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Paul Dunmall / Paul Lytton / Stevie Wishart: In Your Shell Like
Clive Bell / Sylvia Hallett: The Geographers
Anthony Braxton / Milo Fine: Shadow Company
Roger Smith / Louis Moholo-Moholo: The Butterfly and the Bee
Spontaneous Music Ensemble: A New Distance
Free Base: The Ins And Outs
John Stevens Quartet: New Cool
Paul Rutherford: Neuph
Olaf Rupp / Tony Buck / Joe Williamson: Weird Weapons
Derek Bailey / Evan Parker: The London Concert
Paul Rutherford: Iskra
Urs Leimgruber / Jacques Demierre / Barre Phillips: Ldp – Cologne
Stan Tracey / Evan Parker: crevulations
Free Zone Appleby 2004


 


Paul Dunmall / Paul Lytton / Stevie Wishart: In Your Shell Like [Emanem 4111]


File under: Libera improvvisazione. Il Trio di questo cd dovrebbe essere noto alle orecchie di chi gia’ conosce l’improvvisazione di matrice britannica, ma non per il Trio in quanto tale, quanto piu’ facilmente per i suoi singoli elementi. I cinque brani registrati in quest’album sono libere improvvisazioni su “musica da camera folk”. Genere che si puo’ dire inventato o fatto apposta calzante sulle tessiture che i tre propongono. Nulla di banale, suoni, al contrario, incrinati, provenienti dal passato, ma terribilmente ancorati nel presente, squarciati quel tanto che basta dalla modernita’. Stevie Wishart e’ una musicista specializzata in improvvisazione con l’organetto di Barberia (hurdy-gurdy). Paul Dunmall, che qui suona le cornamuse, e’ ben noto sassofonista. Paul Lytton, noto per il Trio Parker/Guy/Lytton, e’ il migliore accompagnatore dei due improvvisatori alle percussioni. Il risultato, musiche e musicisti, e’ singolarmente interessante.


 


Clive Bell / Sylvia Hallett: The Geographers [Emanem 4112]


File under: Libera improvvisazione. Se il Trio Dunmall/Lytton/Wishart gioca in casa con il proprio passato, Clive Bell e Sylvia Hallett, “i geografi”, prendono come punto di partenza altri punti di vista per un viaggio negli strumenti e nelle musiche strano e accattivante. The Geographers lavora sull’improvvisazione, ma anche, e mi pare soprattutto, sull’esoticismo, ovvero su quel senso (misterioso? inquietante? trasognato?) dell’Oriente, della lontananza, del viaggio che si perde nel tempo e nello spazio. La violinista Hallett la si conosce per le sue intrepide registrazioni con ruote di bicicletta, qui pero’ va oltre suonando oltre che violino e viola anche strumenti della tradizione giapponese, come sarangi e mbira. Bell si cimenta in strumenti a fiato di varia matrice, forma, materia, provenienza, antica Grecia, Giappone, Tailandia in particolare. La Hallett aggiunge un importante e significativo apporto elettronico a musiche che mantengono un sapore indeterminato e aureo, reso ruvido solo dagli effetti conturbanti dell’improvvisazione. Stilettate e lancinanti ribollimenti, poi tutto sembra piombare nel vortice di un nebuloso altro mondo. L’Oriente pulsa come fosse una giungla inquietante nella quale Bell e la Hallett si muovono guardinghi. Preso in questa dimensione (che paradossalmente e’ frutto solo della fantasia dei due musicisti) The Geographers e’ un lavoro insuperabile!


 


Anthony Braxton / Milo Fine: Shadow Company [Emanem 4113]


File under: Libera improvvisazione. La musica di Shadow Company, improvvisata in tempo reale, e’ presentata cosi’ come suonata, nella sua interezza. Registrato il 23 febbraio 2004 alla Wesleyan University, questo lunghissimo “flusso” e’ stato convenzionalmente suddiviso in undici parti, per convenienza dell’ascoltatore, ma in realta’ non serve ad orientare in una musica davvero complessa e vertiginosa. Sono sufficienti gli strumenti che girano, Braxton con i suoi sassofoni, Milo Fine alle percussioni, piano e clarinetti, a confondere, a ingarbugliare l’ascolto, a spostare sempre il piano dell’attenzione verso l’altrove e l’oltre. Il segreto dell’interpretazione di questa musica (ma va interpretata o solo ascoltata cosi’ come estemporaneamente e’ stata realizzata?) e’ forse nell’ombra, nella compagnia d’ombra, in quello che ci si intravede, ma anche in quello che vertiginosamente nasconde. La luce e’ una maglia a maniche strette, come lascia intuire la foto di copertina di Charles Gillett. Buon suggerimento d’ascolto.


