Sony Jazz Trios: Anatomy Of A Murder / Black, Brown And Beige / Such Sweet Thunder

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DUKE ELLINGTON era pianista, ma il suo vero strumento fu l’orchestra. E su questo strumento il Duca comincio’ a sperimentare fin dagli anni ’20, senza mai cessare fino alla sua morte, creando cosi’ il sound inconfondibile di “Duke Ellington and his famous orchestra”.
Tutto partiva certamente dal piano, sul quale venivano fissate le armonie da amplificare al meglio con l’orchestra. Ma gia’ in questa fase tutto cio’ che usciva dal piano, e che uno spettatore casuale poteva ascoltare, era infinitamente diverso da quello che sarebbe stato il risultato finale, gia’ presente nella testa del maestro. Gia’ era vivo nella sua immaginazione come sarebbe stato quel motivo cucito addosso all’orchestra. Come il tema, esposto dal piano, sarebbe stato bloccato per sempre con l’ingresso della ritmica, inchiodato nella sua ripresa da un fiato, variato dall’assolo del solista di turno, sostenuto, arricchito, colorato dai riff e dalle strutture create apposta dal resto dell’orchestra.
Assodata la genialita’ del Duca, la sua immensa fortuna fu quella di poter lavorare per tutta la vita sempre (o quasi) con gli stessi musicisti, che divennero specchio della sua immaginazione, creta sotto le sue mani.
E’ davvero difficile trattare dei tre CD presenti nel cofanetto edito nel 2004 dalla Sony Music senza che la mente corra alla produzione precedente del Duca, ai rapporti con i musicisti dell’orchestra, quasi dei figli, insieme a lui per una vita intera, alla concezione della musica che egli aveva, alla sua profonda cultura classica (Ravel e Debussy su tutti). Ellington fu unico in tutto questo. L’unico che riusci’ veramente a unire due mondi fino ad allora (e forse ancor oggi) cosi’ distanti per ideologie e concezioni formali. E parte della sua grandezza risiede proprio nell’essere riuscito a mantenere intatta la sua “popolarita’” e accessibilita’ (e la sua profonda “negritudine”, se cosi’ si puo’ dire) anche nelle operazioni dall’alto valore contenutistico e concettuale, che e’ poi la vera arte dei geni.
Non e’ che il Duke Ellington delle suite e delle opere di lunga durata abbia mai riscosso i favori della critica. Quando il Duca incise le sue prime suite, tra cui Reminiscing in Tempo, la critica tutta si preoccupo’ di sottolineare che il jazz non puo’ concepire composizioni di durata superiore ai cinque minuti. E che le opere di piu’ largo respiro scritte da Ellington non avevano nulla di classico: mancanza di uno sviluppo tematico degno di questo nome, nessuna modulazione come si deve, passaggi poco preparati.
Che il modo di trattare il materiale sonoro fosse molto personale ce lo dimostra la recente ricostruzione dell’opera The Tattoo Bride, in cui e’ dimostrato come le tecniche compositive occidentali classiche fossero ben conosciute e utilizzate con sviluppo tematico e contrappunto dal nostro compositore.
Del resto la stessa critica ritorno’ alla carica, e per le motivazioni opposte, anche quando Ellington mise insieme una suite fatta di brani distinti tra loro, Such Sweet Thunder, sottolineando la mancanza di unita’ dell’opera.
E’ vero che le modalita’ compositive di Ellington sono distanti da quelle classiche. Il paragone piu’ appropriato e’ con le tecniche del montaggio cinematografico, il che significa un forte legame con la scena, con l’evento, con improvvisi cambi d’inquadratura.









  


