Trace Elements

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Paolo Di Sabatino è uno di quei musicisti che richiamano all’ascolto l’immagine di antichi artigiani, di quelli capaci, con pochi sapienti gesti, apparentemente semplici, di modellare la materia, di creare qualcosa di bello che fino a pochi attimi prima non esisteva. Paolo Di Sabatino è uno dei pianisti italiani musicalmente più preparati e solidi, la cui maturità emerge in tutte le note non suonate, che sono quelle che danno respiro e senso al resto, nella robusta architettura sonora che sostiene le sue composizioni, piccoli gioielli capaci di imprimersi in maniera indelebile nella mente dell’ascoltatore.

Una musica che si rivela vero nutrimento dell’anima, giusto per riprendere il senso dell’ultima sua fatica discografica. “Trace Elements”, importante punto di arrivo (e di partenza) nella carriera del pianista, summa della sua concezione della musica e della vita in generale, richiama nel titolo quei micronutrienti necessari allo sviluppo di un organismo. In questo caso a impreziosire l’oligoelemento musicale contribuiscono musicisti del calibro di Peter Erskine e Janek Gwizdala, giovane e dotato bassista inglese.

Si è fatto, dunque, un bel regalo il pianista abruzzese per questo suo 25esimo disco. E se gli ultimi sono stati pubblicati per l’etichetta Giapponese Atelier Sawano (giusto a sottolineare quanto in Giappone vadano alla ricerca della qualità ovunque si trovi…), “Trace Elements” è stato “tirato su” utilizzando la strada del crownfunding. Un modo per rendere partecipi delle sue emozioni tutti gli appassionati, tutti coloro che sapevano di aspettarsi qualcosa di magico da questo trio.

E come dargli torto. A partire dal bel tema del blues iniziale. Driving Blues tira imperterrito per chilometri grazie al groove di Erskine, a memoria delle infinite strade percorse da chi fa il mestiere di musicista. Ciclito è dedicata al figlio Luigi e al suo triciclo. Il drumming del batterista americano a sostegno del tema rotolante porta alla mente l’immagine di piccoli pedali in continuo movimento. Dalle sonorità brasiliane si passa al funk di Evening Dance, per poi ritornare in sudamerica con Trace Elements. La vena melodica di Di Sabatino qui è resa più intima dall’uso del piano Rhodes. E dopo la divertente Time For Fun c’è ancora tempo per Peter e Janek, dedicate ai due compagni di viaggio, e a due standard. La scelta cade su Nature Boy (E. Ahbez) e They Can’t Take That Away From Me (G. Gershwin), molto vicine al gusto del pianista, entrambe trattate con arrangiamenti garbati capaci di esaltare la bellezza dei temi.

La bonus track che chiude il disco tradisce (ancora una volta) l’amore di Paolo per le canzoni. Ce que j’aime de toi è scritta a quattro mani con Kelly Joyce e suonata con Pierpaolo Ranieri e Glauco Di Sabatino.

 

 

Musicisti:
Paolo Di Sabatino – piano
Janek Gwizdala – electric bass
Peter Erskine – drums
Kelly Joyce – vocals on #12
Pierpaolo Ranieri – bass on #12
Glauco Di Sabatino – drums on #12

 

Brani:

Links:
Paolo Di Sabatino