Tanti anni fa, non ricordo esattamente quando ne’ dove, mi capito’ di leggere di Miles Davis che, ricordando la sua adolescenza e gli inizi della sua passione per la musica, riusciva ad intuire la bravura dei musicisti che avrebbe ascoltato ai concerti soltanto da come si muovevano, o da come preparavano i propri strumenti. Ebbene, se Miles avesse visto Paolo Fresu sul palco, seduto tutto contorto col piede destro infilato sotto il ginocchio sinistro, soffiare nella sua tromba e giocare con la sua strumentazione elettronica, sarebbe stato certamente convinto di trovarsi di fronte a un vero artista. E ne avrebbe avuto conferma ascoltando la sua musica.
Il libro che Enzo Gravante – giornalista e critico musicale attivo ormai da tempo – ha dedicato a Fresu e’ un sentito atto d’amore verso un musicista ormai divenuto un protagonista assoluto della scena artistica (non solo musicale) nazionale ed internazionale.
Si tratta di un testo impostato nella maniera piu’ adatta per parlare di un musicista legato indissolubilmente alla sua terra d’origine, a quella Sardegna colta in pieno nell’aspetto piu’ rurale che marino. Fresu non ama il mare, o, meglio, preferisce il ‘suò entroterra sardo, con il suo paesaggio duro, i suoi colori, i suoi odori, la sua poesia, i suoi suoni. Ed e’ proprio attraverso i suoni, con il recupero di una forte tradizione musicale, che Paolo sta rilanciando il territorio della sua natia Berchidda (nel sassarese) sotto l’aspetto culturale e turistico.
Un rapporto forte, quello che Fresu ha con la sua Sardegna. Un rapporto sul quale Gravante pone la giusta attenzione in ognuna delle sezioni in cui e’ suddiviso il libro, a partire dalla lunga e confidenziale intervista condotta su piu’ livelli: l’apprendistato sin da giovanissimo, lo sconfinamento in numerosi linguaggi musicali prima dell’illuminazione, l’adozione del jazz come linguaggio proprio d’espressione, il rapporto con la cultura sarda (riportata alla luce priva di contaminazioni), i musicisti di ispirazione (Miles in particolare), la politica culturale italiana, i suoi gruppi (a cominciare dallo storico quintetto).
Il Paolo Fresu artista a 360 emerge anche dalla sezione dedicata ai ‘manifesti’ di tutte le edizioni di Time in Jazz, il festival che il musicista organizza a Berchidda sin dal 1988, ogni anno con un tema diverso, riportando per molti di essi la traduzione in lingua sarda, una lingua per la quale lo stesso Fresu, in collaborazione con papa’ Lillino, sta redigendo un accurato dizionario.
La sezione dedicata alla carriera artistica e alle produzioni discografiche evidenzia una sterminata mole di registrazioni, come leader, co-leader, ma anche come collaboratore impegnato nei piu’ svariati ambiti, dal jazz alla musica cosiddetta ‘etnica’, fino al pop.
Chiude il volume una parte di note di copertina scritte da Fresu per lavori altrui, nonche’ un’ampia rassegna stampa, nazionale ed internazionale, che copre l’intera carriera di Fresu e che contribuisce, con il bellissimo cd allegato, a fornire un ritratto completo di un musicista che, seppur ancora giovane, e’ gia’ un affermato artista.
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Paolo Fresu: www.paolofresu.it