Anatomy Of A Murder (1959)
Il feeling di Duke Ellington e della sua orchestra con il mondo del cinema e’ ben evidente fin dagli albori. Gia’ nel 1929 l’orchestra appare nel cortometraggio Black and Tan Fantasy. E poi ancora nel 1930 a Hollywood nel film comico Check and Double Check e nel 1934, ancora nella citta’ del cinema, in due film della Paramount. In Murder at the Vanities l’orchestra dava una grande prova nell’adattamento della seconda rapsodia ungherese di Liszt, presentata come Ebony Rhapsody.
Ma qui, oltre alla presenza in una scena del Duca in persona, parliamo della colonna sonora. In assoluto una delle dieci piu’ belle colonne sonore per film mai scritte (e nella lista compare certamente quella di un altro jazzista: Ascenseur pour l’e’chefaud di Miles Davis).
Le musiche per il giallo di Otto Preminger sono scritte in collaborazione con quello che ormai e’ diventato il suo piu’ fido collaboratore, Billy Strayhorn. Lo stile compositivo del Duca piu’ che mai si adatta alla musica per cinema e l’orchestra ha ormai raggiunto la piu’ piena maturita’. E’ capace, sotto la sapiente conduzione del maestro, di sottolineare ogni sfumatura psicologica dei personaggi con riff sapientemente dosati e le tirate dei fiati.
In questo legal movie che vede Paul, un avvocato di provincia (James Stewart), con l’aiuto della segretaria Maida, difendere un assassino, reo confesso di avere ucciso il violentatore della moglie Laura, la musica e’ decisamente straordinaria e incisiva. Ellington concepisce diversi temi e li tratta come se stessa musicando un’opera. Si e’ spesso parlato, relativamente a molte composizioni di Duke, di un’alternanza di melodie maschili e femminili (contrasto uomo/donna). Questo piu’ che mai e’ il caso. Vi sono due temi principali: il tema di Polly e quello di Laura (“Flirtbird”); e due temi secondari, il tema di Maida (“Way early Subitone”), affidato al clarinetto di Russell Procope, e “Sunswept Sunday”, bellissima, relativa al giudice, che vede la luce grazie al clarinetto di Jimmy Hamilton. Questi temi sostengono psicologicamente la trama. Oltre ovviamente al piu’ conosciuto e intrigante leit motiv “Anatomy of a murder”.


Black, Brown and Beige (1958)
Black, Brown and Beige e’ la composizione piu’ importante di Duke Ellington, tanto da aprirgli il 23 gennaio del ’43 le porte della Carnegie Hall. Certamente inaugura l’era delle suite lunghe e articolate. Non il periodo della maturita’, come altra parte della critica ha inteso, ma un’ennesima fase di sperimentazione, come tantissime altre nella sua lunga carriera.
Prima opera davvero organica dopo diverse composizioni per il cinema, balletti, musicals, mette in musica la storia drammatica dei neri americani e della loro aspirazione all’integrazione con i bianchi. Le tre gradazioni di colore (della pelle) nel titolo ne esemplificano il senso. Anche se la “negritudine” interiore rappresenta per lo stesso Ellington un tratto culturale imprescindibile, di cui andare orgogliosi e che non abbandonera’ mai la sua musica, sempre piena dei “suoni della giungla”, rauchi e un poco selvaggi, che il pubblico amava molto (vedi l’uso delle sordine wa-wa per le trombe, di cui Bubber Miley, epigono del growl, era uno specialista, e i tromboni dal suono cosi’ rauco, come quello dell’insostituibile “Tricky Sam” Nanton).
Black, Brown and Beige (qui nella sua seconda versione del 1958) e’ una sinfonia in tre movimenti o, come diceva lo stesso compositore, in tre tonalita’ parallele. Non solo tre colori della pelle vi sono rappresentati, ma tre stili di vita. E cio’ che stupisce, visto il tema trattato, e’ la visione ottimistica di questo “viaggio” dalla schiavitu’, dalla speranza della liberta’ al riconoscimento dell’uguaglianza. Ma l’humor di Ellington dice tutto: “Quando il negro ‘salpo” dall’Africa verso l’America pensava che sarebbe stato mangiato. Pensa che sollievo quando scopri’ che tutto quello che doveva fare era lavorare…”.
Tutta l’opera si basa su due composizioni principali. Una work song e “Come Sunday”. Questi due temi sono continuamente ripresi, rovesciati, trasformati e variati anche con l’utilizzo di diversi organici, ripresi con nuovi significati e agganciati a nuovo materiale sonoro. Come se Duke Ellington avesse quasi il terrore di ripetersi.
La work song d’apertura e’ vigorosa e ottimista e viene introdotta dalle percussioni di Sam Woodyard. Poi i soli strumenti eseguono per la prima volta “Come Sunday” e la prima parte si chiude con la combinazione dei due temi con gli assoli di Shorty Baker e “Cat” Anderson alle trombe e Britt Woodman al trombone, e un’esposizione finale all-out dei due temi.
Ellington vuole raccontare la storia attraverso una musica epica e profondamente religiosa. E “Come Sunday” si rivela perfetta in questo, perno di tutta l’opera. In assoluto si rivelera’ poi una delle sue composizioni piu’ importanti. La usera’ in My People nel 1963, nel centenario della Proclamazione dell’Emancipazione, e ritornera’ in molte composizioni sacre, comune denominatore di tutta quella sua produzione che guarda al divino.
Gli schiavi aspettavano la domenica perche’ era il giorno in cui potevano non lavorare e pregare. Non era solo un giorno di riposo dal lavoro nei campi, ma un giorno di preghiera. Nel loro canto e nelle loro preghiere chiedevano a Dio di venir giu’ ad aiutarli. C’e’ da sottolineare che in quest’opera le parole vennero dopo, ma gia’ la musica aveva il potere di esprimere al meglio questi concetti. Johnny Hodges (sax alto) riusciva ad esprimere benissimo quest’idea anche senza parole. Nel 1958, poi, con l’aggiunta delle parole il pezzo acquisto’ un carattere piu’ marcatamente spirituale, cosa che non sempre accadde con le composizioni del Duca. Spesso la musica era talmente perfetta che le parole la limitavano e ne coprivano la bellezza. Si pensi a “I let a song go out of my heart”, a “Solitude” o a “In sentimental mood”.
In questo caso le parole onoravano la musica. E la voce splendida e intima di Mahalia Jackson faceva il resto.
Nella seconda parte “Come Sunday” diventa di Mahalia. Le parole la rendono certamente diversa. E la Jackson mostra di sentirla particolarmente visto che sussurra un coro extra come se il potere di questo tema l’avesse portata a trattenerlo ancora un pò sulle labbra…
Il violino di Ray Nance crea una sorta di interludio tra questa prima performance di Mahalia Jackson e quella successiva.
Il salmo 23. chiude l’opera lasciando intorno una fortissima suggestione…


