Chet Baker With The Bradley Young Trio – Chet In Chicago

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Sembra una favola, ma e’ una storia vera, uno di quei tanti eventi che – si scoprira’, come in questo caso, a distanza di anni – non si crede che possa mai accadere davvero nella vita di una persona.
Bradley Young e’ figlio di genitori musicisti, e mastica quindi musica fin dalla nascita. Inizia a frequentare il pianoforte gia’ tra i quattro ed i cinque anni ma, di leggere la musica, non ne vuole proprio sapere. Cosi’, fino a verso i 13 anni, impara a suonare seguendo i dischi a 78 giri di blues e boogie che trova in casa e, con questa pratica, l’arte dell’improvvisazione. Bradley compira’ poi gli studi al conservatorio ma quest’esperienza d’improvvisazione sara’ il vero grande insegnamento della sua vita.
Poi, un giorno del 1981, Young viene a sapere che c’e’ un concerto Chet Baker, uno dei suoi idoli, al Jazz Showcase di Chicago. Si reca subito li’ con i dischi di Baker in suo possesso sotto il braccio, intenzionato a farseli autografare tutti. Riesce ad avvicinarlo subito prima del concerto, si presenta come pianista e Baker e’ cordialissimo. Anzi e’ simpaticamente colpito dalla raccolta di vecchi dischi e, riguardandoli, ricorda fatti e storie, e racconta aneddoti. Young e’ gia’ fuori di se per l’emozione quando Baker si accommiata e si allontana per andare ad iniziare il concerto, ma non crede alle sue orecchie quando, poco dopo, Baker torna al suo tavolo, gli dice che il suo pianista e’ in ritardo e gli chiede se per caso gli va di iniziare il concerto con lui. Nasce cosi’ un’amicizia che portera’, cinque anni dopo, nel 1986, alla registrazione dei brani di questo disco, tra gli ultimi che Chet Baker registrera’ prima della sua morte.

Difficile trovare le parole giuste per descrivere le performances di un grande come Chet Baker: Enrico Pieranunzi, che e’ stato grande amico di Chet e che ha condiviso con lui diverse esperienze musicali, racconta spesso degli insegnamenti che ha appreso da lui; di come fare jazz possa basarsi su metodi completamente opposti, sull’armonizzazione dei temi attraverso l’utilizzo di scale musicali articolate e complesse oppure sul metodo “Baker”, indugiando a volte su una sola nota, lentamente, ripetendola piu’ volte, valorizzandola e conferendo ad essa tutta la sua importanza e convergendo su di essa tutte le attenzioni dell’ascoltatore. Un modo diverso ed originale di fare jazz, disteso e riflessivo, a tratti profondamente poetico ed introspettivo, che raramente ha lasciato spazio a virtuosismi gratuiti, che e’ stato alla base della scuola di Chet Baker.

Oltre a Chet Baker, alla tromba ed al canto, ed a Bradley Young al piano, hanno preso parte alle registrazioni Larry Gray, uno dei piu’ ricercati contrabbassisti statunitensi e Rusty Jones, eccellente batterista di Chicago, con la partecipazione straordinaria di Ed Peterson al sax tenore, un musicista che ha collaborato con le piu’ grandi firme del jazz mondiale.

Nel disco, Baker e Young rivisitano diversi classici del jazz, tra cui Old Devil Moon, di Burton Lane, due pezzi di Miles Davis, Sippin’ At Bell e Solar, e una struggente My Funny Valentine, di Richard Rogers, cantata dallo stesso Baker col suo inconfondibile stile “desafinado”, ed interpretata con la tromba impregnata di lirismo come in un’impagabile ed irripetibile lezione di poesia.


Musicisti:

Chet Baker – trumpet


Ed Petersen – tenor sax


Bradley Young – piano


Larry Gray – bass


Rusty Jones – drums


Brani:


01) Old Devil Moon


02) It’s You or No One


03) We’ll Be Together Again


04) Ornithology


05) Crazy Rhythm


06) My Funny Valentine


07) Sippin’ at Bells


08) Solar

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