 


Roger Smith / Louis Moholo-Moholo: The Butterfly and the Bee [Emanem 4114]


File under: Libera improvvisazione. “La farfalla e l’ape” e’ la storia dell’incontro tra il chitarrista Roger Smith e del percussionista Louis Moholo-Moholo. Entrambi vogliono sbattere forte forte le ali e farsi sentire. “Non sento abbastanza la tua chitarra!”, impazientemente borbotta un fruscio sulle percussioni, cui segue un gorgoglio sulle corde. È l’inizio di una storia, un gioco, un allegro e scanzonato corrersi dietro, incalzarsi. Folate, sbattiti, eccitamenti, brulicanti energie corrono sotterranee a questo lavoro. Bello nella sua estemporaneita’ (ricercata e meditata, per nulla casuale).


 


Spontaneous Music Ensemble: A New Distance [Emanem 4115]


File under: Libera improvvisazione. Senza dubbio lo Spontaneus Music Ensemble – in tutte le sue varianti – e’ uno dei gruppi portanti dell’improvvisazione inglese. Monumento delle esperienze radicali e improvvisative degli anni Sessanta, “il SME e’ voluto, a volte mutando anche in Orchestra, al pari del AMM, fuori dal free jazz, diventando una filosofia che ha cercato di evitare ogni struttura predeterminata o qualsiasi materiale in sostegno di melodia, armonia o ritmo”. Indispensabile, dunque, per chiunque voglia conoscere la storia dell’Ensemble l’ascolto di questo lavoro. Si tratta di una ristampa, precedentemente edita per Acta, di una registrazione del 1993 che vede John Butcher (sassofoni) affiancare John Stevens (batteria e mini-tromba) e Roger Smith (chitarra spagnola), con Neil Metcalfe al flauto in due soli brani. È questo il terzo lavoro dello SME [prima Low Profil, Emanem 4031; Hot And Cold Heroes, Emanem 4008] che vede una formazione priva del cuore del gruppo, vale a dire Evan Parker, Trevor Watts, Derek Bailey e Kent Carter. La filosofia dell’Ensemble rinnova, dunque, le sue coordinate, ma non cambia il baricentro. Un disco assolutamente, storicamente, jazzisticamente essenziale.


 


Free Base: The Ins And Outs (2003) [Emanem 4116]


File under: Libera improvvisazione. Disco free in tutto e per tutto quello del Trio Free Base, nato negli anni Novanta per impulso di Alan Wilkinson ai sassofoni, con Marcio Mattos al contrabbasso e Steve Noble alle percussioni. Costruita mattone dopo mattone la tessitura di questi in ed out e’ decisamente complessa e ben riflette la chimica dei musicisti coinvolti in un progetto oramai ultradecennale. In questo nuovo lavoro sono proposte sette tracce, registrate in studio nel settembre 2003, ciascuna delle quali i tre sviluppano differenti idee in vari lassi temporali. Pratica questa diversa dall’improvvisazione durante performance, in un lungo flusso ininterrotto, dentro il quale si crea una tensione emotiva unica, si sviluppa un’idea, elaborata ampiamente, in profondita’, nella sua interezza. Proprio sulla diversita’ tra questi due processi e’ costruito questo progetto. Si tratta di un disco interessante per esplorare pratiche della libera improvvisazione. Nulla di estemporaneo, tutt’altro.


 


John Stevens Quartet: New Cool (1992) [Emanem 4117]


File under: Libera improvvisazione. Attivo nelle band RAF a Londra tra il 1958 e il 1964, co-fondatore dello Spontaneus Music Ensemble, interessato e devoto alla musica free negli anni Settanta e Ottanta John Stevens (1940-1994) ha suonato e dato vita a moltissime formazioni che assoldavano nuovi talenti inglesi. New Cool, registrato al Crawley Jazz Festival del 1992, e’ un eccellente esempio di quanto seriamente Stevens prese la sua missione con i giovani. La musica di questo lavoro e’ molto gioiosa, esuberante, briosa, con echi di Miles Davis, Charles Mingus e Ornette Coleman, Paul Bley. La linea melodica, puntellata di allusioni e motti free, e’ interessante, molto avvincente. Sicuramente si tratta di uno dei piu’ bei lavori di John Stevens.


