Fresco settantenne, Franco D’andrea continua a dispensare energia, idee e classe a profusione, dando l’impressione che il sodalizio iniziato tre anni fa con l’etichetta-collettivo El Gallo Rojo sia stata una delle sue scelte artistiche piu’ felici degli ultimi tempi.
Certo non dovevamo aspettare di ascoltare incisioni magnifiche (e pluripremiate) come Half The Fun e Sorapis per riconoscere il valore e l’importanza del pianista-compositore meranese nello scenario nazionale e internazionale. Eppure, a fronte di una carriera come la sua, costellata di esperienze e collaborazioni straordinarie, stupiscono la flessibilta’ progettuale e la lungimiranza estetica messe in gioco nei dischi sopra citati, caratteristiche di cui questo nuovo Traditions And Clusters sembra (e vuole) essere insieme un compendio perfetto, un’antologia dell’ultimo D’Andrea volta a illustrare ispirazioni passate, attuali e future, un’esemplificazione organica delle strade percorse e di quelle in procinto d’essere scrupolosamente esplorate.
Per questo obiettivo era quasi d’obbligo la necessita’ di un album in formato doppio, meglio ancora interamente dal vivo, per ribadire la prestanza e la solidita’ istantanee dei progetti e delle formazioni di D’Andrea, sia quelle ampiamente note e collaudate sia quelle di fresca brevettazione, destinate ad occupare un posto centrale nel prossimo avvenire. Ne scaturisce, pertanto, una visione estetica ad ampio raggio, una lucida sintesi di modelli, linguaggi e approcci che, come il titolo stesso ben esemplifica, prende in considerazione un vasto arco temporale, sia attingendo dalla tradizione e dalla sperimentazione jazzistica sia convogliando in parti uguali scrittura e libera improvvisazione.
L’eclettismo espressivo e narrativo del pianista attraversa e permea cosi’, in modo brillante e superbo, il repertorio e i vari organici documentati da Traditions And Clusters: il Franco D’Andrea Three (con Daniele D’Agaro e Mauro Ottolini, volto a rileggere l’eternita’, gloriosa e leggendaria, della tradizione del jazz), il Franco D’Andrea Quartet (con Andrea Ayassot, Aldo Mella e Zeno De Rossi, deputato a interpretare sia la storicita’ sia la piu’ urgente attualita’ del canone) e soprattutto il Franco D’Andrea Sextet (nuovo progetto prima di adesso mai documentato ufficialmente, fusione in un’unica formazione dei diversi spiriti e degli elementi operanti nel trio e nel quartetto).
Ulteriore sorpresa inedita dell’album e’ anche la presenza di Han Bennink nei ranghi del trio, cosicche’ il primo cd documenta in realta’ due quartetti e una performance in solo di D’Andrea (Clusters N. 3), mentre il secondo e’ completo appannaggio del sestetto. Profondo conoscitore del classicismo jazz e della Swing Era, Bennink apporta agli standard rivisitati di Strayhorn, Gershwin, Tristano ed Ellington un propulsivo tocco ironico e dissacratorio su cui D’Andrea e soci operano, armonicamente e timbricamente, in modo altrettanto arguto e strepitoso. Con i suoi affondi e interventi di calibrata intensita’, poesia e fantasia, il piano di D’andrea si rivela una forza motrice ritmicamente perfetta e melodicamente eclettica, sorgente di accenti e suggerimenti che, fra il registro grave e quello piu’ acuto, il trombone di Ottolini e il clarinetto di D’Agaro argomentano su una scintillante scala di tonalita’, tenendo il mood generale frizzantemente lirico e sornione.
Ugualmente sapido ma piu’ avanguardista e contemporaneo il discorso promosso invece dal D’Andrea Quartet con la trascinante euforia di Cluster N. 1 / Monodic e Cluster N. 2 / Half The Fun, dove partitura e improvvisazione si fondono per dar vita a colori blues e chiaroscuri dissonanti, fughe cameristiche e spigolose griglie ritmico-cromatiche, mentre nella breve e solitaria incursione pianistica di Cluster N. 3 il lato piu’ astratto, colto e rigoroso di D’Andrea risalta in tutta la sua ferrea padronanza tecnica d’estrazione classica.
Come gia’ detto, il secondo cd, e’ tutto dedicato alla nuova creatura di D’Andrea, un sestetto che rimastica i medesimi standard di Ellington, Strayhorn e Tristano con un vigore stratosferico, evidenziandone la forte tessitura melodica con spunti individuali e procedure corali tipiche delle piu’ formidabili big band. I brani originali del leader si configurano, al contrario, come un solido ponte estetico tra scuola americana ed europea, volto a rimarcarne le robustezza delle rispettive radici come anche i contrasti e le diverse correnti che le hanno attraversate. Esperienza, complicita’ e pathos strumentale dell’organico fanno poi il resto, con il facile presentimento che questo nuovo progetto sia destinato a fare molta strada e dare belle soddisfazioni a D’Andrea. Doppio album come non se fanno e sentono spesso nel mercato del jazz tricolore, Traditions And Clusters contiene il miglior Franco D’Andrea che si possa immaginare e sperare di ascoltare.
Voto: 8/10
Genere: Jazz / Modern Jazz / Impro Jazz
Musicisti:
Franco D’Andrea – piano
Andrea Ayassot – soprano sax, alto sax
Daniele D’Agaro – clarinet
Mauro Ottolini – trombone
Aldo Mella – double bass
Zeno De Rossi – drums
Han Bennink – snare drum
Brani:
CD 1
01. I’ve Found a New Baby + Turkish Mambo + Strawberries
02. Clusters N.1 + Monodic
03. Clusters N.2 + Half The Fun
04. Clusters N.3
05. Caravan
CD 2
01. March
02. Via Libera
03. A4 + M2
04. Turkish Mambo + Half The Fun
05. M3 + Caravan
06. Into The Mistery
07. Old Time Blues
Links:
Franco D’Andrea: www.francodandrea.com
El Gallo Rojo Records: www.elgallorojorecords.com