ALCESTE AYROLDI: L’evoluzione degli standard nel jazz

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Le attivita’, gli interessi e gli studi in campo musicale fanno di Alceste Ayroldi un agitatore e un promotore culturale di raro spessore, nonche’ un critico musicale tra i piu’ preparati e accreditati nella stampa musicale specializzata (collabora attualmente alle riviste Musica Jazz, Il Giornale della Musica, Andy Magazine ed e’ editor manager del web magazine Jazzitalia). Docente di storia della musica moderna e contemporanea (Accademia Unika di Bari) nonche’ di Legislazione e Marketing dello Spettacolo presso il Centro Nazionale di Formazione Musical e Teatro Canzone di Casaleggio (RE), e’ anche componente del Comitato Scientifico del Centro Studi Diritto dello Spettacolo. Condirettore didattico della sezione musica dell’Accademia dello Spettacolo Unika e condirettore artistico del Jazz Club Ueffilo di Gioia del Colle (Bari), ha collaborato in qualita’ di consulente, responsabile della comunicazione e relatore con numerose realta’ culturali e festival del territorio italiano tra cui l’Etnafest (Catania), il Sovrano Festival (Alberobello), Il Libro Possibile (Polignano a Mare), Il Valdarno Jazz Festival (Montevarchi, Arezzo) e il Mediterraneo Jazz Festival (Isola d’Elba). Molte anche le presenze in qualita’ di membro o presidente nelle giurie di prestigiosi premi e contest nazionali quali il Premio Massimo Urbani, il Donna Jazz in Blues, il Concorso Internazionale San Nicola e Jazz By The Pool. Attualmente e’ conduttore del “Retropalco” per la rassegna Musica al Parco del Teatro Carlo Gesualdo di Avellino 2012 e coordinatore artistico del Multiculturita Europe Competition.


 



Tra i numerosi incontri e workshop inseriti nel contesto dell’attuale edizione 2012 dell’Orsara Musica Jazz Festival spiccano anche la serie di conferenze e dibattiti che Ayroldi condurra’ sull’interessantissimo tema de L’evoluzione degli standard, sicura fonte di ricche osservazioni e riflessioni su un repertorio vasto e complesso. Abbiamo cosi’ deciso di intervistare il collega per ottenere da lui opinioni sull’argomento e informazioni dettagliate su modalita’ e contenuti al centro degli incontri.


 


 



Sound Contest: Quest’anno, all’interno della XXIII edizione dell’Orsara Musica Jazz Festival, terrai una masterclass dal titolo “L’evoluzione degli standard”. Su quali presupposti teorici o basi pratiche si svilupperanno gli incontri e, soprattutto, cosa si deve aspettare di conoscere o ascoltare chi vi partecipera’?


(Alceste Ayroldi) Il breve seminario parte da un brainstorming con Lucio Ferrara, direttore artistico del festival e dalla mia idea (vecchia idea) di supportare cio’ che gli allievi dei seminari imparano durante i corsi. Il seminario intende far conoscere agli allievi dei seminari orsaresi la storia e i profili estetici dei brani che gli stessi studieranno durante le attivita’ didattiche. Cosi’ da poter far comprendere l’essenza dei brani che saranno studiati ed eseguiti e conoscere le pieghe storiche delle loro evoluzioni e dei loro arrangiamenti. Tutto cio’ con l’ausilio di materiali audio/video nonche’ apposite dispense. Gli incontri saranno finalizzati, inoltre, a insegnare i metodi di ricerca sia nella letteratura jazzistica, che in quella storica in generale.


 



Per il modo in cui hai pensato di organizzare questo specifico (e non facile) argomento quali autori e materiali hai selezionato e per quali ragioni?


Come dicevo, i brani e gli autori sono direttamente collegati a cio’ che gli allievi affronteranno durante i seminari di strumento. Quindi, possiamo dire che le scelte sono obbligate. Un ruolo centrale e d’ossequio (anche per il centenario della nascita) sara’ nei confronti di Gil Evans e del suo rapporto con Miles Davis. Un supporto imprescindibile sara’ dato dai video e audio che saranno ascoltati proprio per evidenziare le differenze stilistiche e ricondurre le stesse nei profili storici, geografici ed etnici. Ovvio che il discorso sarebbe gigantesco, ma dovro’ (dovremo) far conto con i tempi ristretti. Cerchero’, comunque, di focalizzare l’attenzione almeno su cinque standard.