Such Sweet Thunder (1957)
Dopo la partecipazione allo Stratford Sharkesperean Festival, nell’Ontario, con grandi ovazioni per lui e la sua orchestra, comincia a balenare nella mente di Duke una nuova opera. Non una come quelle precedentemente composte, ma un insieme di miniature dedicate a personaggi shakesperiani. E dedicata al Festival stesso. Nella atto IV, scena I di Sogno di una notte di mezza estate ad un certo punto Ippolita dice: “I never heard so musical a discord, such sweet thunder”. E Such Sweet Thunder fu…
Anche qui compare, oltre alla sua, la mano di Billy Strayhorn, insostituibile. Altro elemento, in questo caso eclatante, ma piu’ o meno sempre presente nella maniera compositiva di Ellington, e’ la scrittura che trae spunto dalle caratteristiche dei singoli membri dell’orchestra.
“Such Sweet Thunder” – La composizione che da’ titolo al tutto e’ ispirata alla storia di Otello e Desdemona. La forma e’ quella di un non facile blues minore e come mai ogni elemento pare al posto giusto. E’ un grande esempio dell’amalgama compositiva raggiunta dalla coppia Ellington/Strayhorn, con una linea all’unisono sostenuta dalle percussioni che si incastra con i chorus dei sassofoni fino all’assolo di tromba di Ray Nance e che mantiene la tensione intatta fino alla fine.
“Sonnet For Caesar” – Primo di quattro sonetti presenti, ha un carattere solenne, regale, ma anche cupo e dark. La caratterizzazione del condottiero e’ affidata ad inaspettate dissonanze dei fiati, al clarinetto di Jimmy Hamilton e alle percussioni, per una volta volutamente scritte da Ellington, di Sam Woodyard. L’atmosfera cupa viene decisamente smorzata dal finale in maggiore.
“Sonnet To Hank Cinq” – L’ambizione di Enrico V poteva essere ben espressa solo dal trombone di Britt Woodman. Il pezzo gli fu praticamente cucito addosso. E con i continui cambi di tempo voleva esprimere le fortune e i rovesci di chi vive per la guerra.
“Lady Mac” – Agile, swingante, jazz waltz per Lady Macbeth. Prima il piano solo di Duke, poi la sezione dei fiati e i soli di Russell Procope (alto sax) e Clark Terry (tromba) prima di un finale che mina l’iniziale solarita’. Il lato oscuro di Lady Macbeth…
Sonnet In Search Of A Moor – Altra composizione dedicata al Moro di Venezia, con un procedimento particolare che evidenzia la tensione emotiva del personaggio. Dopo l’introduzione del piano il tema e’ affidato al contrabbasso di Jimmy Wood, sul quale scorre una linea melodica arrangiata per tre clarinetti. Procedimento non nuovo, ma molto suggestivo.
“The Telecaster” – Tre tromboni si identificano con le streghe di Macbeth, accattivanti e amichevoli, e Iago esce dal sax baritono di Harry Carney. E per enfatizzare la musica attimi di silenzio.
“Up And Down, Up And Down (I Will Lead Them Up And Down)” – Sono rappresentate tre coppie, Demetrius e Helena (Jimmy Hamilton e Ray Nance, clarinetto e violino), Lysander e Hermia (Russell Procope e Paul Gonsalves, alto sax e tenore), Oberon e Titania (Johnny Hodges e John Sanders, tromboni). Oltre a Puck che muove tutti e che e’ la tromba di Clark Terry. Fino al finale “Lord, What Fools These Mortals Be”. Ovviamente e’ ancora Sogno di una notte di mezza estate. Musica altamente evocativa.
“Sonnet For Sister Kate” – Personaggio che non ha bisogno di presentazioni quello di Caterina ne “La bisbetica Domata”. Ellington introduce il tema di “Such sweet thunder”, ma poi il personaggio e’ affidato al trombone di Quentin Jackson, che racconta la storia sostenuto da quattro corni. Il tono e’ sommesso.
The Star-Crossed Lovers – Forse il brano piu’ conosciuto della suite. Romeo e’ Paul Gonsalves (sax tenore) e Giulietta e’ Johnny Hodges (sax alto). Dolcissima ballad.
Madness In Great Ones – Altro pezzo stupendamente arrangiato. Si vuole esprimere lo stato emozionale di Amleto attraverso una tensione fra le varie sezioni orchestrali. Oltre all’orchestra vi concorre uno stratosferico “Cat” Anderson alla tromba.
Half The Fun – Musica esotica e sensuale per Cleopatra, che qui e’ rappresentata senza Antonio. Andamento flessuoso e ondeggiante dell’orchestra. Ma piu’ di tutti il sax di Johnny Hodges e le percussioni di Sam Woodyard.
Circle Of Fourths – Ingegnosissima conclusione della suite. E’ ispirata a Shakespeare e il circolo delle quarte, procedimento conosciuto da tutti i musicisti, senza inizio e senza fine, sta ad indicarne la grandezza immensa. Paul Gonsalves la fa da padrone.