 


Paul Rutherford: Neuph (1978-80) [Emanem 4118]


File under: Improvvisazioni per compositore o composizioni per improvvisatore. Trombonista nello Spontaneus Music Ensemble, nell’Iskra 1903 e nella Jazz London Orchestra, Paul Rutherford ha realizzato importantissimi lavori in solo nell’ambito dell’improvvisazione inglese tra gli anni Settanta e Ottanta. Due importantissimi lavori, The Gentle Harm of the Bourgeoisie [Emanem 4019], Trombolenium [Emanem 4072], a cui si aggiunge la recentissima ristampa di Neuph (1978-80), offrono un quadro forse non completo, ma fondamentale, di questo strumentista. È questo il suo terzo album in solo, dopo The Gentle Harm del 1974 e Old Moers Almanac del 1976, mai ristampato su cd, diverso dai precedenti concerti perche’ suonato per trombone ed euphonium e registrato in studio con tecniche di sovra registrazione. Pulita dall’originale LP, trasferita, rimasterizzata e rimessa alla luce dopo quasi un trentennio, la musica di questo lavoro mantiene ancora intatta tutta la sua potenza e il suo interesse. Esperimenti sulle linee o i livelli di incisione che oggi parrebbero superati mantengono l’aurea e quel senso di immediatezza con cui furono realizzati. Meraviglioso semplicemente.


 


Olaf Rupp / Tony Buck / Joe Williamson: Weird Weapons (2002) [Emanem 4119]


File under: Libera improvvisazione. Un altro Trio nelle recenti pubblicazioni Emenem. La formazione e’ questa volta eterogenea: si tratta di un piccolo ensemble che unisce il chitarrista tedesco Olaf Rupp, il percussionista australiano Tony Buck e il contrabbassista canadese Joe Williamson, tre musicisti, con differenti background, incontratisi durante un soggiorno a berlino nel 2002. La musica che ne esce fuori e’ straordinaria, densa come colore sulla tela, liquida come inchiostro sulla carta, immediata, estemporanea, scura e lucente. Un amalgama che combina forme e immagini, piena di contrasti e sempre cangiante. Due lunghissime tracce, di mezz’ora l’una, senza amplificazioni o stravolgimenti elettronici, fanno ben pensare sullo stato del jazz, free perche’ aperto come il piu’ casuale degli incontri, vertiginoso. Sublimi certi passaggi chitarra-percussioni…


 


Dopo una lunga collaborazione incominciata nel 1970 con la Incus Records e con l’etichetta indipendente E.P., nel 2001 il sassofonista inglese Evan Parker – figura storica dell’avanguardia europea – ha deciso di fondare una propria etichetta a cui ha dato il nome di PSI. Il monogramma e’ in relazione ai numeri irrazionali, un fenomeno che, secondo Parker, “ha a che fare con l’essenza del fare musica improvvisata”.
Assistito da Martin Davidson della Emanem, Parker ha gia’ al suo attivo un nutrito catalogo, con cd che documentano tanto le sue registrazioni in solo e con musicisti dell’area free europea e americana a lui vicini (Han Bennink, Gorge Lewis, Stan Tracey, Paul Lytton), che incisioni in solo di altri jazzisti del calibro di Gerd Dudek, Kenny Wheeler o Alexander von Schlippenbach.
Quella che segue e’ una rassegna delle uscite del 2005.


 


Derek Bailey / Evan Parker: The London Concert [Psi 05.01]


Figure di incommensurabile importanza nella musica contemporanea, Derek Bailey e Evan Parker sono rimasti fedeli ad una filosofia radicale dell’improvvisazione dispensata in tutti i parametri di musica: linea, ritmo, armonia verticale. The London Concert e’ una ristampa di un concerto tenutosi al Wigmore Hall di Londra nel 1975, la cui performance e’ stata registrata per intero da Martin Davidson della Emanem, escluse due brevissime parti introduttive. In quasi tutte le tracce, Derek Bailey usa una chitarra stereo con due speaker controllati da pedali a volume, ma per il suo secondo solo ha usato una chitarra modificata con 19 corde. Evan Parker suona un sassofono soprano nella prima parte e tenore nella seconda. Fin qui la tecnica. Oltre c’e’ tutto che racchiude una musica sovversiva, libera e liberata.


