Provate a guardare la copertina di questo disco. La grafica si rimpicciolisce partendo dal cubitale “Look” fino al microscopico “Neutrino”. Se i neutrini non fossero cosi’ piccoli e con una massa tanto trascurabile occuperebbero l’universo senza lasciare spazio a nessun altro organismo vivente, vista la loro quantita’… la scelta di questo elemento come titolo del disco, lascia intuire la volonta’ di sottolineare un’infinita varieta’ di stili e invenzioni, con un’incredibile analisi in dettaglio di idee, suoni, memorie. Come i neutrini, tanti, piccoli e velocissimi, eppure fondamentali.
Il taglio blues del primo brano, Look To The Neutrino appunto, che riprende in coda al disco chiudendo con un’improvvisazione di 5:29 minuti, ritorna nella raffinata variante tra blues e scrittura anni ’50 di We Need Your Number, quasi un jive d’ascolto. Libera, infatti, l’esplorazione di generi in questo pezzo che preannuncia il gusto dell’improvvisazione di tutto il lavoro. Significativo e’ il titolo del terzo brano: Freedom. Anche qui un incipit blues per l’intro cui segue una sensualissima e scaltra “chiacchierata” tra uomini di mondo che fa assaggiare un pò lo stile a la’ Blues Brothers.
La faccenda cambia radicalmente dal quarto brano in poi: The White Balloon. Dopo aver rocambolescamente scorrazzato tra modi e toni, John Tchicai usa lo strumento della voce, cui fa eco Marc Abrams, esordendo con una parola significativa visto il contesto: walking. Il tutto sorretto da un’improvvisazione free in cui piano, sax, basso e batteria si rincorrono con una forte indipendenza di idee e colori.
Seguono su questa scia Afro Danish Form 6 And 7, Muon, salvo l’ambient molto soul, e Detour.
L’ottavo brano si intitola Flaute Calling. Tchicai imbraccia il flauto e ci conduce in un’atmosfera da anni ’70 che immancabilmente riporta alla mente il sacro flauto dei Jetro Tull. A sorpresa arriva l’arioso e morbido sax di Lost Time. Suoni lunghi, fraseggio arioso, pensieri morbidi su un tappeto di note al piano cadute come una collana di perle sul pavimento, mentre i suoni lunghi del basso legano le idee come una crema di latte in una meringa e i piatti della batteria impreziosiscono il tutto come gemme su un tessuto di seta. Non si tratta solo di atmosfera, ma di raffinata sensibilita’ musicale. Il cerchio si chiude con Tau, che finisce nella ripresa di Look To The Neutrino, inoltrandosi in un sentire quasi etnico, contaminando il suo percorso con sonorita’ che avvicinano il flauto allo strumento di pan con tutte le sue suggestioni legate alle terre rosse dell’america dell’ovest, sostenute da percussioni imprevedibili e un basso “ostinato”.
Musicisti:
John Tchicai – tenor saxophone, flute, voice
Greg Burk – piano, flute
Marc Abrams – double bass, voice
Enzo Carpentieri – drums, percussions
Brani:
01. Look To The Neutrino
02. We Need Your Number
03. Freedom
04. The White Balloon
05. Afro Danish form 6 And 7
06. Muon
07. Detour
08. Flute Calling
09. Lost Time
10. Tau
11. Look To The Neutrino
Link:
Zero zero jazz: www.zerozerojazz.it