 


Musicisti:
CD 1 – Anatomy Of A Murder (formazione complessiva)
Duke Ellington, piano
Billy Strayhorn, piano
Cat Anderson, tromba
Shorty Baker, tromba
Ray Nance, tromba e violino
Clark Terry, tromba
Gerald Wilson, tromba
Quentin Jackson, trombone
Britt Woodman, trombone
John Sanders, valve trombone
Harry Carney, sax baritono
Paul Gonsalves, sax tenore
Jimmy Hamilton, clarinetto e sax tenore
Johnny Hodges, sax contralto
Russell Procope, clarinetto e sax contralto
Jimmy Wood, contrabbasso
Jimmy Johnson, batteria


CD 2 – Black, Brown and Beige (formazione complessiva)
Duke Ellington, piano
Mahalia Jackson, voce
Cat Anderson, tromba
Harold Baker, tromba
Ray Nance, tromba e violino
Clark Terry, tromba
Quentin Jackson, trombone
Britt Woodman, trombone
John Sanders, trombone
Harry Carney, sax baritono
Paul Gonsalves, sax tenore
Bill Graham, sax contralto
Jimmy Hamilton, clarinetto
Russell Procope, clarinetto e sax contralto
Jimmy Wood, contrabbasso
Sam Wooyard, batteria


