The Golden Years

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Resuscitato dopo otto anni di silenzio, il trio composto da Martin Siewert (chitarra), Martin Brandlmayr (batteria) e Joe Williamson (contrabbasso) spinge drasticamente la sua peculiare proposta verso climi piu’ astratti e introspettivi. Il nuovo The Golden Years e’, infatti, un lavoro ancor meno malleabile e digeribile rispetto ai precedenti Highway My Friend (Hat Hut, 202) e Ballroom (Thrill Jockey, 2004). Bandite del tutto quelle labili strutture melodiche che pure affioravano qua e la’ nel singolare lessico elettroacustico del vecchio repertorio, i ritrovati Trapist fermentano adesso rarefazione, rumorismo e silenzio con ferrea abnegazione e disciplina.


 



Da quest’ultimo punto di vista la caratteristica piu’ appariscente delle quattro composizioni di The Golden Years e’ quella di una radicalita’ espressiva e improvvisativa che ripiega sulle solite dialettiche di timbro, tono e suono aleatorio istituzionalizzatesi negli ultimi cinquant’anni tramite l’opera di John Cage, Morton Feldman, Christian Wolff, David Tudor, Cornelius Cardew e di progetti sperimentali quali AMM e MEV. Diluito in un quietismo drone-ambient o rinvigorito da una ronzante coltre di elettricita’ e feedback, il gioco dinamico di ritmo, percussioni ed effetti sintetici oscilla tra slanci pastoral-folk a la John Fahey (lo strumming chitarristico, evanescente e reiterato sui medesimi accordi, che contrassegna, dal principio alla fine, l’iniziale The Gun That’s Hanging On The Kitchen Wall), temi dissonanti, modulari e catatonici (The Spoke And The Horse) o sciami cacofonici alternati a fruscianti effetti di spazzola, splash di piatti e tenui riflessi elettroacustici (Pisa).


 



Collocati alla fine, i quattordici minuti e passa di Walk These Hills Lightly hanno invece il merito di catturare l’attenzione per un flemmatico (e fantasmagorico) flusso sonoro. Tra sordi chiaroscuri percussivi, effetti siderali, sparuti rintocchi di vibrafono, microfrequenze digitali e arpeggi acustici il suono del contrabbasso cresce e assume la forma di una funerea cadenza blues. Un brano magico e ricco di suspense ma da solo insufficiente a fugare la sconcertante impressione di un progetto rimasto fermo al palo, qui esteticamente pedissequo, manieristico e a corto di idee.


 


 




Voto: 6,5/10


Genere: Impro / Electroacoustic


 


 




Musicisti:


Martin Siewert – electric guitar, acoustic guitar, electronics


Joe Williamson – double bass


Martin Brandlmayr – drums, percussion, vibraphone, synthesizers


 


 


 




Brani:


01. The Gun That’s Hanging On The Kitchen Wall


02. The Spoke And The Horse


03. Pisa


04. Walk These Hills Lightly


 


 


 


 




Links:


Trapist: www.trapist.klingt.org


Staubgold Records: www.staubgold.com

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