Il tempo resterà

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Cita Fossati il regista Giorgio Verdelli nel presentare il suo docufilm sul palco del Teatro San Carlo di Napoli, dove Pino Daniele – Il Tempo Resterà è stato proiettato il 19 marzo in anteprima assoluta.

«Per chi l’ha visto e per chi non c’era e per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera».

Un film per tutti i fans di Pino Daniele, senza limiti spazio-temporali, concepito per essere visto (e rivisto) partendo dall’inizio o aprendo a caso quel voluminoso tomo di storia della musica firmato dall’artista napoletano. Ma ancor più un atto dovuto verso le nuove generazioni, verso quei giovani che hanno ascoltato Pino attraverso i propri padri (e forse anche dai nonni) e che avevano bisogno di andare oltre i riff di “Yes I know my way” o di “ ’O Scarrafone”. Per loro era necessario che a raccontare Pino fossero i tanti musicisti che l’hanno accompagnato sul palco o anche quelli che hanno solo suonato la sua musica (emblematico il ricordo di Stefano Bollani, incapace di modificare la scrittura di Pino Daniele, già perfetta e piena come prima quella di Renato Carosone).

Ciò che emerge dal montaggio dei materiali perlopiù inediti messi a disposizione dalla famiglia del musicista e da Rai Cinema, pazientemente selezionati da Verdelli in un lavoro a quattro mani con Alessandro Daniele, figlio maggiore di Pino, è il carattere assolutamente internazionale della sua musica, alla cui formazione contribuiscono le stratosferiche collaborazioni con artisti del calibro di Eric Clapton, Al di Meola, Phil Manzanera, Pat Metheny, Wayne Shorter, solo per citarne alcune, eppure l’assoluta naturalità con cui la sua produzione si fondeva con stili e linguaggi solo apparentemente differenti.

Già, perché il suo linguaggio, il suo modo di pensare e comporre era quello dei grandi. Ed era lo stesso trasmesso ai componenti della sua mitica band, con i quali il feeling era tale che, come ricorda James Senese in un momento del film, spesso le prove erano già una prova generale, «perché quando c’era la melodia tutti sapevano cosa fare e quando c’era da improvvisare tutti sapevano come suonare». Proprio quest’approccio così maturo alla musica, questo particolare trattamento riservato al materiale sonoro e testuale nato dalla vena originale di Pino, questa perfetta fusion(e) di blues e melodia napoletana, si palesò in modo evidente nella notte di San Gennaro del 1981, davanti a duecentomila spettatori.

«Il 19 settembre. Senza grande pubblicità e grazie ad un formidabile tam tam, c’è un musicista napoletano che con la sua band vuole cantare Napoli, a piazza Plebiscito, allora non una piazza ma un caotico parcheggio. Peggio: una gigantesca fermata di autobus. Il musicista è Pino Daniele. Con lui tutti gli altri che amavamo quanto lui, soprattutto James Senese l’americano di Secondigliano, il sax e la voce di Napoli centrale; e Toni Esposito, l’uomo che faceva vibrare, con tutto il sound possibile, qualunque oggetto toccasse…
Il tam tam funzionò. Ci andammo tutti, direi anche i ciechi e gli storpi. Non so quanti eravamo: centomila, duecentomila, trecentomila? Boh. Quello che è certo tutta l’anima della città era lì, sospesa a quel palco. Naturalmente sospesa. Senza differenze, tutti insieme, Nella più estrema tranquillità. Fu una vera festa collettiva. Grandiosa, che ancora oggi ogni tanto ricordiamo, come i gol di Maradona, come le battute di Totò.
Un fatto è certo: il miracolo ci fu davvero. Il sangue si sciolse. Di tutti quanti. Perché quella sera Napoli, dopo quasi un anno di silenzio, aveva ricominciato a cantare» (Amedeo Feniello).

Una cosa è certa. Dopo quella sera, Napoli, anzi l’Italia, seppe di avere una Super Band come quelle l’Oltremanica e anche d’Oltreoceano. E forse se ne rese conto quella notte lo stesso Pino Daniele che, come racconta l’amico Peppe Lanzetta, mentre l’entourage festeggiava il successo a base di frutti di mare e vino bianco, se ne stava da solo, emozionato, nell’ultima fila in uno degli autobus che l’avevano portato lì, incredulo per il successo di pubblico, per i consensi, per l’energia che la piazza gli aveva dato.

 

 

 

Ma nel film sfilano una dietro l’altra mille voci. Quelle appunto di chi ha suonato con Pino o magari l’ha conosciuto solo attraverso i suoi pezzi. O che ha apprezzato la persona ricavandone reciproca stima. Renzo Arbore, Stefano Bollani, Ezio Bosso, Lorenzo Jovanotti, Clementino, Roberto Colella, Gaetano Daniele, Enzo Decaro, Maurizio De Giovanni, Francesco De Gregori, Giorgia, Enzo Gragnaniello, Peppe Lanzetta, Maldestro, Fiorella Mannoia, Eros Ramazzotti, Massimo Ranieri, Ron, Vasco Rossi, Sandro Ruotolo, Giuliano Sangiorgi, Daniele Sanzone, Lina Sastri, Alessandro Siani, Corrado Sfogli, Massimo Troisi, Fausta Vetere. Dando per scontata la (onni)presenza protettiva dei sodali Joe Amoruso, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, James Senese, Rino Zurzolo. Ognuno con una storia incredibile da raccontare. Ognuno grato per la sua amicizia o anche solo per la sua “filosofia” di vita.

Non è un caso la data di questa presentazione. Il compleanno di Pino, certo, ma anche un modo per festeggiare un “padre”, che con i suoi consigli, i suoi testi forti o le parole d’amore, o malinconiche, o spiazzanti, con le sue “maleparole”, come si dice da queste parti, “c’ha ‘mparàt’ a campa’ ”

«Il tempo è una cosa che già esiste e nella quale noi ci inseriamo. Noi andremo via e il tempo resterà».

Proprio così, ognuno ha la responsabilità di quello che lascia nelle vite degli altri. E Pino ci ha lasciato il suo cuore e la sua musica.

 

 

Pino Daniele – Il Tempo Resterà è una produzione Sudovest con Rai Cinema e sarà distribuito in esclusiva al cinema da Nexo Digital. Riconosciuto come film di interesse culturale nazionale e indicato come Progetto Speciale dal Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo, con il Patrocinio di Siae, sarà presentato il 29 maggio all’Istituto di Cultura Italiana di Bruxelles.