Certo, gli Stati Uniti dettano legge nel jazz, ma dal ventre molle della grande Madre Africa e sempre piu’ spesso anche dall’Asia traggono grandi ispirazioni e originali innovazioni. Il plurilinguismo e l’interculturalismo sono da sempre la risorsa piu’ preziosa e appariscente della sponda al di la’ dell’Atlantico, cosicche’ le radici di quei molteplici organismi razziali e sociali confluiti forzatamente e fortuitamente sulla superficie dei suoi territori s’intrecciano e si agitano da ben sei secoli ormai, rivendicando e conquistando a fasi alterne attenzione e popolarita’. È il miracolo del sincretismo culturale e della fusione tradizional-popolare cio’ che L’America ha donato e insegnato al mondo, un miracolo a cui la Vecchia Europa e altre vaste regioni di questa Terra non vogliono ancora credere e prestare fede, autosegregandosi e dividendosi conflittualmente nelle proprie miopi convinzioni politiche, religiose e socio-economiche. Nonostante tutte le indubitabili (e inevitabili) contraddizioni che coabitano con i suoi grandi ideali di benessere, liberta’ e possibilita’, gli Stati Uniti saranno sempre “the Land Of Hope” di ogni essere umano che desideri farsi artista e intellettuale. Pertanto, perseguendo una saggia e semplice abitudine, l’America continuera’ a catalizzare e valorizzare “cervelli” altrove censurati, annichiliti, denigrati, assumendone l’energia e la forza costruttrice per dominare, influenzare (e continuare a colonizzare) da ogni punto di vista altri popoli e organizzazioni di questo pianeta. Finche’ questo flusso avverra’ a senso unico e nell’ordine di grandi cifre non ce ne sara’ per nessuno, specie in un panorama in continuo aggiornamento e storicizzamento come quello del jazz.
A istigare queste mie verbose considerazioni e riflessioni e’ l’ascolto di Post-Chromodal Out!, recente album di Hafez Modirzadeh. Sassofonista, compositore e docente alla San Francisco State University, Modirzadeh nasce a Durham in North Carolina nel 1962, da padre iraniano e madre europea naturalizzata americana. Viaggiando, vivendo e suonando tra Stati Uniti, Europa e Medio Oriente ha l’occasione di collaborare ed esibirsi al fianco di nomi e personaggi di spicco del jazz d’avanguardia (Don Cherry, Steve Lacy, Oliver Lake, Fred Ho, George Lewis, ma anche Omar Sosa e Peter Apfelbaum). Dal 1989 incide numerosi dischi a proprio nome e pubblica una cospicua serie di saggi e libri vertenti su argomenti e soggetti tra i piu’ disparati (etnomusicologia, improvvisazione e metodologia sulla composizione).
Post-Chromodal Out! costituisce l’ultimo aggiornamento di un trentennale discorso pratico-teorico condotto da Modirzadeh sul proprio sistema “cromodalico”, ideato e adottato nelle sue precedenti incisioni per integrare le tonalita’ persiane agli equivalenti toni della scala dodecafonica occidentale. Dall’indagine su nuove possibilita timbriche e armoniche nel campo del jazz, il song-book del musicista e’ confluito naturalmente verso l’aggregazione e l’accoglimento di strutture musicali provenienti da numerose tradizioni e concezioni culturali. Da cio’ l’esigenza di sviluppare un approccio “post-cromodale”, in cui tutti i tipi di scala coesistono, permettendo a ciascun musicista di esprimersi esplorando una tavolozza di infinite possibilita’ tonali. Nato da questa urgenza, Post-Chromodal Out! si configura, pertanto, come un’opera concettuale di grandi proporzioni e ambizioni, evitando (con molto buon senso) di scadere nella contaminazione estetica fine a se stessa o di diventare l’ennesima metafora jazzistica di un discorso improntato sulla world music.
Impiegato nella realizzazione del disco e’ uno splendido quintetto che al tenore e al contralto del leader affianca la duttile tromba di Amir ElSaffar (un incontro a dir poco prezioso, scaturito in precedenza gia’ nell’ottimo album Radif Suite, intestato pero’ al trombettista), il piano del formidabile Vijay Iyer, (altro brillante mediatore di linguaggi e codici diversi nell’alveo del nuovo jazz), il contrabbasso di Ken Filiano e la batteria di Royal Hartigan. La formazione, gia’ cosmopolita di suo, allarga poi all’occasione i propri ranghi e confini per accogliere il santur iraniano di Faraz Minooei, il kulintang filippino di Danongan Kalanduyan e la chitarra elettrica di Timothy Volpicella. Ebbene, per 73 minuti filati i motivi e le idee che si avvicendano nel disco sortiscono risultati da applauso, tanto nella suite in 17 movimenti di Weft Facets che negli 11 segmenti di Wolf And Warp. Il sax di Modirzadeh e la tromba di ElSaffar espletano un chiaro ruolo di conduzione e variazione degli intervalli, sovrapponendo temi liberi a strutture debitamente studiate e scritte per far interagire tutti gli strumenti in un dialogo poliarmonico dove la melodia non cessa mai d’essere la protagonista principale di un progetto pur sempre sperimentale, fatto di accenti inconsueti e dinamiche cangianti. Al valore di ogni singolo brano contribuiscono diversi fattori di natura sia ritmica che stilistica, ma anche la scelta di vari format (dal solo al duo, dal trio al quartetto, dal quintetto all’ensemble) e abbinamenti strumentali, stante il fatto che il “retuning” del piano di Vijay Iyer in Weft Facet amplifica lo spettro timbrico del suono e lo instrada verso sentieri tonali impervi, che fondono l’arcaicita’ delle misure modali persiane con il nervosismo contemporaneo del free e la solidita’ architettonica del canone colto-classico. Tutto cio’ conduce naturalmente a livelli espressivi fuori dall’ordinario, cosi’ lucidi e felici da porre Post-Chromodal Out! tra le uscite di avant jazz piu’ sensazionali dell’anno, un miracolo che suona al tempo stesso quale metafora perfetta della ricchezza e varieta’ culturale di cui solo gli Stati Uniti sanno far veramente tesoro.
Voto: 8/10
Genere: Avant Jazz
Musicisti:
Hafez Modirzadeh – alto sax, tenor sax
Amir ElSaffar – trumpet
Vijay Iyer – piano
Ken Filiano – double bass
Royal Hartigan – drums
Danongan Kalanduyan – kulintang
Faraz Minooei – santur
Timothy Volpicella – electric guitar
Brani:
01. Facet Thirteen
02. Facet Fourteen
03. Facet Fifteen
04. Interlude I
05. Facet Sixteen
06. Facet Seventeen
07. Facet Eighteen
08. Interlude II
09. Facet Nineteen
10. Facet Twenty
11. Facet Twenty-One
12. Facet Twenty-Two
13. Interlude III
14. Facet Twenty-Three
15. Facet Twenty-Four
16. Interlude IV
17. Facet Twenty-Five/Reprise
18. Wolf One
19. Wolf Two-piano solo
20. Wolf Two-ensemble
21. Wolf Two-bass solo
22. Warp Three-ensemble
23. Warp Three-drum solo
24. Warp Four
25. Wolf Five-Part One
26. Wolf Five-Part Two
27. Wolf Six
28. Wolf Seven
Links:
Hafez Modirzadeh: www.hafezmodirzadeh.com
PI Recordings: www.pirecordings.com