The Messenger

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Metti che l’aquila smetta di comportarsi come un condor abituato a mangiare carogne, che torni a volteggiare agile tra le nuvole e punti prede importanti come un vero rapace. Dalla fine degli Smiths la carriera e le scelte artistiche di Johnny Marr hanno visto il piu’ originale e influente chitarrista anni Ottanta del Regno Unito infilarsi un po’ ovunque (in dischi e progetti altrui come quelli degli Electronic, dei Pretenders, dei Pet Shop Boys, dei Cribs, dei The The di Matt Johnson, dei Modest Mouse) senza mai racimolare altro che stima e considerazione. Il successo, quello personale, quello dovuto ad un musicista del suo calibro, non e’ mai piu’ arrivato, o se altro era stato sempre, per troppo tempo, rimandato. Un timido tentativo era stato fatto con Boomslang, l’album del 2003 inciso con gli Healers, in cui tre-quattro ottimi pezzi pure facevano la loro bella figura. Ora finalmente, anche se alla soglia dei cinquant’anni, Johnny Marr ha deciso di (ri)diventare grande, di suonare unico e differente come non gli succedeva da quasi vent’anni e poi anche di piu’, di cantare e interpretare i propri pezzi, testi e arrangiamenti con eccezionale sicurezza e personalita’.


 







All’incredibile paradosso di un veterano leggendario che decide solo ora di esordire da solista, The Messenger risponde con una dozzina di canzoni e temi tanto brillanti quanto arrembanti. Un manuale di “brit pop-rock” chitarristico ad uso e consumo delle vecchie e nuove leve, ma soprattutto un festival di accordi, assolo e arpeggi illuminati da una luce elettrica che sembra provenire tanto dal passato quanto dal presente. Divisa tra la foga dei Buzzcocks, lo splendore melodico degli Smiths e il pathos lisergico dei Teardrops Explodes l’iniziale The Right Thing Right ti fa subito capire che il mancuniano ha apprestato un programma d’ascolto maledettamente vibrante e avvincente. Seguono, infatti, gli avvitamenti allucinati e sferraglianti di I Want The Heartbeat (bella metafora della paranoia tecnologica oggi imperante), lo strumming incalzante e lo scintillante gioco di armonici in chiave “jingle jangle” di European Me, il post-punk pulsante e pimpante del singolo Upstarts, il guitar-electro-pop assassino, un po’ funky e un po’ disco, della fantastica title-track, e poi brani protesi verso orizzonti chitarristici fiammanti, marcati e contrassegnati da autentiche tempeste melodiche (Lockdown, Sun And Moon, Generate! Generate!, Word Starts Attack). Belli e convincenti anche gli episodi piu’ intimisti e/o sbarazzini, in linea con la grande tradizione britannica del pop-rock che va dai Kinks (The Crack Up) ai suoi leggendari Smiths (l’autobiografica New Town Velocity). The Messenger e’ l’album dove questo autentico genio della sei corde puo’ finalmente riconoscere se stesso, dando sfogo al suo inarrivabile tocco elettrico e trillo melodico.


 




Voto: 8/10


Genere: Alternative Pop-Rock


 


 




Musicisti:


Johnny Marr – vocals, guitar, piano, percussion, harmonium, keyboards


James Doviak – bass


Max James – drums


 


 


 




Brani:


01. The Right Thing Right


02. I Want The Heartbeat


03. European Me


04. Upstarts


05. Lockdown


06. The Messenger


07. Generate! Generate!


08. Say Demesne


09. Sun And Moon


10. The Crack Up


11. New Town Velocity


12. Word Starts Attack


 


 


 




Links:


Johnny Marr: www.johnny-marr.com

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