 



Di solito quando si parla di “standard” nel jazz ci si riferisce a repertori suddivisi nel tempo nelle tipiche quattro categorie del jazz tradizionale, classico, moderno e contemporaneo (dove per contemporaneo si vuole spesso intendere un periodo che non va oltre la stagione del free jazz). Qual e’ il tuo punto di vista su questa suddivisione?


In generale sono contrario alle scatole chiuse ermeticamente. Le suddistinzioni dal punto di vista musicale sono sempre piuttosto antipatiche e, oggi, ancor piu’ anacronistiche. La musica si e’ evoluta e si evolve e non c’e’ nessuno che, di buon mattino, si e’ svegliato dicendo: “da oggi inizia il jazz moderno”! E’ questo filo rosso che, fin troppo spesso, si perde: il jazz – come ogni musica – si dipana nel corso del tempo e risente del fluire storico degli eventi. Poi, la critica e gli storici della musica, per propria comodita’ hanno creato degli scaffali dove classificare i dischi.


 



A tuo parere quali proprieta’ intrinseche (o necessarie) possono far assurgere una composizione allo status di “standard”?


Non esiste la formula o la pozione per diventare “standard”: e’ un gioco imprevedibile, una serie di alchimie che lo rendono tale per mano del genio che ne ha fatto una lettura-capolavoro.


 



Proprio riguardo al concetto di “evoluzione”, cosa impedisce a certi autori e musicisti di oggi, anche e soprattutto a quelli che operano nelle aree piu’ sperimentali e/o d’avanguardia, di produrre nuovi standard per le future generazioni? In altre parole, si arrivera’ un giorno ad aggiornare con temi scritti e registrati negli ultimi vent’anni il repertorio degli standard?


Impedimenti non ce ne sono: e’ una questione di mentalita’ e anche di tempo. Di scrittura bella, interessante e nuova ce ne e’ tanta, ma non tutti sono pronti a condividerla e renderne il giusto merito. Confido nell’apertura mentale delle nuove generazioni e spero nell’apporto dei Maestri, affinche’ spostino la loro attenzione anche su altre vie. Il problema e’ che, comunque, prima di affrontare il presente e guardare il futuro, bisogna sempre rendersi conto del passato. E, spesso, per i piu’ giovani questo e’ ancora poco conosciuto: e’ difficile comprendere i contenuti di un brano d’avanguardia o sperimentale se non si ha chiaro da dove esso provenga. E la provenienza e’ da ricercare sempre nel passato.


 



Sempre piu’ spesso si nota il ripiego ad altri modelli o standard estranei al genere del jazz. Pensiamo agli EST, a Brad Mehldau, Vijai Iyer, Max De Aloe o addirittura all’ultimissimo Enrico Rava che saccheggiano da autori del pop e del rock. Cosa significa cio’? Una scarsita’ di buoni temi melodici e armonici nel contemporaneo universo del jazz da cui ricontestualizzare l’ispirazione e le proprie capacita’ d’improvvisazione?


Piaggeria, in molti casi. In altri v’e’ una ricerca magari dettata da un’antica passione e, in altri ancora, l’arrivo in rada. E, ancora, esigenze di mercato, un mercato sempre piu’ asfittico che cerca di accaparrarsi il maggior numero possibile di pubblico, attingendo ad altri universi sonori. E’ un pò la copia carbone del fenomeno dei cantanti pop caduti in disuso che si dedicano – da qualche tempo – al jazz, ahime’, riempendo club e teatri e toccando la pancia di alcuni organizzatori.


 



Chi sono stati, nel periodo passato e nel piu’ vicino presente, coloro che, a tuo avviso, hanno favorito proprio questa evoluzione degli standard? E per quali ragioni?


Tutti i musicisti dotati di buon senso, di buona visione storica, di grande orecchio, un pizzico di genialita’ e una spruzzata di sana follia. Il tutto condito dall’assenza di invidia e dal gioioso spirito di partecipazione e condivisone che, oggi, limita moltissimo questa meravigliosa pratica.


 



C’e’ qualcosa che ti preme di aggiungere o sottolineare sull’argomento alla fine di questa conversazione?


Se oggi c’e’ crisi (e nel settore musicale e’ da tempo in atto) e’ anche perche’ vi e’ un pericoloso crollo di ideali e di cultura. Cerchiamo di rimboccarci le maniche e iniziamo a ricostruire cio’ che il passato ci ha consegnato, ammodernandolo, ma non dimenticandolo. E allontaniamo gli idola specus e fori di baconiana memoria: personali pregiudizi e comunicazione sbagliata hanno demolito gia’ parecchio.


 


 


 




Links:


Orsara Musica Jazz Festival: www.orsaramusica.it


 

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