Rimasti un trio dopo le volontarie dimissioni di Tyondai Braxton, i Battles si rigettano nella mischia con il cuore piu’ leggero, consapevoli sin dal principio che il nuovo Gloss Drop non avrebbe mai potuto raggiungere le vette ammiccanti e sperimentali del precedente Mirrored. L’opzione alternativa, intelligente e azzeccata, e’ stata quella di cementare lo spirito costruttivo e paritetico della band, scatenando con fantasia la sua anima piu’ ilare e solare. Per le parti vocali si e’ giocata la stessa carta strategica dei Chemical Brothers, ossia l’ausilio mirato di cantanti ospiti (dal vivo virtualmente video-riprodotti in playback), mantendendo comunque prioritaria e centrale l’essenza esclusivamente strumentale del progetto.
Quest’ultimo aspetto e’ anche quello a cui i Battles devono, piu’ d’ogni altra cosa, la loro credibilita’ e peculiarita’, derivate da un bagaglio tecnico sopraffino e pirotecnico che in Gloss Drop mette a reagire le consuetudini di settore math-jazz-rock con gli idiomi avant pop, elettro-krauti e disco-ritmati, coltivati dagli ultimissimi Gang Gang Dance e Animal Collective, non per nulla formazioni con cui il supergruppo divide la frizzante scena alternativa di New York.
Su questo solco alchemico si muovono, infatti, gli incastri metronomici e geometrici di Africastle, Inchworm e Wall Street, pezzi basati su tempi dispari free style, rapsodie technicolor di tastiere e diorami chitarristici che suggeriscono la danza ed esprimono una tensione verso la forma-canzone pur restando degli impeccabili esercizi strumentali. Di tutt’altro tenore e’ invece Ice Cream, dove la voce manipolata di Matias Aguayo si fonde assai bene con un groove disco ed elettro-funky istericamente burlone, mandato su di giri da Ian Williams con un esplosivo e turbinoso refrain di sintetizzatore. Per quanto riguarda gli altri contributi vocali convincono appieno quelli di Kazu Makino (Blonde Redhead) nella seducente e incalzante Sweetie And Shag (synth pop-rock impregnato d’asfalto e stress metropolitani) e di Yamataka Eye (Boredoms) in quella cosa un po’ “japa-prog” e “dada-pop” intitolata Sundome mentre non ne esce purtroppo bene Gary Numan in My Machine, brano di una certa urgenza “cold wave” che sembra tuttavia farraginoso nel punto di contatto tra basi strumentali e linee vocali. A tenere alto l’indice di eterogeneita’ stilistica del disco concorrono invece Rolls Bayce (rock stralunato a suon di effetti sfasati e rumorini elettronici), Futura (bel motivo algebrico-cubista in chiave space-prog) e la breve Dominican Fade, trasfigurato “merengue” caraibico segnato dal caratteristico ritmo percussivo dello steel drum. L’attitudine a scolpire e a cesellare il suono nel ritmo e nell’armonia con una reiterazione “in progress” resta il riconoscibile marchio di fabbrica dei Battles che a questo punto, dopo aver aggiustato nuovamente la propria rotta, attendiamo fiduciosi e curiosi alla prossima tappa discografica.
Voto: 7/10
Genere: Math Rock / Avant Pop
Musicisti:
Ian Williams – guitar, keyboards
Dave Konopka – bass, guitar, electronics
John Stanier – drums
Brani:
01. Africastle
02. Ice Cream (feat. Matias Aguayo)
03. Futura
04. Inchworm
05. Wall Street
06. My Machine (feat. Gary Numan)
07. Dominican Fade
08. Sweetie And Shag (feat. Kazu Makino)
09. Toddler
10. Rolls Bayce
11. White Electric
12. Sundome (feat. Yamataka Eye)
Links:
Battles: www.bttls.com
Warp Records: www.warp.net