New Guitar Old Hat Knew Blues

0
24

Leggendo le dettagliate note di Mike Cooper che accompagnano “New Guitar Old Hat Knew Blues” scopriamo che la sua nuova chitarra Yamaha con cassa armonica in legno è la principale epifania di un nuovo approccio ispirativo ed esecutivo al suo repertorio di “Spirit Songs”. Quest’ultimo comprende, in totale, un set di 35 brani e testi liberamente improvvisati, smontati e reinventati senza soluzione di continuità (con accompagnamento sempre differente), avendo come fonte due seminali romanzi di Thomas Pynchons (“V” e “Gravity’s Rainbows”) e strategia guida la tecnica del “cut-up” di William Burroughs, Brion Gysin e Tom Phillips.

 

Tratta da una live performance dello scorso marzo in quel di Ginevra, la registrazione dell’album ha la medesima fedeltà audio di una session effettuata in studio. Espunti rumori e reazione dei presenti, l’esecuzione vede il formidabile chitarrista e improvvisatore britannico riconciliarsi con la magia dello sliding e del finger-picking (acquisiti, in primis, dai venerabili padri del blues e del folk, sia anglosassoni che afroamericani), sintetizzando e manipolando tra effetti vari un po’ l’intero cosmo dei patrimoni musicali frequentati in oltre cinquant’anni di onorata carriera. A beneficio dei più giovincelli stiamo parlando di un personaggio che partito nei primi anni Sessanta dal folk-blues dei pioneristici Blues Committee (e rischiando di finire nella prima line-up dei Rolling Stones) ha poi deviato sul jazz più libero e avventuroso (in compagnia di Harry Miller, Lol Coxhill, Eddie Prevost, Keith Rowe, Steve Beresford, Roger Turner, David Toop, Pat Thomas, Viv Corringham, ecc.) fino ad approdare a suoni (field recondings, ambient, elettronica, colta accademica, exotica, musica hawaiana, rebetika, thailandese, cinese, indiana e vietnamita), interessi (pesca, ornitologia, letteratura, giornalismo, radio, video art), esperienze, viaggi e spostamenti in mezzo mondo che presi insieme richiederebbero più vite diverse.

“New Guitar Old Hat Knew Blues” è un disco che per virtuosismo e inventiva dà calci nelle terga a molti colleghi chitarrristi sperimentali con meno primavere sulle spalle. Torvo e paranoico nell’aggrovigliata cacofonia pastorale di Call In The Noise (che a sua volta si riversa negli arpeggi disturbati dai cicaleggi modulari di Tristes And Milongas), Mike Cooper affonda il coltello nella lisa trama dronica di Giacinto In Moments Of Reverie per poi andare in completo cortocircuito nell’ondivaga e rumoristica The White Ships Silence. È in questo poker di pezzi che Cooper esterna la sua visione estetica più diversificata e terminale, avendo però cura di procurare un labile senso di sicurezza con il suo canto ieratico, morso a tratti da brucianti inflessioni blues. Tra strappi gentili, torsioni e articolato lavoro su tasti armonici e corde Knew Strings è un surreale numero folk-blues intinto nell’acido mentre atonalismi hawaiani, risonanze e tropicalismi vari abitano il formidabile lavoro di slide e finger-picking di Shadows Of Silk e Sage And Thyme (dedicata non per niente al poeta britannico Rupert Brooke, vissuto per un lungo periodo nelle isole del Pacifico). Tra questi altri due intensi saggi di bravura tecnica e improvvisativa, vale a dire la ronzante sinfonia drone-folk-blues di Dream Bodies e l’impervia Bad Tempered Unprepared Guitar. Insomma, a 74 anni compiuti Mike Cooper resta ancora un modello di riferimento, e come le sue sgargianti e variopinte camicie hawaiane questo disco non può assolutamente passare inosservato.

 

Voto: 8/10

Genere: Impro / Blues-Folk / World Music / Creative Music

 

 

Musicisti:

Mike Cooper – vocals, wooden-bodied short scale guitar, electronic effetcs

 

Brani:

01. Knew Strings

02. Shadows Of Silk

03. Voodoo Phone

04. Dream Bodies

05. Bad Tempered Unprepared Guitar

06. Sage And Thyme (for Rupert Brooke)

07. Call In The Noise

08. Tristes And Milongas

09. Giacinto In Moments Of Reverie

10. The White Ships Silence

11. The Migrants Song

 

 

Links:

Mike Cooper

Room40