Spiral Mercury

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Dove sono Sun Ra, John Coltrane, Don Cherry, Albert Ayler, Miles Davis, George Russell e Duke Ellington? Li trovate tutti vivi e vegeti in questo album che, diciamolo subito, ha una portata estetica e musicale davvero colossale. Dentro potrete ascoltare il respiro e il battito del cosmo, dell’universo, del nostro pianeta e di tutti gli astri e corpi celesti finora avvistati oppure ignoti. Chi poteva riuscire in tale impresa se non Rob Mazurek? Ormai l’uomo è proiettato talmente oltre, progettualmente parlando, che per stargli dietro occorre moltiplicarsi. Il suo modo di pensare e organizzare il suono assomiglia sempre più a quello di un architetto e di un giocatore di scacchi. La sua musica sembra superare, anzi smantellare, i confini della fisica e dello spirito, e disco dopo disco, progetto dopo progetto, acquista progressivamente connotati sempre più alieni e polidimensionali.

 

Questo nuovo progetto, denominato Pharoah & The Underground,  sembra quasi la messinscena di una seduta spiritica per evocare ombre di anime giganti e dar vita a eventi e fenomeni paranormali. Il medium scelto porta nome Farrell Sanders, in arte meglio conosciuto come Pharoah Sanders, insieme a Marshall Allen il sassofono più “spaziale” ancora in circolazione su questa terra. Tra i partecipanti troviamo l’altra metà del Chicago Underground Duo (Chad Taylor) e i São Paulo Underground (Guilherme Granado e Mauricio Takara), con l’aggiunta di Matthew Lux prelevato (giustamente) dai ranghi del Pulsar Quartet. Il luogo del misfatto è invece il Jazz em Agosto Festival di Lisbona, la sera dell’11 agosto 2013, dove il tutto è stato registrato dal vivo.

 

In questo funambolico sestetto la coppia Mazurek-Sanders dialoga e avanza ipotesi individuali avendo davanti il medesimo orizzonte mistico e cosmico. E se la cornetta di Mazurek modella fasci sonori radianti di pregiatissima e variabilissima fattura, dal canto suo il tenore di Sanders muove e plasma colonne d’aria intrise di magnetica energia e finissimo pulviscolo astrale. Nel set di “Spiral Mercury”, al fianco di quattro nuove tracce troviamo, notevolmente trasfigurate, anche un tris di composizioni già familiari, segnatamente Blue Sparks From Her (dall’album “Synesthesia” pubblicato nel 2000 con la ragione sociale del Chicago Underground Duo) insieme a Pigeon e Jagoda’s Dream, entrambe tratte da “Três Cabeças Loucuras” (2011) dei São Paulo Underground.

 

 

I nomi citati all’inizio sono i reali spiriti-guida di un percorso sonoro eccitante e affascinante sin dall’iniziale Gna Toom, brano che nel quarto d’ora della sua durata manifesta l’incredibile affiatamento del progetto e la sua capacità di stordire, ipnotizzare e accarezzare i sensi e la mente dell’ascoltatore. Qui come altrove i linguaggi musicali e le prassi strumentali di scrittura e improvvisazione si mescolano in una spirale dove accade di tutto: space jazz e rock intergalattico, free, elettronica e world music che parano anche dalle parti dei più audaci corrieri cosmici tedeschi; surreali bosse tropicali  e soul jazz avveniristico; trance e ambient music (Asasumamehn), concitati ritmi metropolitani e grumi di post rock chicagoano, post bop di algebrica fattura e spettri di jungle music, il tutto squarciato da lancinanti sovratoni e blue notes di marca sia ayleriana che coltraniana (Spiral Mercury e Pigeon).

 

La musica di Sanders, Mazurek e soci ha il raro pregio di mantenere altissima la soglia d’attenzione. Tra toni distorti e timbri diamantini prendono così forma soundscapes ultradinamici, risultato di una felice poligamia dove astrazione, rarefazione, lirismo e anarchia provocano spesso sorprendenti effetti di soffice e ruvida lisergia, come nel caso della stupenda Jagoda’s Dream (segnata in coda dal flauto di Mazurek) e nella sperimentalità primitiva e astrale della finale Ghost Zoo, dove il flusso misterioso delle voci, la rilassata assertività del tenore di Sanders e gli irregolari interventi della cornetta di Mazurek aiutano a prendere finalmente contatto con tribaloidi e poliformiche entità saturnine. Incredibilmente ispirato e magnificamente suonato, “Spiral Mercury” è la prima missione esplorativa andata a buon fine nei meandri intergalattici di un jazz mutante che esce fuori da sé per diventare qualcosa di irriconoscibile e fantascientifico, qualcosa, per dirla con la famosa introduzione delle serie televisive di Star Trek, ” … diretta all’esplorazione di strani nuovi mondi alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima”.

 

 

Voto: 8/10

Genere: Creative Music / Impro / Space Electric Jazz

 

 

Musicisti:

Pharoah Sanders – tenor saxophone, voice

Rob Mazurek – cornet, electronics, flute, voice

Guilherme Granado – synths, samples, percussion, voice

Mauricio Takara – cavaquinho, percussion, electronics

Matthew Lux – electric bass

Chad Taylor – mbira, drums

 

 

Brani:

01. Gna Toom

02. Spiral Mercury

03. Blue Sparks From Her

04. Asasumamehn

05. Pigeon

06. Jagoda’s Dream

07. The Ghost Zoo

 

 

Links:

Rob Mazurek

Pharoah Sanders

Clean Feed Records

 

Intervista a ROB MAZUREK: