Anche io voglio la mia auto blues

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Si respira il tempo trascorso e quello che ancora deve venire. Si respira la maturità ancora troppo ingenua per dirsi compiuta. Si intravedono quelle sfumature che hanno reso celebre la scrittura dei mostri sacri della canzone d’autore italiana. Ma c’è anche tanto altro nascosto tra le righe e la punteggiature de “Anche io voglio la mia auto blues”, l’esordio ufficiale di Adriano Tarullo, artista abruzzese premiato di recente anche dalla giuria del Premio Pigro come miglior interpretazione del grande Ivan Graziani.
Ma torniamo in America e scopriamo quanto blues e quanta tradizione folk c’è in questo disco che fa della lingua italiana e del suo dialetto un’arma vincente. Tarullo ci racconta e si racconta, ci regala fotografie di vita vissuta in questa terra d’Abruzzo, i suoi personaggi e le sue note biografiche e lo fa anche e soprattutto attraverso il dialetto. E dalle sue montagne fa il giro del mondo grazie anche alle preziose contaminazioni che restituiscono un sapore internazionale, tra profondo occidente e coste del mediterraneo. Tra queste collaborazioni spicca il nome di Michele Avolio, studioso e ricercatore della tradizione musicale Abruzzese, ma soprattutto leader e voce dei Discanto.

Non mancano citazioni decisamente sfacciate, omaggi agli autori acclamati ormai da secoli e generazioni come De Gregori, Fossati, De André.

Un buona produzione che si lascia ascoltare ma soprattutto che cattura, arma fondamentale soprattutto se pensiamo che davanti abbiamo un esordio assolutamente lontano dalle scene più comuni dove ci si aspetta di trovare qualcosa di simile.
Un buon piatto da gustare seduti su un terrazzino d’estate che a mio avviso avrei preferito fosse appena più corto perchè, se è vero che l’appetito vien mangiando, una portata di così tanto gusto rischia di soddisfare troppo chi avrà il piacere di ascoltarla. Lasciarsi con un incompiuto senso di piacere non può che far bene.

Direzione giusta, ostinata, contraria ma decisamente azzeccata. E se queste sono le premesse direi che non dista molto la piena maturità artistica di Adriano Tarullo.

Voto: 7,5/10

Genere: cantautorale, folk, blues

Musicisti:

Adriano Tarullo – voce, chitarra acustica, basso, banjo, chitarra resofonica
Michele Avolio – voce, mandoloncello
Stefano Barbati – bouzouki
Davide Bernaro – percussioni
Francesco Cambi – sedia, cucchiai
Mauro D’Antonio – batteria
Max Di Ponzio – flauto
Gabriel Grossi – piano
Corrado Pagliari – armonica
Isabella Spacone – fisarmonica

Brani:

01. Felice a(p)pagamento
02. Suonerò tutta la notte
03. Bianco
04. Anche io voglio la mia auto blues
05. Pianeta stupido, feroce e banale
06. Come volevi tu
07. Cimerose
08. Autore canta
09. Lascio tutto
10. Lamenti
11. Canto di mietitura
12. Solo frottole
13. Ovunque tu sia