzicare le corde della chitarra, dalla quasi totale assenza di virtuosismi. Tali regole troveranno poi eccezioni, nel corso dell’evoluzione del genere e della sue profonda assimilazione nel jazz, nelle interpretazioni di grandissimi e grandissime cantanti ed in  indimenticabili esecuzioni di chitarristi, innanzi tutto, ma poi di eccezionali specialisti dei piu’ svariati strumenti.


Uno dei temi ricorrenti del nuovo genere musicale fu poi proprio la saudade, la nostalgia, il sentimento di tristezza ancestrale ereditato da uno dei denominatori comuni, gli schiavi del nord come quelli del sud, proiettato sulla terra lontana o sull’amore contrastato per una donna.

Per le vicende fin qui esposte, la nascita della Bossa Nova e’ stata fissata nel 10 luglio del 1958 a Rio De Janeiro, tra Copacabana ed Ipanema, con l’inizio della registrazione del brano Chega De Saudade, testo di Vinicius de Moraes e musica di Antonio Carlos Jobim, cantato da Elizeth Cardoso accompagnata dalla “batida” della chitarra di Joao Gilberto.

Da quel momento ci fu un fervore enorme di consensi entusiastici attorno a questo nuovo modo di fare musica che interesso’ il mondo intero ed incrocio’ moltissimi altri generi musicali; tutti i musicisti brasiliani cercavano di imitare la batida di Gilberto, ottenendone un grandissimo gradimento di pubblico.


In quegli anni, di forte accelerazione nella diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, dal disco alla radio alla televisione, il fenomeno Bossa Nova ebbe subito a disposizione gli strumenti per dilagare in breve tempo in tutto il mondo.


Gia’ all’inizio del 1962 il fenomeno aveva interessato fortemente il chitarrista Charlie Byrd, che aveva riconosciuto in essa l’ascendente jazz ed aveva convinto il saxofonista Stan Getz ad incidere Jazz Samba, un disco interamente basato sul nuovo genere musicale che ebbe grandissimo successo e rappresento’, di fatto, il riconoscimento internazionale della Bossa Nova, seguito da un altro album di grande successo, Getz/Gilberto, cui presero parte anche Tom Jobim e Joao Gilberto.
Sempre nel 1958 Jobim, con Newton Mendonca, compose Desafinado, brano dedicata ai cantanti stonati che spesso gli era capitato di incrociare nei peggiori locali notturni a Rio; contrariamente alle apparenze, la canzone era talmente sofisticata da risultare difficilmente interpretabile. Fu incisa dal solito Joao Gilberto che, assimilate tutte le sottili dissonanze del pezzo, fece di quell’interpretazione un riferimento esemplare del modo di cantare la Bossa Nova.


Anche Jobim si dedico’ talvolta al canto, interpretava Desafinado come prescritto, con stile minimale, sussurrato ed al limite dell’intonazione… era un pianista, non un cantante, non era sua intenzione esserlo e, per cantare la Bossa Nova, non era neppure necessario; era comunque universalmente soprannominato “‘O Maestro”.

Si racconta poi che, nel lontano 1962, Tom e Vinicius erano soliti sedere ad un bar del litorale di Ipanema e che vedessero passare spesso una ragazza di circa 16 anni, alta e sinuosa, dai capelli scuri, gli occhi azzurri e la pelle abbronzata, bellissima, che faceva perdere loro la testa con il suo incedere alte’ro, senza peraltro curarsi minimamente di loro.
Era la Garota de Ipanema (Ragazza di Ipanema), che ispiro’ l’omonima canzone e che si ritiene sia “la” Bossa Nova piu’ conosciuta ed eseguita al mondo. Si seppe poi – per rivelazione dello stesso Vinicius – che l’ispiratrice dei bellissimi versi, vero e proprio inno all’amore sensuale ed alla bellezza femminile, e della stupenda musica, era Heloisa Eneida Menezes Pais Pinto, detta Helo Pinheiro.

Contano moltissimo, nello svolgersi delle vicende di cui sopra, il carattere e la personalita’ dei protagonisti.



Vinicius, “‘O Poeta”, frequentava spesso l’Italia, essendo anche amico e collaboratore dei poeti Sergio Bardotti e Giorgio Calabrese, che avevano curato gli adattamenti in italiano di alcune sue canzoni, oltre che di Sergio Endrigo, che aveva portato al successo alcuni suoi brani e, come gia’ accennato, del poeta Giuseppe Ungaretti.


Per averlo visto, fin da bambino, molte volte in televisione mi sono fatto l’idea che Vinicius sia stato un uomo dalla personalita’, in un certo senso, sdoppiata. Lo ricordo vestito con una camicia di cotone dalle fantasie tropicali e un pantalaccio di lino; portava i capelli lunghi, a quell’epoca prerogativa degli hippies, associati quindi al concetto di rivoluzione e di disobbedienza, ed una collana con qualche vistoso monile tropicale. Spesso “‘o poeta” si presentava al pubblico, anche durante i suoi concerti, seduto ad una scrivania, con davanti a se carta, penna, appunti, un bicchiere pieno di whisky ed una sigaretta accesa e da quella postazione quasi immutabile, con aria ironica, spesso scherzosa, ed atteggiamento assolutamente anticonformista, accompagnato pero’ sempre da una sottile vena di malinconia, con calma quasi flemmatica, discuteva, cantava – seduto, con un filo di voce, come prescritto, ed un’intonazione appena accennata – recitava poesie e raccontava il suo modo di vedere la vita: “… la chitarra e’ come una donna bella, di collo fine, spalle tonde, vita sottile e fianchi larghi …“. E’ assodato che, oltre che della poesia e della musica, fosse “esageratamente” innamorato della vita e di tutti i suoi piaceri, del whisky e delle sigarette, dell’amore e delle donne, tante donne, “tutte” le donne; si sposo’ ben nove volte. Trovo quindi molto difficile immaginarlo, durante la sua attivita’ di diplomatico, con cravatta e doppio petto scuro, in veste di serioso rappresentante del governo brasiliano in Francia, a Los Angeles o in Uruguay.


Il suo rapporto con la tristezza si riassume nei versi della sua canzone A Felicidade: “Tristeza n

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