Seldom

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Disco indubbiamente meno immediato del precedente ed ottimo “Dark Flavour”, il nuovo “Seldom” rappresenta tuttavia una svolta estetico-espressiva del tutto particolare per il giovane Alessandro Lanzoni, un tentativo (direi più che riuscito) di palesare curiosità e maturità sul duplice versante di scrittura e improvvisazione. Se è vero che il puro talento si rivela realmente sulla scorta di certe scommesse e nell’assunzione di una concezione musicale visionaria e immaginifica, per nulla conformista e anzi, volenterosa di correre anche dei rischi, allora potrei dire che “Seldom” grida e sbandiera vittorioso tutte le belle doti e qualità che giustamente da più parti si ascrivono al pianista toscano.

 

Intuito e fortuna hanno poi fatto sì che in Matteo Bortone e Enrico Morello egli trovasse i partner e compagni di viaggio più idonei per metter in piedi lo splendido trio che già dopo un paio di dischi rappresenta una delle più belle ed affidabili esperienze da provare anche dal vivo.

 

Come anticipavo in apertura, “Seldom” è una fotografia del tutto differente del Lanzoni che eravamo abituati ad ascoltare. In primo luogo perché l’artista spicca un deciso volo verso i cieli della contemporaneità, affrancandosi da certi cliché manieristici in cui indulgono troppi jazzisti italiani (purtroppo anche giovani) che con la menata del sussiegoso rispetto verso la tradizione faticano a liberarsene solo dopo carriere fatte di anni.

 

Sia ben chiaro, nel jazz come nel linguaggio dell’improvvisazione ci sono generi, correnti e stili tra i più diversi, tutti belli, positivi e affascinanti nella misura in cui i loro interpreti e portavoci risultino sinceri, coerenti e riconoscibili rispetto a certi canoni. Dei maestri e dei giganti innovatori sappiano ormai bene nomi e produzioni. Sono l’ancora e il rifugio nei momenti di incertezza, quando non sappiamo più dove andare a parare nel momento in cui si è spenta la vertigine della meraviglia e dello stupore che solo la genialità sa provocare. Ciò che manca ormai da anni sulla piazza italiana del jazz è la capacità delle nuove generazioni di musicisti di imparare a camminare da soli per tentare di creare qualcosa di personale e attuale, pur se slegato da linguaggi estremi o prassi sperimentali.

 

Un esempio e un raro tentativo di ciò proviene dal nuovo materiale di “Seldom”, dove è nettamente percepibile una ventata di freschezza apportata da strutture complesse ma al tempo stesso armoniosamente fluide e in linea con un gusto e una sensibilità che guardano al presente. Il fatto che il trio tragga ulteriore vantaggio e ispirazione da un fuoriclasse della tromba contemporanea quale Ralph Alessi non ne diminuisce i meriti. Infatti il repertorio del nuovo album è stato inizialmente pensato e composto senza neanche avere in mente la presenza e la figura di Alessi, piuttosto l’incontro (voluto e realizzato successivamente da Lanzoni) si rivela qui come un importante banco di prova per la duttilità tecnica ed empatetica del gruppo, capace di dialogare in maniera brillante con il trombettista statunitense nelle frastagliate e dinamiche trame di Wine And Blood, Yuca e Big Band o in quelle più ovattate e suadenti di Tri-Angle, unica composizione firmata dal contrabbassista Matteo Bortone che qui si pone al centro della scena con un piacevole assolo.

 

Altra ragione di essere sono invece Horizonte, Maleta e Blue Tale, tre brani improvvisati in duo per piano e tromba che nella loro incredibile scorrevolezza e organicità trasmettono il virtuosismo pratico della fantasia tecnica e quello mentale del reciproco ascolto messi in campo da Alessi e Lanzoni.

 

Infine, per saggiare in modo isolato i progressi del trio e il suo modo di reagire alle nuove idee proposte da Lanzoni ci sono Composition e Zapataca, rispettivamente collocate al centro e al termine della scaletta. La prima è una traccia di ben dieci minuti che ad una prima parte liricamente atmosferica e circospetta fa seguire un sussultante corpo sonoro costituito da ritmi dispari e sincopati, scale e riff accavallati dove il pianismo di Lanzoni mostra la sua brillante voce su un tema portante ostinato e febbrile. La seconda gioca ancor di più su metodiche percussive esaltate efficacemente dal walking pizzicato di Bortone e dall’inventivo lavoro ritmico di Morello, il tutto magnificato dal tocco agile e creativo di un Lanzoni in pieno stato di grazia. In conclusione, disco superbo sia per contenuti sia per qualità d’esecuzione, il che fa presagire qualcosa di ancor più grande nel prossimo avvenire.

 

 

 

Voto: 8/10

Genere: Modern Jazz

 

 

Musicisti:

Alessandro Lanzoni – piano

Ralph Alessi – trumpet

Matteo Bortone – double bass

Enrico Morello – drums

 

 

Brani:

01. Wine And Blood

02. Horizonte

03. Yuca

04. Big Band

05. Maleta

06. Composition

07. Tri-Angle

08. Blue Tale

09. Zapatoca

 

 

Links:

Alessando Lanzoni

CAM Jazz