Titolo e didascalie di copertina – Macedonian music for two guitars – eccitano sicuramente la curiosita’. E’ del tutto chiaro che trattasi di musica di matrice slava, anche se questo e’ vero solo in parte, e piu’ avanti vedremo perche’. Completamente vero e’, invece, che la musica proposta contiene un suo “blues” intrinseco – un pianto espresso in musica – come ce l’ha ogni popolazione che ha conosciuto la sofferenza, e Dio solo sa “se” e “quanto” hanno sofferto le popolazioni slave.
Ma non sono – quasi sempre – stati gli amori contrastati, i disagi e le sofferenze in generale, piu’ che le condizioni tranquille, serene ed opulente, ad ispirare ai piu’ grandi artisti – musicisti, poeti e scrittori – i migliori capolavori?
Del duo di esuberanti chitarristi – co-autori, co-arrangiatori e co-esecutori – lo slavo e’ Goran Ivanovic, che ha pero’ soggiornato a lungo anche negli Stati Uniti, dove ha incrociato il blues per antonomasia, quello afroamericano, ed il jazz; a lui sono quindi da attribuirsi i costrutti musicali importati dall’est, caratterizzati, specialmente nelle ballate, dall’incombenza di ritmiche trascinanti e melodie articolate talvolta non ancora completamente “assimilati” dalla nostra cultura occidentale e che forse, proprio per questo, stimolano in noi interesse e curiosita’, specie quando sono proposti non “fini a se stessi” ma farciti da ricche contaminazioni originate da culture diverse.
L’altro personaggio di questo scenario, singolarmente multi-etnico, e’ Fareed Haque, di padre pakistano e madre cilena, che ha soggiornato a lungo, oltre che in Pakistan ed in Cile, in Spagna, in Iran ed in Francia. In questo senso si diceva sopra che la musica di questo Cd non e’ solo slava: Fareed unisce, alla sensibilita’ ed al gusto jazz-blues-balcanico di Goran, il bagaglio multi-culturale, che ha acquisito nel corso delle sue svariate peregrinazioni e per merito di un’invidiabile collezione di collaborazioni con moltissimi musicisti di prim’ordine, e la sua riconosciuta familiarita’ sia col jazz che con la musica classica, contribuendo a questo lavoro con molte variegate sfaccettature, fatte di sonorita’ andine, di ampi squarci di flamenco e paesaggi classici.
Affrontando questo disco non ci si dovra’ aspettare un ascolto facile e/o leggero: Macedonian Blues e’ un lavoro impegnativo, che necessita di concentrazione, attenzione e presenza; il ricorso al virtuosismo e’ abbastanza frequente ma mai “gratuito” e “sopra le righe”, esso e’ piuttosto strettamente funzionale alle complesse strutture musicali proposte, in particolar modo quelle di radice balcanica. E’, si, interamente suonato da due “soli” chitarristi, ma di quelli che suonano divinamente, dotati di un interplay di livello veramente notevole, tanto che, in certi momenti, sembra che a suonare sia una chitarra sola, ma con tante, tante corde.
Solo per dare un’idea e senza volersi addentrare in paragoni azzardati, al primo ascolto, torna alla memoria lo stile dei mitici Al Di Meola, John McLaughlin e Paco De Lucia nell’indimenticabile “Friday Night in San Francisco” …
Musicisti:
Goran Ivanovic, guitar
Fareed Haque, guitar
Brani:
01. Jano Mori
02. Gajdarsko Oro
03. Lament
04. Kalajdisko Oro
05. Saddest of All
06. Improv
07. Romantico
08. La rose
09. Ethno Dance
10. Macedonian Girl
11. Jovano Jovanke
12. Zalopojka
Links: