Come ebbe a dire George Sand “La semplicità è la cosa più difficile da ottenere a questo mondo; è l’estremo limite dell’esperienza e l’ultimo sforzo del genio“. Jim O’Rourke è un genio, punto. Artista e musicista dalle mille possibilità, delle mille sonorità. Dentro e attorno a quel che ha suonato, prodotto e inciso negli ultimi vent’anni è transitata la migliore avanguardia rock e pop, l’espressione più intelligente, duttile (anche) intransigente della musica elettronica e improvvisata. Mai stato fermo un giorno, un mese, un anno. Un fiume in costante piena con innumerevoli affluenti. Sciocco dire dove, quando e con chi ha suonato. Lo sapete benissimo e se non lo sapete andate sulla rete a studiare e ripassare.
“Simple Songs” è quel genere di album “leggero” che Mr. O’Rourke ogni tanto non si fa mancare e che adesso ha la bontà di pubblicare tra una seduta di “Steamroom”, un volume di “Old News” e un progetto ideato con qualcun altro (giusto per la cronaca, con questo sono appena otto i titoli discografici ufficiali che lo riguardano finora usciti nel 2015). Canzoni semplici, tanto per dire, perché quantunque dirette e naturali nella loro purezza melodica, mostrano la magica complessità del canone pop-rock passo dopo passo, parola dopo parola, arrangiamento dopo arrangiamento. Registrate a Tokyo (base domiciliare del chicagoano) con uno scelto ensemble di bravi musicisti nipponici, le otto tracce di “Simple Songs” hanno richiesto la pazienza e il lavoro di quasi cinque anni per essere messe a punto. O’Rourke vi ha instillato gran parte della sua esperienza e bravura rinascimentali (come compositore, produttore, musicista e interprete), seguendo un meticoloso processo di incastro delle parti, sperimentando la più felice soluzione e unione di suoni e testi.
Il risultato non manca di sorprendere e si lascia apprezzare dall’iniziale Friends With Benefits fino alla conclusiva All Your Love. Sobrie ma ficcanti arie orchestrali si alternano a sprazzi pop-progressive, a intimissimi bozzetti di poetica malinconia e frizzanti esplosioni di energia, miscelando soluzioni acustiche ed elettriche. La dolcezza dei motivi tiene sempre in considerazione un improvviso cambio di stile e ritmo, un obliquo e dissonante elemento intrusivo, una rigenerante iniezione di ruvido fluido rock nel ventre molle di radiose alchimie d’archi e propulsivi accordi di piano. Il vero miracolo di “Simple Songs” è quello di contenere insieme molte influenze e personalità gigantesche (Robert Wyatt, Van Dike Parks, Genesis, Elton John, Steely Dan, Randy Newman, Thin Lizzy, Burt Bacharach, perfino qualche eco del primissimo Tom Waits) restando comunque qualcosa di unico e singolare. Un disco profondo come l’anima, infinito come il cielo e abbagliante come il sole.
Voto: 8/10
Genere: Avant Pop-Rock/ Experimental / Songwriting
Musicisti:
Jim O’Rourke – vocals, guitars, bass
Sudoh Toshiaki – bass
Tatsuhisa Yamamoto – drums
Akiko Yoshino – french horn # 4, 6, 7, 8
Ren Takada – pedal steel guitar # 5
Eiko Ishibashi – piano, organ
Jun Moriyama – sax # 3
Nahoko Kamei – sax # 3, 7
Atsuko Hatano – strings
Daisuke Takaoka – tuba # 2, 3, 6, 8
Brani:
01. Friends With Benefits
02. That Weekend
03. Half Life Crisis
04. Hotel Blue
05. These Hands
06. Last Year
07. End of the Road
08. All Your Love
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