La “Canzone Napoletana” – quella con le iniziali maiuscole! – e’ stata, per decenni, sinonimo di “Canzone Italiana” per eccellenza. Gia’ dal settecento le cantate e le nenie nate ai piedi del Vesuvio, la vena partenopea cosiddetta “popolare” – fenomeno culturalmente qualificato e nobile – raggiungevano il centro dell’Europa e, pur contaminandosi strada facendo, s’imponevano invadendo il campo della musica colta ed influenzandone i musicisti. Molti grandi compositori dell’ottocento si sono cimentati a comporre Canzoni Napoletane, rimaste capolavori nella memoria collettiva mondiale. Purtroppo, in tempi piu’ recenti, squallide manovre commerciali hanno portato la canzone napoletana all’abbrutimento, con l’affermarsi di sedicenti musicisti giunti ad un successo spiegabile solo dall’imbarbarimento della cultura e dei gusti musicali, per non dire – piu’ banalmente – dall’ignoranza dilagante, con prodotti ampiamente al disotto dei livelli minimi di decenza artistica.
Fortunatamente ci sono sulla piazza musicisti raffinati e di grande valore artistico e tecnico come Riccardo Biseo e Gianni Sanjust che sanno raccogliere e portare avanti, sebbene in modo “diverso”, l’essenza della Canzone Napoletana d’autore, che si e’ sviluppata ed evoluta fondamentalmente fino a poco piu’ della prima meta’ degli anni novecento e che rappresenta, senza tema di smentite, un patrimonio culturale inestimabile di valenza nazionale ed internazionale. E non con l’intenzione di valorizzarne gli aspetti piu’ comuni e scontati, ma cercando di coglierne contenuti inaspettati ed imprevedibili.
Frutto di cosiddette “contaminazioni” tra le sonorita’ indigene del territorio e gli apporti che, in una terra di mare e di porti, di commerci e di scambi non potevano non influenzarne l’evoluzione,
Aspetti jazz e swing, dunque, apparentemente cosi’ lontani da una forma musicale nata per essere emblema dell’espressione melodica, dell’orecchiabilita’ e della rima “cuore amore”; adatte ad essere facilmente accolta dal semplice gusto popolare. Cosi’, piuttosto che reinterpretare i brani in uno dei mille modi, con il possibile esito di banalizzarli, il quartetto punta a far emergere il Napoli Jazz Sound, appunto, tracciando i lineamenti dei temi per poi lasciare il dovuto spazio all’improvvisazione, alla rielaborazione ed allo sviloppo della melodia, coprendo spazi e territori inesplorati e trattando ogni brano alla stregua di uno standard jazz.
Non che in qualche autore, come Renato Carosone – a voler essere piu’ attenti nell’analisi – non fossero gia’ palesi un seme del jazz o, quantomeno, una vena swing, ma in altri, come nel Gaetano Lama di Reginella, nel Mario Costa di Era de Maggio o nell’Antonio de Curtis di Malafemmena, la rilettura e’ del tutto sorprendente.
I “due”, Biseo e Sanjust, non sono nuovi a questa esperienza, ripercorrono con questo Napoli Jazz Sound Vol. II una strada gia’ ampiamente tracciata e collaudata da una precedente esperienza con un disco analogo, un “volume primo” che ha ottenuto un grande successo raccogliendo ottimi favori di critica e di pubblico.
Gianni Sanjust non necessita di presentazioni, clarinettista jazz e compositore di quelli “vecchia scuola”, ha collaborato con Chet Baker e Paolo Conte, con Romano Mussolini e Franco Ambrosetti, con Lee Konitz e con Lino Patruno, con Carlo Loffredo e con i fratelli Piana, con Gianni Basso e con Enrico Rava, ed e’ stato produttore di personaggi del calibro di Mia Martini.
Riccardo Biseo e’ pianista e anch’egli compositore dalle variegate esperienze, talune comuni a quelle di Sanjust, come nel caso di Basso e Konitz, altre diverse come Nicola Arigliano, Stephan Grappelli, Massimo Urbani, Marcello Rosa, Giovanni Tommaso, e tanti altri, formatosi quindi comunque nei fondamenti del grande jazz italiano ed internazionale. Biseo e’ stato compositore di diverse colonne sonore per il cinema e il teatro al fianco di importanti registi italiani.
La perfetta quadratura musicale e’ stata inoltre un elemento essenziale in un progetto come questo, fondato sulla rivisitazione, in cui e’ stato necessario confrontarsi, seppure con approccio certamente diverso e originale, a temi musicali ampiamente conosciuti e ri-conosciuti. Per questo i nostri due si sono avvalsi della collaborazione di Mauro Battisti al contrabbasso e di Carlo Battisti alla batteria, gli stessi che hanno collaborato anche al primo disco, e che hanno saputo interpretare la formula vincente della sobrieta’ e del rispetto dei grandi temi musicali con cui si sono confrontati nel raggiungimento di un perfetto affiatamento dell’ensemble.
Da notare infine che l’iniziativa nasce sotto l’egida dell’antica e gloriosa casa editrice Gennarelli-Bideri, nata a Napoli nel 1804, e che invece – ironia della sorte oppure, se si preferisce, a conferma di quanto affermato nel preambolo – il quartetto non annovera alcun membro nato a Napoli o che abbia altre particolari attinenze con questa citta’…
Musicisti:
Gianni Sanjust – clarinetto
Riccardo Biseo – pianoforte, tastiere
Mauro Battisti – contrabbasso
Carlo Battisti – batteria
Brani:
01. Maruzzella
02. Reginella
03. Luna rossa
04. Era de maggio
05. Malafemmena
06. O marenariello
07. I te vurria vasa
08. Marechiare
09. Anema e core
10. Marechiaro marechiaro
Link:
Fondazione Bideri: www.fondazionebideri.it