Fonte sorgente di ogni genere musicale moderno, il blues è faccenda che non ammette confini o limiti. Declinato e trasceso nelle fogge più varie, questo verbo manifesta tuttavia il suo fascino più irresistibile quando si riallinea al suo linguaggio primitivo, veicolo di uno stato d’animo macerato e corrotto. Lo si tramanda come “musica del diavolo”, il blues. Ebbene, con “John Lee Hooker’s World Today” Hugo Race e Michelangelo Russo prendono questo diavolo per le corna come meglio non si potrebbe. Conviene ricordare chi sono questi due signori. Il primo è australiano, ha viaggiato per mezzo mondo e vissuto per un bel po’ di tempo a Londra, Berlino e anche qui da noi. A molti piace rammentare che è stato collega di Nick Cave nei primissimi Bad Seeds, quelli che 1984 esordirono con “From Her To Eternity”. A noi invece piace sottolineare che dopo quel frangente è andato a rotta di collo per conto suo, a mettere insieme progetti e gruppi di formidabile varietà e intensità (The Wreckery, The True Spirit, Transfargo, Dirtmusic, Fatalists), incidendo poi da solo un poker di album belli e spiazzanti. Il secondo è italiano, pittore, musicista e anch’esso inguaribile nomade. Da anni suona nella formazione dei True Spirit e oltre ad essere uno specialista dell’armonica a bocca si destreggia bene tra tromba, tastiere, percussioni e marchingegni elettronici.
Sono già molti anni che Race e Russo propongono dal vivo questo progetto basato sul repertorio di John Lee Hooker. Ora, finalmente, in concomitanza con il centenario dalla nascita del cantante e chitarrista di Clarksdale (che cadrà esattamente il prossimo 22 agosto di quest’anno), lo hanno fissato su disco ed è una meraviglia partorita in un’unica sessione di registrazione nello studio berlinese di Boris Wilsdorf (Einsturzende Neubauten). Con strumentazione ridotta (chitarra elettrica, beat box, armonica ed effettistica elettronica), la coppia trasfigura il songbook e la lezione di Hooker evitando di cadere nella trappola dell’ovvio. Piuttosto rimarca la rivoluzione operata da Hooker sul terreno delle dodici battute con il suo “talking boogie” aspro e ossessivo, esasperandone in modo brillante la matrice improvvisativa, i silenzi e i frequenti (ma sempre ostinati) cambi di tempo indotti dall’umore e dallo stato d’animo dell’autore (caratteristiche che spesse volte resero impossibile avere un’unica versione di un medesimo brano o affiancare a Hooker una band di spalla). La voce roca, acidula e virile di Hugo Race ricalca bene l’inconfondibile timbro e brontolìo hookeriano ma nel contempo rimodella il marchio di fabbrica instillandovi accenti decadenti e cupe sensazioni di disagio contemporaneo.
A dispetto di sole otto tracce il disco ripercorre con cognizione di causa, quasi filologica, il processo creativo e artistico di Hooker dagli ultimi anni Cinquanta fino all’alba dei Settanta. Con l’unica eccezione dell’album “It Serve You Right To Suffer” (Impulse!, 1965), da cui provengono ben tre pezzi (Serves You Right To Suffer, Country Boy e Decoration Day), i restanti numeri spaziano così da Hobo Blues (contenuta nel primo album “I’m John Lee Hooker”, un Vee Jay del 1959) a Love Blues (dal successivo “House Of The Blues”, pubblicato su Chess nel 1960); da When My First Wife Left Me (inclusa in “The Folk Lore of John Lee Hooker”, altro Vee Jay del 1961) a The World Today (da “Hooker ‘n’ Heat”, il sensazionale doppio pubblicato con i Canned Head nel 1971) senza dimenticare, infine, la cover di The Motor City Is Burning, grande hit degli MC5 estratto da “Urban Blues”, album del 1967 targato ABC-Bluesway. Dilatandone forma e tempi in spettrale chiave “ambient”, Russo e Race donano a questi brani già perfetti una moderna oscurità allucinata e depressa, un minimalismo anche cinematico che attraverso le granulose sfumature degli echi e dei riverberi di armonica e chitarra corrobora e fissa l’intensità sinistra, tragica e rassegnata di quel pathos blues a cui sopra si era accennato. La sensazione di una lugubre ineluttabilità percorre ogni interpretazione, trafitta da rumori e feedback che catapultano l’ascoltatore in desolate lande sia rurali che metropolitane. Tutto questo fa di “John Lee Hooker’s World Today” un disco ipnotico e magnetico come pochi altri nel suo genere, altamente consigliato a chi vuole riconciliarsi con la forza primigenia, indistruttibile e misteriosa di tali radici.
Voto: 8/10
Genere: Experimental Blues
Musicisti:
Hugo Race – vocals, guitar, beat box
Michelangelo Russo – harmonica, electronics
Brani:
01. Hobo Blues
02. Love Blues
03. Serves You Right To Suffer
04. Decoration Day
05. The World Today
06. The Motor City’s Burning
07. Country Boy
08. When My First Wife Left Me
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