Dalla Terra Dei Fuochi

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Già al primo ascolto si ha la sensazione di avere tra le mani un CD che ha qualcosa di “diverso”, sensazione che diventa, dopo una valutazione più’ attenta, la certezza che trattasi di uno dei progetti musicali più’ originali e sorprendenti che sia capitato di ascoltare negli ultimi tempi. Appena il disco finisce si e’ fortemente portati a ricominciare l’ascolto ed a ripetere il ciclo per almeno tre volte. La struttura e’ quella di un concept-album che racconta, con una musicalita’ inattesa ed accattivante, storie accomunate dal sottile filo conduttore della tragedia del profondo sud.

Diversi i doppi sensi, tutti finemente e strettamente intrecciati, che e’ possibile apprezzare ed ipotizzare gia’ a prima vista, tutti fortemente probabili e sensati. A cominciare dal nome dell’ensemble, ReFusion, che ufficialmente sta per “Ricerca e Fusione”, ma che ammicca anche all’R’&B, elementi questi – la ricerca, la fusion, l’R’&B e pure una buona dose di funky con qualche accenno di classica – di cui il disco e’ peraltro riccamente intriso.

“Refusion”, “errore”, rimanda al concetto per cui tutto quello che non e’ “conformismo” sarebbe un “refuso”, un errore, appunto.

Senza trascurare che il nome si potrebbe ancora leggere “Arrefusion”, che in napoletano sta per “rifondere”, rimetterci qualcosa, come di fatto ci hanno rimesso le generazioni passate subendo invasioni e dominazioni e come ci rimettono la generazioni attuali dovendo subire inaccettabili compromessi.

L’osservazione che segue a ruota e’ il titolo dell’album, Dalla Terra Dei Fuochi, definizione quanto mai azzeccata di quel martoriato lembo d’Italia cui si riferisce, un’area soggetta, appunto, prima alla dominazione dei vari invasori che si sono susseguiti  e, dopo, a quella dei diversi malavitosi, dai trafficanti di rifiuti tossici, agli estorsori, ai camorristi, e cosi’ via.

Immediatamente a seguire le osservazioni che derivano dall’ascolto, una rilettura della storia del Sud-Italia e delle “discutibili” politiche che lo hanno governato, con spunti per discussioni dalle quali si può’ uscire con un parere favorevole o contrario ma con un sicuro arricchimento critico… un “omaggio sui generis”, un “diverso punto di vista”, “l’altra faccia” del cento cinquantenario dell’Unita’ Nazionale… Un brano su tutti 150 Anni che, in nome dalla fusion, contiene anche una citazione colta all’Aria sulla IV Corda di Joan Sebastian Bach utilizzata anche per rievocare le dissertazioni storiche di Alberto e Piero Angela.

Passando poi al discorso musicale, le sonorita’ sono quelle proprie della fusion – jazz, rock e blues – cui si affiancano elementi “impropri”, costituiti da sonorita’ popolari ed etniche tipicamente mediterranee, connotazioni forti di napoletanita’, ma di quella intelligente e positiva, quasi fossero stati a tratti suggeriti dall’impareggiabile talento di Roberto De Simone in persona, che senza dubbio deve far parte del bagaglio culturale del gruppo e deve averne condizionato l’opera. Fantastici tappeti di archi dal forte sapore classico contrastano fortemente con i canoni strumentali della musica fusion, compresa la ri-comparsa delle sonorita’ del vecchio “Moog” e del mai tramontato “Hammond”.

Al termine del disco stupisce – ancora una volta – l’ultimo brano, Sofia Dorme Gia’, una struggente ninna nanna, tutt’altro che fusion…

Una piccola miniera, insomma, di trovate argute realizzate con intelligenza e riportate con gusto in chiave musicale.

Tra le molte impressioni positive di questo album, emerge anche qualche piccolo difetto. Spiace un pò la qualita’ della registrazione e dell’equalizzazione complessiva che, almeno nella copia che mi e’ capitato di ascoltare sembra, in certi tratti, troppo spinta nei livelli sonori, al punto di scantonare in sgradevoli distorsioni e addirittura piccoli clip delle casse acustiche… Una caratteristica non del tutto irrilevante, cui dovra’ essere certamente riservata in futuro maggiore attenzione ma che, comunque, non puo’ – e non deve! – minimamente adombrare il valore complessivo di un’operazione artistica che merita senz’altro di incassare – pur nelle difficolta’ del momento storico che attraversiamo, peraltro assolutamente pertinenti con le tematiche “politiche” esaminate nel disco – successi e sviluppi successivi.

Musicisti:

Emanuele Ammendola – Basso – Voce

Paolo Pironti – Sassofoni

Luca Di Sieno – Percussioni – Oboe – Chitarre – Voce

Marco Fiorenzano – Pianoforte

Pietro De Luca Bossa – Batteria – Voce

Elena D’Orta – Violino

Francesca Masucci – Violino

Natale Atripaldi – Viola

Eleonora Ciervo – Viola

Norma Ciervo – Violoncello

Catello Tucci – Violoncello


Brani:

01)Aveto e Forte

02)Cantame

03)Come Sembri

04)150 Anni

05)Assai Stupida

06)Dowi

07)Ninno

08)Ego

09)Sofia Dorme Già