Nosferatu

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John Zorn sta nuovamente lasciando aperti i rubinetti della sua produzione, cosìcchè dischi e progetti tornano a zampillare uno dietro l’altro. La sua è una prolifica megalomania che ha propinato in parti uguali “sole” e piccoli grandi capolavori ma chi ama il personaggio e insegue accanitamente ogni sua uscita ci ha ormai fatto la bocca. E allora diciamo subito che “Nosferatu”, pubblicato il mese scorso per celebrare il centenario della scomparsa di Braam Stoker (avvenuta il 20 aprile del 1912), è un lavoro più che dignitoso, all’altezza della proverbiale eccentricità dell’estetica zorniana.

 

Innanzitutto la formazione schierata dal Nostro è di quelle su cui non c’è nulla da dire e obiettare. Bill Laswell, Rob Burger e Kevin Norton sono e restano fior di musicisti che anche in questo contesto confermano di eccellere ognuno nel proprio ambito strumentale. Altro valore aggiunto è la presenza, in diversi brani, del contralto di Zorn (negli altri all’opera con piano, tastiere ed effetti elettronici), delizia e tormento che sempre più negli ultimi anni sono venuti a mancare.

 

Il discorso musicale dell’album è, in generale, meno sinistro e orrorifico di quanto la vampiresca creatura del titolo lasci presupporre. L’intro strumentale di Desolate Landscape diffonde sensazioni opprimenti e suoni taglienti, laminati da bagliori elettronici, un’ambient tenebrosa che tuttavia precede la sorprendente dolcezza e malinconia contemporanee di Mina, concepita come un esclusivo dialogo tra i tasti del piano e i soffusi colpi dei mallet sul vibrafono. The Battle Of Good And Evil è invece un cataclisma claustrofobico di foggia noise-jazz che ha come suo epicentro la tellurica e distorta energia del basso di Laswell e l’allucinato urlo prolungato del sax di Zorn, abile nel dislocare, qua e la’, anche qualche cantabile e idiomatico fraseggio in chiave free e un inaspettato motivo klezmer. Sinistera (per piano, organo e tastiere) ritorna ad atmosfere rilassate ma più concettose, con qualche strizzatina d’occhio alla lezione del compianto Joe Zawinul. Alla rarefatta trance-ambient di Van Helsing si contrappone il crepuscolare linguaggio jazz di Fatal Sunrise, un altro bel dialogo tra il sax di Zorn e il basso timbricamente fusion di Laswell, accompagnati dai fruscianti contrappunti di Norton.

 

Questo intreccio altalenante di climi e generi, luci e ombre, si trascina fino alla sedicesima traccia finale, Stalker Dub, sorta di ripresa della più estesa e antecedente Stalking un mesmerico motivo “dubbato” a dovere da Laswell e Norton, puntellato dalle scale mediorentali di Burger e concluso dall’ancia schizofrenica in echo-delay di Zorn. Tutto sommato è un bel sentire per cui non resta che farsi mordere al collo.

 

 

Voto: 7,5/10

Genere: Avant Pop-Ambient / Experimental Jazz-Noise

 

 

Musicisti:

John Zorn – alto sax, piano, keyboards, electronics, breath

Bill Laswell – bass

Rob Burger – piano, organ

Kevin Norton – drums, percussion, vibraphone, orchestral bells, tibetan prayer bowls

 

 

Brani:

01. Desolate Landscape

02. Mina

03. The Battle of Good and Evil

04. Sinistera

05. Van Helsing

06. Fatal Sunrise

07. Hypnosis

08. Lucy

09. Nosferatu

10. The Stalking

11. The Undead

12. Death Ship

13. Jonathan Harker

14. Vampires at Large

15. Renfield

16. Stalker Dub

 

 

Links:

Tzadik Records