Tutti coloro che hanno “qualche anno in piu'” ricorderanno Franco Cerri, oltre che per la sua grandissima abilita’ come chitarrista jazz, anche per il famoso sketch pubblicitario “dell’uomo in ammollo”, ai tempi dell’impagabile “Carosello”, in cui compariva immerso nell’oblo’ di una lavatrice, con indosso una camicia macchiata, a decantare le meraviglie di un noto detersivo… segno che, a dispetto del suo essere notoriamente “un timido”, sapeva anche essere molto spiritoso, simpatico e gradito al pubblico.
E, siccome nella stessa epoca anche il suo spiritosissimo amico, compagno e collega Nicola Arigliano, a sua volta, pubblicizzava negli stessi “caroselli” un prodotto digestivo, e’ forte il sospetto che, di solo jazz, in quegli anni, non si vivesse poi tanto agiatamente…
Dopo tanti anni di ottima musica, di pochissime parole a causa della sua timidezza e di tante note per merito della sua innata bravura, Franco Cerri ha deciso di raccontarci la sua vita con il libro, “In Punta Di Dita”, accompagnato ad un Cd con la sua musica, per la collana Noteinedite edito dalla Sigma Libri di Napoli. E lo ha fatto raccontandosi a Vittorio Franchini – giornalista, musicologo, scrittore ed autore teatrale e televisivo – e lasciandosi poi narrare dalla sua penna.
Nel libro troviamo molti particolari sulle sue origini; Franco e’ un uomo del popolo, che ha vissuto la sua adolescenza nella periferia operaia di Milano, tra le privazioni e le sofferenze degli anni duri della guerra, senza ricevere dalla vita alcuno sconto o favoritismo particolare se non quello di trovarsi in una grande citta’, che avrebbe poi saputo offrirgli delle grandi occasioni, ed e’ forse proprio in queste origini modeste quella carica umana che e’ possibile ritrovare nella sua musica e nella misura della sua immagine di personaggio pubblico.
Quando prese in mano, per la prima volta, una chitarra, dovette studiarsela da solo, perche’ gli era impossibile frequentare un maestro di musica. I tempi, a cavallo del fascismo, non erano favorevoli alle nuove tendenze musicali che venivano dall’America e le orchestre eseguivano i successi d’oltreoceano italianizzandone i titoli per confondere le idee al “regime”, ad esempio “St. Louis Blues” diventava “Il Lamento di San Luigi” oppure “Star Dust” diventava “Polvere di Stelle”, com’e’ tuttora conosciuta qui da noi… Poi, come spesso capita quando il destino deve avere il proprio corso, alcuni colpi di fortuna cambiarono la vita di Franco, e fecero di lui il musicista che noi tutti oggi conosciamo.
La guerra, con il suo carico di miserie e privazioni, che non contribuivano di certo all’evoluzione ed alla diffusione della nuova musica, fortunatamente finiva ma restavano i V-Disc che, assieme ai militari, erano arrivati dall’America, dischi a 78 giri prodotti per le truppe statunitensi con i piu’ grandi successi dei mostri sacri del jazz, di cui Franco, assieme agli altri, aveva fatto gran tesoro.
In seguito, si e’ accompagnato a quelli che, assieme a lui, possono essere considerati di fatto i “grandi padri”, precursori ed inventori del jazz italiano, dal saxofonista Gianni Basso, al pianista Renato Sellani ed allo stesso Nicola Arigliano, grande crooner, dal batterista Oscar Valdambrini, al compositore e direttore d’orchestra Gorni Kramer – dipinto sul libro come un “genio tiranno” proprio a causa del suo perfezionismo e della sua esuberante personalita’ in campo musicale – ed al Quartetto Cetra – da molti considerati precursori italiani dei Manhattan Transfer, dei Take 6 e dei bravissimi ed italianissimi Neri per caso – da Bruno De Filippi e da Enrico Intra a Mina ed a Caterina Valente, tra i principali.
Ma non sono mancate collaborazioni con grandi nomi stranieri, come Django Reinhardt, Barney Kessell, Jim Hall, Billie Holiday, Gerry Mulligan, Chet Baker e George Benson, tra i piu’ importanti.
Franco Cerri ha fatto tutto questo con una discrezione cosi’ grande, con un tale eccesso di modestia, da rischiare di essere sottovalutato da qualche distratto profano. Gia’, perche’ un appassionato avveduto e competente, consapevole di trovarsi di fronte ad uno dei piu’ singolari ed estrosi rappresentanti del jazz italiano, non potrebbe non riconoscere immediatamente la fluidita’ con cui esegue le sue improvvisazioni e la raffinatezza che contraddistingue i suoi fraseggi composti e misurati, mai sopra le righe, sempre ricchi di originalita’ ed attenti all’esito della melodia, che si sviluppano anche attraverso passaggi virtuosi, talora anche spinti ma mai ostentati, che lasciano all’ascoltatore il piacere di apprezzarne la funzionalita’ all’economia del brano.
Ce n’e’ un eccellente esempio nel Cd, allegato al libro, in cui Franco ci offre una bella selezione del suo vastissimo repertorio.
Brani:
01. Blues italiano
02. Just one of those things
03. Perdido
04. Foxology
05. Tonsambaris
06. Que reste-t-il…
07. Leggenda
09. All the things you are
10. They say it’s wonderful
11. Someday my prince will come
12. Star dust
13. From boss to feet
14. Nuages
15. Bluesette
Musicisti:
Franco Cerri, guitar, double bass
Stefano Cerri, electric bass
Sante Palumbo, piano
K. Geier, double bass
Marco Ratti, double bass
A. Arienti, guitar
Bunnie Foy, voice
Flavio Ambrosetti, sax
Eddie Daniels, sax
Bruno De Filippi, harmonica
Gianni Cazzola, drums
Alfredo Golino, drums
Pierre Favre, drums
Giancarlo Pillot, drums
Links:
Recensione Noteinedite in Sound Contest
Franco Cerri: http://www.francocerri.com/
Noteinedite: http://www.noteinedite.it/cerri/index.htm
Sigma Libri: http://www.sigmalibri.it/catalogo/vsigman5.htm