Come, 4? Non 3? Questo, crediamo, gli appassionati si sono sempre chiesti e si chiederanno imbattendosi in questo item perennemente difficile da ascoltare e da reperire. E che infatti, dopo pochissime ristampe su vinile, trova solo ora, grazie a quelli di Jazz Plaza Music, il primo approdo al supporto digitale.
Si, 4 e non 3: perche’ in questa session originariamente pubblicata su Verve e registrata nell’agosto del 1959, Jimmy Giuffre mise momentaneamente da parte le varie edizioni del combo che piu’ connota questo maestro del jazz, il Jimmy Giuffre 3 appunto. E scelse invece la strada, classica ma per lui inedita, di un quartetto con solista piu’ sezione ritmica, quella formata da Jimmy Rowles al piano, Red Mitchell al contrabbasso e Lawrence Marable alla batteria. Era proprio la batteria, quasi incredibile a dirsi per quei tempi, lo strumento “anomalo” in Ad Lib.
Dato che, nelle sue rivoluzionarie formazioni triangolari il sassofonista, clarinettista e compositore nato a Dallas nel 1921 e scomparso a Pittsfield nel 2008 si era, dal 1957 in poi, affiancato alla chitarra di Jim Hall e al contrabbasso di Ralph Pena, sostituendo poi quest’ultimo con Bob Brookmeyer per una seconda edizione del “3” con chitarra e trombone, o in seguito ancora Brookmeyer proprio con Red Mitchell, per il trio clarinetto-chitarra-contrabbasso, praticamente coevo a questo Ad Lib. Facendo insomma sempre a meno proprio dello strumento ritmico per eccellenza del jazz, del’esplicitazione diretta del ritmo.
Era una musica rarefatta e contrappuntistica, cerebrale ed emotiva al tempo stesso, spasmodicamente attenta ai dettagli timbrici e armonici, levigata, sorvegliata e complessa nei rapporti fra composizione, arrangiamento e improvvisazione. Ancora, una musica profondamente venata dal blues e dalla tradizione jazzistica piu’ classica (quanto, come dire, metafisico dixieland percorre dischi come Western Suite o Seven Pieces!) eppure impressionistica e a tratti onirica e sfuggente. Era, di fatto, l’approfondimento maturo ad opera di un genio musicale di quella corrente del jazz, il cool, che proprio con un giovanissimo Giuffre sassofonista e arrangiatore per l’orchestra di Woody Herman aveva fatto, negli anni Quaranta, una delle sue primissime apparizioni con il brano Four Brothers che, in poche settimane, fece il giro del mondo imponendosi come un amato classico del jazz.
In questo contesto Ad Lib rappresento’ dunque una paradossale novita’ ma, come vedremo, non un’eccezione senza conseguenze. Nelle note di copertina originali, che in questa benemerita edizione distribuita in Italia da Egea sono fedelmente ristampate, Martin Williams definisce il disco la prima vera “blowing date” di Giuffre, cioe’ una session incentrata non sull’arrangiatore e compositore ma sul solista, sull’intensita’ e la bellezza degli assoli. Ed ecco che qui il blues e’ declinato secondo una lezione quasi rollinsiana, come nell’iniziale I Got Those Blues, ecco che l’interplay fra i musicisti si sviluppa a partire da idee che il leader comunico’ loro senza il supporto di partiture, secondo suggestioni monkiane. Ecco insomma un Giuffre che recupera la strada principale del jazz, il groove istintivo, l’immediatezza e l’esplicitazione ritmica.
Sempre, beninteso, a modo suo. Perche’ poi la conclusiva e cruciale Problems e’ da un lato la piu’ perfetta parabola di quanto descritto ora ma e’ anche puro Giuffre: composizione e sviluppo del brano rimandano all’essenza della sua musica, a quei caratteri insomma del Jimmy Giuffre 3, di cui questa ristampa regala tre preziosi pezzi dal vivo in aggiunta ai sei brani originali di Ad Lib.
Splendido ed emblematico il supporto di Rowles, Mitchell e Marable, i cui assoli straripano di energia e classe eppure appaiono quasi disadorni, antiretorici e verrebbe da aggiungere frugali; la cui timbrica e’ forte,densa e compatta, eppure cristallina e tersa, asciutta.
Resta da dire che di la’ a una manciata di mesi, fra il ’61 e il ’62, Giuffre, tornando al suo “3” e costituendone una ennesima edizione, quella con Paul Bley al piano e Steve Swallow al contrabbasso, dara’ alla luce quegli album, Fusion, Thesis e Free Fall talmente lungimiranti nella loro concezione, visionari nella loro perfetta bellezza, da essere ormai da tempo unanimemente considerati capolavori assoluti della storia del jazz. Ma che all’epoca furono completamente ignorati e costarono a Giuffre il totale ostracismo delle case discografiche, che lo porto’ a non incidere per oltre un decennio. E quando poi torno’ in sala di registrazione, pubblico’ comunque solo per piccole etichette autogestite.
Ecco, alla luce delle riflessioni su Ad Lib che il riascolto della rimasterizzazione digitale induce a fare, si puo’ dire che della tensione “blowing” che appare in questo disco Giuffre fara’ tesoro nella trilogia capolavoro, unitamente all’interiorizzazione della lezione del free e di Ornette che sopraggiungeranno anch’esse subito dopo queste registrazioni.
Musicisti:
Jimmy Giuffre – clarinet
Jimmy Rowles – piano
Red Mitchell – double bass
Lawrence Marable – drums
Brani:
01. I Got The Blues – 9:02
02. I’m Old Fashioned – 8:36
03. I Hear Red – 8:19
04. The Boy Next Door – 7:32
05. Stella By Starlight – 8:54
06. Problems – 8:11
07. Pony Express – 5:27
08. Down Home – 5:34
09. Song Of The Wind – 6:54