It had to be you

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Se Lino Patruno avesse dato al jazz solo i dischi realizzati in questo decennio che volge al termine, sarebbe comunque un grande di questa musica.
Sono infatti due i filoni, ci sembra, entrambi auriferi, che il chitarrista sta perseguendo con una qualita’ di risultati che non smette di sorprendere e di entusiasmare, che sembra far rivivere lo spirito delle registrazioni piu’ belle di Eddie Condon.
Da un lato un intento meravigliosamente filologico, che e’ quello che anima la nuova generazione di musicisti italiani di trad, che in Patruno riconosce un maestro e un, appunto condoniano, maitre a penser. Strumenti e partiture d’epoca e smalto ed entusiasmi e fuoco ‘contemporanei’ per realizzazioni discografiche di valore assoluto. In cui i rifacimenti, per la scioltezza del fraseggio, per l’incredibile fedelta’ al sound del jazz classico che pero’ si presenta luccicante e travolgente, a volte superano gli originali (naturalmente del tutto incomparabili nella loro storicita’). Si pensi a dischi come ‘Bix and all that jazz’ o ‘Remembering Spiegle’, incisi con la Red Pellini Gang o a quel piccolo gioiello che e’ ‘The magic sound of Joe Venuti and Eddie Lang’ sotto la sigla Lino Patruno and his Blue Four e in cui emergono i talenti di Pellini, al baritono, del pianista Giorgio Cuscito, del chitarrista Michele Ariodante, del violinista Mauro Carpi per citarne solo alcuni.
Patruno porta avanti poi, da un altro lato, un’espressivita’ piu’ schiettamente swing, in collaborazioni che si aprono al gotha europeo e americano di questa tendenza stilistica e che trova la sua piu’ naturale realizzazione nei live. E’ il caso, per citare un solo esempio, di un album del 2003, ‘Stringin the blues – a tribute to Eddie Lang’, in cui il Nostro riusci’ a riunire veramente il meglio del chitarrismo swing mondiale, con la presenza di Bucky Pizzarelli, Frank Vignola, Howard Halden, Al Viola e Marty Grosz. Ed e’ il caso di questo ‘It had to be you’, che esce per la statunitense Jazzology, sigla JCD-369, come quasi sempre i dischi di questo cosi’ definito secondo filone, mentre quelli di cui abbiamo parlato sopra sono editi dalla sua Lino Patruno Jazz Show; cosi’ come si potrebbe anche osservare che nei dischi di intento piu’ filologico Patruno alterna il banjo alla chitarra mentre in questi live ammiriamo solo il chitarrista.
Se esiste un disco perfetto, e’ questo. E infatti: ha un’abbondantissima durata ma non ha cali, momenti di stanca o anche solo di minore intensita’; e’ un live – cattura l’esibizione dell’11 luglio 2008 al Jazz’n Swing Festival di Rimini – ma ha una qualita’ di registrazione incredibile, meglio di un album di studio perche’ in piu’ circola quell’ ‘aria’, quella naturalezza e ‘giustezza’ che solo una registrazione in concerto puo’ dare: ma su quest’aspetto dice cose bellissime Ettore Zeppegno nella sua recensione a questo cd, che potrete leggere fra pochi secondi se solo vi collegate al sito jazzmeblues (cosa che comunque va fatta se ancora non lo conoscete), e a cui comunque rimandiamo per la dettagliata analisi brano per brano della scaletta, felicissima e congrua in tutte le scelte. Cosi’ come rimandiamo alle note di copertina di un altro illustre recensore, Giorgio Lombardi, per la messa in evidenza della caratura dei musicisti di questa All Stars statunitense. Che suonano tutti, sia nelle improvvisazioni collettive che negli assoli, con superlativa capacita’ di emozionare e di divertire, con frenesia straripante, ma anche nello stesso tempo con gioiosa compostezza, insomma con perfetto senso dello swing. E perfetto ancora e’ l’inserimento qua e la’ della voce nel programma: che poi e’ quella di Rebecca Kilgore, deliziosa in particolare quando intona su un tempo staccato piu’ lento del solito la sublime title-track. E infine ascoltate Patruno. L’anima di questa musica e’ lui. E non perche’ ne ha ideato l’evento, ne e’ stato il patron. Ma col suo chitarrismo fragrante, cristallino, acustico ma elettrico, elettrico ma acustico, che procede per accordi anche quando e’ in assolo e che e’ in assolo anche quando accompagna e che insomma e’ il fulcro, letteralmente il cuore pulsante, di questa ineludibile musica.
 

Musicisti:
Rebecca Kilgore, vocals
Allan Vache’, clarinet
Randy Reinhart, cornet
Dan Barrett, trombone
Mark Shane, piano
Lino Patruno, guitar
Guido Giacomini, bass
Ed Metz Jr., drums

Brani:
01. I’ve Found a New Baby
02. I’m Confessin’ (That I Love You)
03. Just You
04. Just Me
05. If I Had You
06. It’s All Right With Me
07. Nearness of You, The
08. Them There Eyes
09. It Had To Be You
10. What a Little Moonlight Can Do
11. Sugar (That Sugar Baby O’ Mine)
12. All of Me
13. St. Louis Blues

Link:
Lino Patruno: www.linopatruno.it
Jazzology Music: www.jazzology.com

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