Materica e poetica, lirica e immaginifica, fluida e ricercata, la prassi espressiva ed esecutiva di Stefano Battaglia elargisce anche in questo nuovo “Songways” un pianismo di personalissima fattura, contraddistinto da trame tonali e accordali filigranate, climaticamente e timbricamente opalescenti nella loro viscerale intensità narrativa. Inserito nel collettivo internazionale del doppio “Re: Pasolini” (ECM, 2007) ma varato ufficialmente con l’acclamato e fortunato “The River Of Anyder” del 2011, il sodalizio stretto con i nuovi partner – il contrabbassista Salvatore Maiore e il batterista Roberto Dani – si conferma anche in questa seconda prova discografica (registrata a Lugano nell’aprile delllo scorso anno sotto la preziosa e accurata supervisione di Stefano Amerio) come una scelta artistica indovinata e vincente. Al pari di “The River Of Anyder”, il repertorio (tutto originale) di “Songways” trae le sue origini da un discorso e da un processo creativo in cui il pianista milanese scelse di impegnarsi già nel lontano 2009, ispirato da luoghi mitologici e utopici descritti in opere letterarie visionarie e fantastiche da autori quali Omero, Ariosto, Jonathan Swift, Italo Calvino, Dino Buzzati, Tolkien, Adalbert Stifter, Edgar Allan Poe, Renée Daumal o pensatori come Thomas More, Francis Bacon e Charles Fourier.
Portavoce di uno stile cesellato e formalmente disciplinato, Stefano Battaglia si conferma in “Songways” musicista rinascimentale ma al tempo stesso contemporaneo, cogliendo nella lezione di Bill Evans e in quella di Johanness Brahms una strategia ideale in cui far convivere libertà improvvisativa e rigore accademico, armonia e melodia. Al servizio di una cantabilità moderna e mediterranea, il pianismo vellutato e chiaroscurale di Battaglia si tiene volontariamente lontano da tempeste ritmiche e uragani tecnico-acrobatici, incorrendo per quest’ultimo aspetto anche nelle critiche di quanti ritengono il suo approccio e i suoi dischi un pochino tediosi, astratti e ripetitivi. In ciò, Battaglia, è un artista che divide, che esorta l’ascoltatore e l’appassionato a concentrarsi sulle sfumature e sui dettagli in lento divenire delle sue composizioni.
Composizioni che in guisa di canti, inni e danze rendono “Songways” uno scrigno musicale maestoso e prezioso, in cui rifulgono le spirali armoniche di Euphony Elegy e le pensose linee circolari di Vondervotteimittis, il lirico afflato malinconico di Ismaro e la colta sostanza di Armonia (intarsiata da Salvatore Maiore con un brillante e modernissimo controcanto sotto forma di asolo), la misteriosa e sospesa foggia sperimentale di Abdias, la melodica luminosità e spontaneità in chiave di ballad di Songways, le asperità timbriche e atonali di Monte Analogo contrapposte alle alte e basse maree cromatiche di Babel Hymn, il brano più sfaccetato e sofisticato di tutto il lotto, con il suo bel carosello di variazioni, timbri e accenti. In tutto questo discorso la fantasia e la maestria di Roberto Dani sono efficacemente poste in primo piano, il disco è anche un po’ il suo campo di gioco, come lo stesso Battaglia tiene a precisare nella press sheet, con ampi margini e spazi lasciati alle sue architetture ritmiche scultoree e frastagliate e al suo straordinario campionario di accenti, fondali e colori percussivi.
Voto: 7/10
Genere: Contemporary Jazz
Musicisti:
Stefano Battaglia – piano
Salvatore Maiore – double bass
Roberto Dani – drums
Brani:
01. Euphonia Elegy
02. Ismaro
03. Vondervotteimittis
04. Armonia
05. Mildendo Wide Song
06. Monte Analogo
07. Abdias
08. Songways
09. Perla
10. Babel Hymn
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