Hikari To Nazukeyo

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“Un’ottima decostruzione in nome dell’invenzione”. Cosi’ Keiji Haino defini’ una volta il suono dei suoi Fushitsusha. Assente dalla circolazione e dal mercato mercato per diversi anni (il penultimo album, It Was Eternity That Reached Out First, usci’ nel 2003 su etichetta P.S.F.) il leggendario power trio di Tokyo ha sempre funto da valvola di sfogo alle pulsioni piu’ psichedeliche, distorte e oltranziste del “Man In Black” nipponico. Accompagnato da altri due spietati samurai dell’heavy japanoise underground, il bassista Mitsuru Nasuno (Altered States, Ground Zero, Daimonji, Korekyojinn) e il batterista Ikuro Takahashi (Seishokki, High Rise, LSD March, Psychedelic Speed Freaks), Keiji Haino riesuma il suo famigerato canto e il suo acrobatico chitarrismo assassino per inscenare in Hikari To Nazukeyo l’ennesima rappresentazione anarco-rock del teatro dell’assurdo.


 



In questo nuovo lavoro dei Fushitsusha due o tre novita’ sono immediatamente evidenti. La grafica della copertina che per la prima volta si discosta dal classico e rituale bicromatismo nero-grigio; la durata complessiva dell’album, che con i suoi trentacinque minuti stabilisce il primato sorprendente d’incisione piu’ breve finora mai realizzata e pubblicata dai Fushitsusha e, fatto piu’ rilevante, la maggiore varieta’ e gittata estetica che nel complesso dispensano le sette tracce del disco.


 



Cosi’ se l’iniziale Mada Hikato Nazukerarenai Mono e’ uno squilibrato esercizio post-punk dove solo il basso sordo e martellante di Nasuno e la batteria fortemente sincopata di Takahashi accompagnano Haino nelle sue isteriche declamazioni e contorsioni vocali, la successiva Ore No Wake Mae si rivela all’improvviso come una cupa e dissonante metafora dei Jesus Lizard in chiave noise-jazz noire. Qui il chitarrista balza ferocemente in primo piano, spargendo svisate siderugiche laminate d’acciaio e snocciolando a ripetizione fulminei assolo algebrici e maniacali, a corredo, ovviamente, di vocalizzi atrocemente strozzati e gutturali, mentre (cosa piu’ bizzarra e straniante) sullo sfondo la sezione ritmica macina iperfrazionate e ostinate scale jazz come se al suo posto ci fosse, tutto ad un tratto, la coppia Charlie Haden – Paul Motian. Proseguendo nell’ascolto la decostruzione sonora trova finalmente modo di manifestarsi in (Shire Ru) Toiukoto e Aredakeha, due tracce che nelle sbrindellate armonie e acide cacofonie ripropongono la mai sopita passione di Haino per le mantriche stravanganze dada-blues di Captain Beefheart.


 



Con le due parti interamente strumentali di Chuushin No Ketsui Haino e soci s’immettono invece nel tunnel del loro pachidermico rumorismo sperimentale sulle orme di Hendrix e Blue Cheer. Qui il duplice lato dell’improvvisazione e della saturazione dei volumi si unisce al perverso piacere di giocare a luci spente, letteralmente al buio, con feedback, rumori e rimbombi tanto infernali quanto allucinati e spropositati. In mezzo a quest’immensa e spettrale cattedrale del rumore, tanto per rincarare la dose, trova infine spazio il bradiposo e terrificante doom-metal ambient di Todome Yari Hou (Zenkaku Supesu 2), quasi un tributo ai Melvins piu’ narcolettici e degenerati di sempre. Insomma, in Hikari To Nazukeyo la saga dei Fushitsusha e il cerimoniale iconoclasta del sacerdote nero Haino tornano vigorosamente a splendere e comunque sia, piaccia o meno, il massacro continua.


 


 


 




Voto: 7,5/10


Genere: Avant Noise-Rock / Impro-Psych


 


 




Musicisti:


Keiji Haino – vocals, guitar


Nasuno Mitsuru – bass


Takahashi Ikuro – drums


 


 


 




Brani:


01. Mada Hikato Nazukerarenai Mono


02. Ore No Wake Mae


03. (Shire Ru) Toiukoto


04. Aredakeha


05. Chuushin No Ketsui I


06. Todome Yari Hou (Zenkaku Supesu 2)


07. Chuushin No Ketsui II


 


 





Aredakeha by Fushitsusha

Links:


Keiji Haino Unofficial Website: http://poisonpie.com/sounds/haino/index.html


Heartfast Records: www.heartfast.jp

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