CD 3 – Such Sweet Thunder (formazione complessiva)
Duke Ellington, piano
Cat Anderson, tromba
Willie Cook, tromba
Ray Nance, tromba
Clark Terry, tromba
Quentin Jackson, trombone
Britt Woodman, trombone
John Sanders, trombone
Harry Carney, sax baritono
Paul Gonsalves, sax tenore
Jimmy Hamilton, clarinetto e sax tenore
Johnny Hodges, sax contralto
Russell Procope, clarinetto e sax contralto
Jimmy Wood, contrabbasso
Sam Wooyard, batteria




Brani:
CD 1 – Anatomy Of A Murder
01. Main title and anatomy of a murder – 3:56
02. Flirtibird – 2:12
03. Way early subitone – 3:56
04. Hero to zero – 2:10
05. Low key lightly – 3:37
06. Happy anatomy (Band movie) – 2:33
07. Midnight indigo – 2:43
08. Almost cried (Studio) – 2:24
09. Sunswept Sunday – 1:51
10. Grace valse – 2:30
11. Happy anatomy (P. I. Five) – 1:28
12. Haupe – 2:38
13. Upper and outest – 2:19
BONUS TRACKS:
14. Anatomy of a murder (stereo single) – 2:43
15. Merrily rolling along (aka Hero to zero)
Sunswept Sunday (movie stingseamp;rehearsal) – 3:47
16. Beer garden – 1:51
17. Happy anatomy (Band studio) – 2:38
18. Polly (aka Grace valse, Haupe, Low key lightly, Midnight Indigo) – 3:36
19. Polly (movie stings) – 3:54
20. Happy anatomy (Dixieland) – 2:13
21. More blues (P. I. Five) – 2:12
22. Almost cried (aka Flirtbird) – 2:24
23. Sound track music: anatomy of a murder (Duke Ellington a la Guy Lombardo) – 2:28
24. Anatomy of a murder(mono single: in stereo) – 2:35
25. The grand finale (Rehearsal/Lines/Interview/Music/Stings/Murder) – 10:47
26. Pause track – 0:06


CD 2 – Black, Brown and Beige
01. Part I – 8:17
02. Part II – 6:14
03. Part III (aka Light) – 6:26
04. Part IV (aka Come Sunday) – 7:58
05. Part V (aka Come Sunday) – 3:46
06. Part VI (23rd Salm) – 3:01
BONUS TRACKS:
07. Track 360 (aka Trains – alternate take) – 2:02
08. Blues In Orbit (aka Tender – alternate take) – 2:36
09. Part I (alternate take) – 6:49
10. Part II (alternate take) – 6:38
11. Part III (aka Light – alternate take) – 3:08
12. Part IV (aka Come Sunday – alternate take) – 2:23
13. Part V (aka Come Sunday – alternate take) – 5:51
14. Part VI (23rd Salm – alternate take) – 1.59
15. Studio conversation (Mahalia swears) – 0:07
16. Come Sunday (a cappella) – 5:47
17. Pause track – 0:06


CD 3 – Such Sweet Thunder
01. Such Sweet Thunder [Cleo] – 3:22
02. Sonnet For Caesar – 3:00
03. Sonnet To Hank Cinq – 1:24
04. Lady Mac – 3:41
05. Sonnet In Search Of A Moor – 2:22
06. The Telecasters – 3:05
07. Up And Down,Up And Down (I Will Lead Them Up And Down)[Puck] – 3:09
08. Sonnet For Sister Kate – 2:24
09. The Star-Crossed Lovers (aka Pretty Girl) – 4:00
10. Madness In Great Ones [Hamlet] – 3:26
11. Half The Fun (aka Lately) – 4:19
12. Circle Of Fourths – 1:45
BONUS TRACKS:
13. The Star-Crossed Lovers (Aka Pretty Girl – stereo LP master) – 4:15
14. Circle Of Fourths (stereo LP master) – 1:47
15. Suburban Beauty (master take) – 2:56
16. A Flat Minor (preferred take) – 2:33
17. Cafe Au Lait (preferred take) – 2:49
18. Half The Fun (aka Lately – alternate take) – 4:08
19. Suburban Beauty (alternate take) – 2:56
20. A Flat Minor (outtakes) – 3:49
21. Cafe Au Lait (outtakes – MONO) – 6:21
22. Pretty Girl (aka The Star-Crossed Lovers – first recording) – 8:54
23. Pause Track – 0:06


 


Links:
Sony Music:
www.sonymusic.it

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