 


Paul Rutherford: Iskra [Psi 05.02]


Iskra e’, insieme allo Spontaneus Music Ensemble, uno dei gruppi di improvvisazione radicale inglese che ha lasciato un segno profondissimo e indelebile. Il trombonista Paul Rutherford, Robert Javis e Lawrence Casserley al live computer processing sono la nuova formazione riunita da Casserley nel settembre 2004. Anni a parte, i tre sono ancora maestri – e che maestri! – nella sublime e sopraffina arte radicale. Nuovi suoni, nuovi orizzonti, nuove tessiture per una musica rivoluzionaria improvvisata. L’ultimo bagliore che puo’ illuminare sulla lunghissima odissea della musica di Rutherford. Una sola indicazione: “La musica di questo cd e’ ricca e concentrata; non e’ necessariamente detto che vada ascoltata tutta in una sola volta. Suggeriamo di prendervi una pausa tra il primo e il secondo atto.”


 


Urs Leimgruber / Jacques Demierre / Barre Phillips: Ldp – Cologne [Psi 05.03]


Trio di formazione quasi tradizionale, formato dal sassofonista Urs Leimgruber, dal pianista Jacques Demierre e dal contrabbassista Barre Phillips, ma dai rovesci nettamente imprevedibili, il Trio di Ldp – Cologne presenta una registrazione inedita per l’etichetta di Evan Parker. I tre sono navigati – si sa Leimbruger e’ quel che si definisce un sassofonista “post-coltraniano”, Demierre e’ pianista che gia’ ha affiancato Parker e per lungo tempo anche il sassofonista Hans Koch, Phillips e’ da meta’ degli anni Sessanta ispiratore di alcuni dei gruppi di interessanti dell’improvvisazione -, ma se in tanti casi le onorificenze non bastano a trovare il giusto groove, in questo caso servono a scavare nella memoria. Un esercizio di maieutica, in fondo, a cui l’ascoltatore assiste commosso e scombussolato. Siamo in terreni ardui, in fondo.


 


Stan Tracey / Evan Parker: crevulations [Psi 05.04]


Il duo di Stan Tracey al piano ed Evan Parker al sassofono tenore e’ del tutto metafisico.
Questa registrazione e’ stata effettuata al Festival Appleby e’ in uno spazio antico, la chiesa di Sth. Michael. Quattro tracce astratte e misteriose, “Bendalingo’s Dream”, “Crevulation”, “The Streatham Walk”, “Babazuf”, che pitturano geometrie nell’aria, figure che si muovono, indefinibili. Nel libretto e’ riportata una lunga iscrizione di una tomba del I secolo. Una guida all’ascolto? Nota (e di non poco conto): la registrazione e’ stata effettuata, poi mixata e masterizzata da Chris Trent, co-autore di The Earthly Recordings of Sun Ra (Cadence Jazz Books).


 


Free Zone Appleby 2004 [Psi 05.05]


È questo il terzo cd della Psi che documenta la Free Zone del Festival Jazz di Appleby in Inghilterra [il precedente e’ psi 04.05], spazio che il direttore artistico del festival Neil Ferber ha concesso a Evan Parker per realizzare un’utopica “zona libera” dove poter dare vita a tutte le possibili e desiderate collaborazioni tra musicisti che partecipavano al festival. La Free Zone del 2004 vede schierato una formazione diversa da quella dell’anno precedente. Questa volta in scena e’ andato un quintetto formato dal sassofonista Evan Parker, dal bassista Barry Guy, dal violinista Philipp Wachsmann, dal percussionista Paul Lytton e da Joel Ryan al live processing. Stavolta sono stati registrati otto brani, sempre seguendo una regola combinatoria che prevede che il quintetto non si presenti mai in una formazione al completo, ma che i vari membri interagiscano tra loro in diversi momenti. Ancora una volta il percorso “random” che ne risulta vuole mettere in luce le diverse possibilita’ espressive della formazione de-costruita come entita’ unica, ma organizzata, reinventata nelle sue differenti singolarita’ e sensibilita’. L’unione discontinua e volutamente improvvisata dei diversi musicisti – ciascuno dei quali dotato di diverse potenzialita’ espressive – crea una conturbante discontinuita’ anche nell’ascolto, ascolto non facile, certo, ma in ogni caso ricco di interessanti guizzi improvvisi. Si aggiunga qui l’essenziale apporto del live processing.


 


Links:
Emanem:
www.emanemdisc.com
Psi Records: www.emanemdisc.com/psi.html
Milo Fine: www.fetik3.com/milofine/
Paul Rutherford: www.shef.ac.uk/misc/rec/ps/efi/mrutherf.html
Evan Parker: www.shef.ac.uk/misc/rec/ps/efi/mparker.html
Sylvia Hallett: www.sylviahallett.5u.com/
John Butcher: www.johnbutcher.org.uk/

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