U’Papun: l’uomo nero nel vernacolo barese. E’ questo il nome della band che e’ giunta alla pubblicazione di Fiori innocenti, album d’esordio il cui sound e’ basato sulla contaminazione di tanti generi musicali e sulle commistioni tra musica e teatro. Prima di questo cd il gruppo barese ha aperto concerti di artisti del calibro di Teresa De Sio, Morgan, Marta sui Tubi, Apres la Classe e Rezophonic, ha partecipato a numerosi festival locali e nazionali, ha vinto numerosi concorsi ed ha collaborato con Goran Kuzminac, Suoni Mudu e da ultimo con Caparezza.
Il cd si apre con le risatine maliziose di “Inutile alchimia”, brano sarcastico in cui si intrecciano ritmi mediterranei, atmosfere zigane, rock ed elettronica. Si prosegue sulle ali di un entusiasmo ska che nel ritornello abbraccia anche il rock ed il progressive ne “La sposa in nero”, mentre ne “L’odore delle rose selvatiche” emerge la componente folk che e’ forse quella che risiede maggiormente nel DNA degli U’Papun; le medesime atmosfere sono presenti anche nella successiva “La danza degli insoddisfatti”, pizzica in cui trovano spazio anche chitarre distorte e synth. “Maledettissimi soldi” e’ il titolo piuttosto eloquente della quinta traccia dalla forte matrice rock, invece “La ne’bbie” e’ uno dei primi momenti teatrali che ci regala la band: una poesia in dialetto barese descrive l’omerta’, la quale nasconde la realta’ proprio come se fosse nebbia. “Vivere come un’attrazione” prosegue sulla scia del pezzo precedente e dal punto di vista musicale propone una mirabile contaminazione tra reggae e rock.
Il cd continua a scorrere in maniera molto fluida, permettendo all’ascoltatore di riflettere e di ridere allo stesso tempo, cosi’ come accade ne “L’appapparenza”, primo singolo dell’album che vede la partecipazione di Caparezza e che si occupa del culto dell’apparire e dell’appiattimento culturale della societa’ odierna. La ballata “L’uomo qualunque” si distingue per la sua essenzialita’, invece “Raga fiori” inizia con una dinamica sommessa e dopo cresce con le chitarre rabbiose che anticipano il folk rock travolgente della title-track “Fiori innocenti”. Dopo l’introduzione di “C’era una volta”, gli U’Papun mostrano un ulteriore lato della loro personalita’ artistica con l’ipotetica prosecuzione sarcastica di “Biancaneve (Donna emancipata)”: la stessa protagonista della favola dei fratelli Grimm offre al suo principe un morso della mela avvelenata precedentemente ricevuta dalla strega, liberandosi cosi’ dell’uomo che l’aveva appena risvegliata. Verso la conclusione dell’album il gruppo barese rilegge in chiave molto piu’ passionale la storia shakespeariana di Romeo e Giulietta in “Giulietta”, e si congeda con “L’uomo nero” e con una singolare “Buonanotte”, rispettivamente brano strumentale riassuntivo delle tracce precedenti ed ultima sorpresa del cd.
“Fiori innocenti” e’ un lavoro che presenta molteplici chiavi di lettura, ma non e’ assolutamente dispersivo; e’ un album molto difficile da descrivere, ma estremamente semplice e gradevole da ascoltare per la teatralita’ del cantante-attore Alfredo Colella che si sposa bene con le chitarre di Gigi Lorusso, con il piano e le tastiere di Enrico Elia, con il basso elettrico di Mario Orlandi, con la batteria e le percussioni di Cristiano Valente, con la chitarra acustica di Davide Caselli e con gli innesti teatrali di Francesco Tatone. In altri termini: gli U’Papun partono dal folk trasformandolo in pop, ma non solo. Ogni loro pezzo critica la societa’ odierna sopraffatta dal denaro, dal potere e dalla vanita’, ma non solo. In ogni loro brano sono presenti tre o quattro generi musicali mescolati magistralmente tra loro, ma non solo. Piu’ in generale “Fiori innocenti” descrive la realta’ in modo che l’ascoltatore possa esserne rapito sin dalle prime note e costituisce la prova che gli U’Papun forniscono nuovi impulsi alla contaminazione musicale e tendono allo stesso tempo a rinvigorire la tradizione cantautorale italiana con una versatilita’ unica. Promossi a pieni voti. Ascoltare per credere.
Musicisti:
Alfredo Colella, voce
Gigi Lorusso, chitarra elettrica, classica e fretless, dilruba, liuto arabo, programming, voce
Enrico Elia, piano, synth, programming
Mario Orlandi, basso elettrico
Cristiano Valente, batteria e percussioni
Davide Caselli, chitarra acustica, voce
Francesco Tatone, teatro
Hanno partecipato:
Caparezza, voce in “L’appapparenza”
Alessandro Bianchi, sax soprano e tenore (in “La sposa in nero” e “Biancaneve”)
Emanuele Manzo, violoncello in “Uomo qualunque”
Testi: Alfredo Colella
Copertina: Elvira Frak
Foto: Francesco Ricci
Brani:
01. Inutile alchimia
02. La sposa in nero
03. L’odore delle rose selvatiche
04. La danza degli insoddisfatti
05. Maledettissimi soldi
06. La ne’bbie
07. Vivere come un’attrazione
08. L’appapparenza (feat. Caparezza)
09. Uomo qualunque
10. Raga fiori
11. Fiori innocenti
12. C’era una volta…
13. Biancaneve (Donna emancipata)
14. Giulietta
15. L’uomo nero
16. Buonanotte…
Link:
U’Papun: www.upapun.it