Suite 24

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Ascolto impegnativo, quello di Suite 24, per la sua intensa vocazione alla sperimentazione ed alla ricerca che esige dall’ascoltatore l’incondizionata disponibilita’ a lasciarsi guidare attraverso un percorso ambizioso e a tratti tortuoso e scosceso ma non avaro di sorprese.


Il leader del progetto musicale, in cui la componente ritmica assume connotazioni tutt’altro che convenzionali, nonche’ autore o co-autore dei brani che compongono il disco, per la maggior parte originali, e’ il batterista-percussionista barese Giacomo Mongelli.


Gia’ nell’esordio, con Meltin’ Pot e, subito dopo, in Fotogrammi, Mongelli affronta senza mezze misure il “core” dell’approccio con la sua musicalita’, fraseggi drammatici e nervosi, dissonanze ed accordi gravi che si trasformano raramente in arie melodiche per poi essere spinte inesorabilmente, come dall’ineffabile, verso la dimensione dell’inquietudine.


I brani sono omogenei nella loro tendenza ad esplorare orizzonti visionari ed a trasmettere sensazioni interiori altalenanti che vanno dal sogno all’angoscia passando per rari momenti di serena riflessione. I pochi momenti di lirismo, associati alle rappresentazioni oniriche passano, come in Incontro, attraverso il piano e la composizione di Gianni Lenoci ma sono spesso posti in discussione, in alternanza ed in contrapposizione con le dissonanze e gli extratoni del sax di Gaetano Partipilo che, in Frenesia ed in Suite 24, piu’ spesso si fanno carico di interpretare i momenti di disagio ed angoscia. Trasversalmente, il basso di Giovanni Mayer unisce, come nella tela di un ragno, percorsi a raggiera che si dipartono da un unico punto ma tendono poi ad allontanarsi verso direzioni opposte.


In qualche composizione in particolare, come In The Darkness, si sfiora l’eterodossia musicale, la corrente espressiva che associa alla musica convenzionale i suoni di non-strumenti – oggetti cioe’ attinti dalla vita quotidiana – ed i non-suoni realizzati stravolgendo l’uso di strumenti canonici. Nella fattispecie, i nostri continuano ad utilizzare gli strumenti convenzionali ma con tecniche al limite dell’ortodossia, in modo da cavarne suoni e dissonanze inusuali, spesso marcatamente innaturali.


Di diverso autore The Wedding – di Abdullah Ibrahim – che chiude il disco con impostazione completamente differente, molto piu’ decisamente melodica rispetto all’atmosfera dell’apertura – diremmo addirittura parkeriana – variegata da un piacevolissimo assolo di basso.



Musicisti:


Giacomo Mongelli, drums, percussions


Gianni Lenoci, piano, flute, percussions


Giovanni Maier, bass


Gaetano Partipilo, saxophones




Brani:


01 Meltin’ Pot (Mongelli)


02 Fotogrammi (Mongelli, Lenoci, Maier, Partipilo)


03 In The Darkness (Mongelli, Lenoci, Maier, Partipilo)


04 Incontro (Lenoci)


05 Frenesia (Mongelli, Lenoci, Maier, Partipilo)


06 Suite 24 (Mongelli, Lenoci, Maier, Partipilo)


07 The Wedding (Ibrhaim)



Links:


Giacomo Mongelli su MySpace: http://www.myspace.com/giacomomongelli


Dodicilune su Web: http://www.dodicilune.it/


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