“Taken By The Dream”, nuovo album alla testa dei Fatalists, ci consegna uno Hugo Race al massimo della forma e dell’ispirazione, non pago dei già ottimi risultati ottenuti con quanto proposto negli ultimissimi anni (vedi i progetti in duo con Michelangelo Russo e Catherine Graindorge, nonché con i Dirtmusic del bellissimo “Bu Bir Ruya”). Oltre ai partner italiani di sempre (Antonio Gramentieri, Francesco Giampaoli e Diego Sapignoli dei Sacri Cuori) la realizzazione dell’album ha coinvolto (come di consueto) anche collaboratori e ospiti satelliti quali Chris Brokaw (Dirtmusic, Come, Codeine), Bryan Colechin (The True Spirit), la violinista Vicki Brown (Calexico), la cantante neozelandese Lisa Crawley, il chitarrista Giovanni Ferrario (Scisma, PJ Harvey) e il sodale di lunga data Michelangelo Russo.
Acquattato nella penombra viola-seppia della copertina, l’australiano sembra spiare la musica di “Taken By The Dream” fuggire dall’umidità buia di una contrada fantasma per andare a risplendere sotto le volte infuocate di ampie praterie e lande desertiche. Per Race si tratta del ritorno a un modo d’intendere la forma-canzone in profondità, articolata e interpretata con una tensione in senso verticale, tanto verso l’alto quanto verso il basso dello spazio musicale che circoscrive ogni singolo brano. La peculiarità dell’intero lavoro insiste su motivi ammiccanti e di facile presa, che al tempo stesso preservano un’acre intensità di stampo sotterraneo. Sembra quasi rivoluzionario scrivere canzoni così dirette eppure sensualmente intime e oniriche quali Phenomenon, This Is Desire e Heaven And Hell sequestrando l’ascoltatore fino a isolarlo da tutto ciò che lo circonda. Sericamente viscerale e abissale, la voce di Race caratterizza in modo sottilmente disincantato ballad cinematiche e lisergiche (Fools Gold, Smoking Gun e Altered States), a metà strada fra polverose atmosfere western-tex-mex e notturne scenografie di frontiera.
L’incisività degli arrangiamenti si coagula nel suono di chitarre, corde di violino, tastiere e cadenze ritmiche volte a ricreare un tessuto elettroacustico estremamente ipnotico e conturbante, permeato da effetti ambient e soundscapes dal forte impatto narrativo e immaginifico. In questo strepitoso mosaico, in cui ogni tessera è incastonata con elegante senso estetico, a brillare di una luce un po’ più intensa sono i nostalgici riflessi dream-pop di Bow And Arrow, le crepuscolari venature blues di Symphony (in coppia con quelle più liriche e orchestrali della title-track) e la febbricitante mantricità voodoo-cajun di Gotta Get High. In virtù di tutto ciò “Taken By The Dream” è semplicemente un gioiello d’album, destinato a diventare una pietra miliare nella discografia plurima di Hugo Race.
Voto: 8/10
Genere: Alternative Rock / Songwriting
Musicisti:
Hugo Race – vocals, steel guitar, electric guitar, piano, organ, mellotron, synthesizer, harmonium
Francesco Giampaoli – electric bass, upright bass
Diego Sapignoli – drums, percussion, vibraphone, marimba, timpani, castanets
Giovanni Ferrario – electric guitar, steel guitar
Chris Brokaw – electric guitar
Michelangelo Russo – harmonica, additional vocals
Vicki Brown – violin
Julitha Ryan – clavinet
Lisa Crawley, Bryan Colechin, Caterina Arniani – additional vocals
Tracklist:
01. Phenomenon
02. This Is Desire
03. Bow & Arrow
04. Heaven & Hell
05. Fools Gold
06. Gonna Get High
07. Symphony
08. Altered States
09. Smoking Gun
10. Taken By The Dream
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