La dicono simile a Lisa Germano, Liz Phair, Cat Power e Tara Jane O’Neill, per linee vocali, duttilita’ musicali e capacita’ di scrittura. Ma nel pubblico come nel privato, il personaggio Mirah (al secolo Mirah Yom Tov Zeitlyn) e’ in fondo ancor piu’ complesso, sfaccettato e singolare. Scrittrice, pittrice, attrice, attivista pacifista-ecologista, e per quel che piu’ strettamente ci riguarda, eclettica polistrumentista e cantautrice, Mirah precipita ed esercita la propria arte in suoni e situazioni tra il magnifico e il contraddittorio, sfuggendo ai cliche’ della canzone d’autore (lo-fi, indie pop e rock-campfire) con la stessa naturalezza cui ci ha abituato Phil Elvrum dei Microphones, non per nulla datore di lavoro, ammiratore e protettore della giovane artista lesbo-gay da qualche anno residente a Portland. Cosi’ questo nuovo undicesimo atto intitolato (A)spera sembra ancor di piu’ il tentativo ambizioso di riunire in un complesso eterogeneo quelle molteplici anime estetiche e culturali che, cumulandosi poco per volta nei suoi precedenti lavori, hanno contribuito a svelare gli interessi e le influenze di Mirah. Dieci brani uno diverso dall’altro, per un viaggio d’ascolto in cui confluiscono e reagiscono moderne evanescenze chamber-pop-folk (la bellissima Generosity), umbratili filigrane elettroacustiche (The Wolrd Is Falling), soffici armonie vocali icuneate tra le esotiche e arpeggiate note di una kora (Shells), languorose e inebrianti trame a tempo di bossanova (Country Of The Future), ascensionali impennate country-rock contrappuntate da fiati mariachi e percussioni tribali (The Forest), sensuali esperimenti jazz-pop (Gone Are The Days), ruvide opalescenze elettriche legate a soffici spore orchestrali (The River) e incantevoli arrangiamenti “gamelan-pop” (la splendida While We Have The Sun, ripresa dall’album Songs From The Black Mountain Music Project). Sublime, carezzevole e viscerale, la voce di Mirah svolge come al solito un ruolo espressivo e melodico di primo piano, trovando i colori e timbri giusti per adattarsi all’ampio set strumentale provvisto da collaboratori e ospiti eccellenti, tra cui Tara Jane O’Neill e l’amico (qui anche produttore) Phil Elvrum. Un disco di gran classe, assai bello e variegato, il che di questi tempi discograficamente ipertrofici non significa affatto poco.
Voto: 7,5/10
Genere: Indie Pop-Rock / World-Chamber Folk / Songwriting
Musicisti:
Mirah – vocals, guitar, piano
Phil Elvrum – guitar, piano, organ, cymbals
Tara Jane O’Neill – guitar, bass
Chris Funk – dobro, mandolin, hurdygurdy, dulcimer, celeste, cello
Cory Gray – trumpet
Jeff Brown – baritone sax, tenor sax
Christopher Doulgeris – bass, guitar, piano, pump organ, horn
Lori Goldston – cello
Doug Jenkins – cello
Lisa Molinaro – viola
Kane Mathis – cora
Cynthia Nelson – flute
Toussaint Perrault – trombone, trumpet, tuba
Robert Andrew Jones – double bass
Justin Mackovich – violin
Brani:
01. Generosity
02. The Wolrd Is Falling
03. Education
04. Shells
05. Country Of The Future
06. The Forest
07. Gone Are The Days
08: The River
09. Bone And Skin
10. While We Have The Sun
Links:
Mirah: www.myspace.com/coldcoldwater
K Records: www.krecs.com