Jazz Mind

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Un disco che sembra provenire da un altro pianeta. Un lavoro sobrio e minimale dal punto di vista strumentale (solo voce, un tom e un basso) ma pregno di un’energia malefica e cavernicola. Intestato al percussionista-cantante Ed Schrader (con base a Baltimora, nel Maryland) e al bassista Devlin Rice, Jazz Mind e’ tutto meno che un disco dove si suona o improvvisa jazz. Al contrario, le sue coordinate si sposano con le allucinazioni psichiche e new wave di Blank Dogs, la rabbia dei primi Swans, le ansiolitiche cantilene di Mark E. Smith e le drastiche incursioni da un minuto e mezzo dei Wire.


 



Dato che le sue dieci tracce occupano lo spazio di una ventina di minuti anche la definizione di album e’ un nonsense. Siamo pero’ convinti che cio’ torni a vantaggio della proposta, spiazzante e conturbante quel tanto che basta per nutrire il desiderio di riascoltarla da cima a fondo dopo averne effettuato il primo assaggio. La produzione di Twig Harper (Nautical Almanac), le basi musicali dei Matmos e la chitarra elettricamente acidula di Randy Randall (No Age) forniscono ulteriore efficacia e credibilita’ a questo progetto che sbrigativamente si potrebbe incasellare nel classico ritorno di fiamma del filone post-punk.


 



Nella sua eccentrica visceralita’ e ritualita’ Il canto di Ed Schrader sfiora e lambisce spesso la slam poetry ma altrove la meccanicita’ ipnotica di voce e ritmo sembrano sposare la causa dei Joy Division (Do The Maneuver, sottolineata dal monocorde e patibolare suono del basso), oppure il lisergico paganesimo metapop di Julian Cope (vedi la liturgica Gem Asylum oppure Right, contrappuntata dai pattern industrial dei Matmos). Austera, spigolosa o ripetitiva, la melodia e’ un ingrediente strategico di molte tracce, sia quando s’infiamma di livore e cattiveria punk (Sermon, When I’m In A Car, Rats) sia quando naviga a vele spiegate verso orizzonti post-punk di marca mancuniana (la brillante My Mind Is Broken By the Sound). Airshow/I Can’t Stop Eating Sugar e’ invece l’unico pezzo che indulge verso un minutaggio piu’ esteso, cornice di un preambolo recitativo esclusivamente vocale seguito da crepitanti rumorismi elettronici e da un sommesso, per quanto alienato, incedere ritmico di voce e basso). Un nome da tenere senz’altro d’occhio nel futuro, quello degli Ed Schrader’s Music Beat, autori di disco d’esordio ricco di magnetismo e personalita’, destinato a fare rumore nel pur vasto sottobosco del rock alternativo americano.


 


 




Voto: 7,5/10


Genere: Post Punk / Alternative Rock


 


 




Musicisti:


Ed Schrader – vocals, percussion


Devlin Rice – bass


 


 




Brani:


01. Sermon


02. Gem Asylum [feat. Matmos]


03. Traveling


04. Right [feat. Matmos]


05. Do The Maneuver


06. Rats


07. My Mind Is Broken By the Sound [feat. Randy Randall, Matmos]


08. When I’m In A Car [feat. Randy Randall]


09. Airshow/I Can’t Stop Eating Sugar [feat. Matmos]


10. Gas Station Attendant


 


 




Links:


Load Records: www.loadrecords.com

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