Wasted Fuzz Excessive

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Era prevedibile che prima o poi Julian Cope riapparisse con la chitarra in fiamme, innalzata al cielo e poi immolata per l’ennesimo estremo sacrificio alle divinita’ del rock piu’ barbaro, pagano e primigenio. Wasted Fuzz Excessive, quarto atto di Mr. Drude e dei suoi prediletti Brain Donor e’ la cronaca epica e concitata di un’alleanza tra guerrieri celti e vichinghi eroicamente lanciati alla conquista dello spazio cosmico. Si dice che il sommo arcidruido abbia raccolto auspici favorevoli alla missione invocando gli dei tra i venerabili megaliti che sorvegliano i fiordi lambiti dalle gelide e nebbiose acque dello Skagerrak. L’iniziale The Mead Of Fimbulthul / Gates Of Skagerrak apre il rito con cupe e distorte svisate di basso proto-metal (tipo quello di Dickie Peterson in Vincebus Eruptum), piu’ in avanti temperato da linee piu’ pulsanti, darkeggianti e tonanti. Le bacchette sono invece clave che scudisciano piatti e pelli in modo efferato e primitivo mentre la sei corde elettrica spacca il tempo con riff acidi e assolo monolitici. Cope declama le sue inintellegibili allucinazioni tra tastiere astrali a’ la Hawkwind, rumori di tempesta ed eruzioni di feedback, poi torbidi crinali sperimentali e una coda strumentale ancora piu’ criptica e monocorde. Quindici minuti di retroguardia heavy spettacolo, seguiti dagli otto di Death Becomes You, campana a morto che introduce un giro di chitarra fuzzata a wah-wah maniacale e funereo, un vortice reiterato in chiave Mizutani-Hendrix che aumenta in volume e saturazione minuto dopo minuto, seppellendo dietro di se’ la sezione ritmica in una eco lontana. Dyslexia Rules K.O. e’ invece un assolo Van Halen a briglia sciolta, anticamera al passo mammuth e al ronzio di decibel Blue Cheer di Emerging fino a quando lampi, tuoni e vento annunciano l’arrivo di Shadow Of My Corpse, evoluzione per solo basso stereofonico in piccante salsa prog-classic metal. Con Frankenstein riaffiora l’anima popedelica di Julian, il suo inconfondibile cantato sconvolto e visionario stretto tra un tappeto di tastiere space-vintage e una sfrenata chitarra hendrixiana a ruvida combustione acida. La pantomima dell’eccesso si trova tuttavia in fondo e titola Fokkinger Slag / The Hanging, laddove la prima parte assume le fattezze di una grottesca e demente deturpazione del canone garage-hard rock in chiave prog-free jazz (con un risultato finale che attinge tanto agli esperimenti dei Cows e dei Rocket From The Crypt quanto ai primi Butthole Surfers e agli ultimi Mudhoney) mentre la seconda e’ una colossale jam per tetri powerdrones ed effetti laser-dark-space-ambient in libera fluttuazione, con la straordinaria complicita’ di Stephen O’Malley (Sunn O))),

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