FRANCO FAYENZ: l’orecchio critico di Umbria Jazz

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Intervista al giornalista Franco Fayenz che ha sempre seguito Umbria Jazz, dal 1973 fino ad oggi, per conoscere le sue impressioni sull’ultima edizione del festival appena terminato.



 


Visti i tanti appuntamenti di questa edizione del festival di Umbria Jazz e la tua esperienza avrai sicuramente scelto di seguire i concerti piu’ belli.


Esatto. Ho scelto di seguire il fior del fiore. E posso affermare con sicurezza che il concerto che mi e’ piaciuto di piu’ in assoluto e’ stato uno di quelli di mezzanotte al Teatro Pavone dove sono andato, prima per l’affetto artistico, e poi per quello personale che mi lega al clarinettista Gabriele Mirabassi. Oltretutto lui continua a dire che sono stato io a scoprirlo, ma non e’ vero. Ho avuto solo la fortuna di essere uno dei primi a sentirlo. Comunque secondo me e’ uno dei migliori clarinettisti al mondo.


Siccome c’era Mirabassi ho pensato appunto di andare a sentire questo trio argentino Aca Seca formato da Juan Quintero chitarra e voce principale, Mariano Cantero alle percussioni e voce, e Andre’s Beeuwsaert al pianoforte e voce.


Il trio ha esordito con un coro a cappella sbalorditivo, una cosa assolutamente eccezionale che ha incatenato la mia attenzione oltre quella dei presenti. Il teatro era pieno probabilmente per la presenza di Mirabassi che e’ perugino. Comunque questi tre sono stati  straordinari. L’inizio e’ stato travolgente per non parlare poi di quando e’ subentrato il clarinetto.


Dopo il concerto ho parlato con Mirabassi. Mi ha detto che qui in Italia, e piu’ in generale in Europa, sappiamo poco della musica dei brasiliani e degli argentini, e che saranno loro, che non distinguono neanche tra colta e popolare, a fare la musica del futuro.



 


Poi ci sono stati altri gruppi che ti sono piaciuti?


Si’, un altro e’ stato il quintetto della Dee Alexander. Li avevo gia’ sentiti a Umbria Jazz Winter e li’ mi avevano incantato la prima volta, e devo dire che mi hanno incantato anche questa seconda volta. La violoncellista Tomeka Reid suona veramente bene e il percussionista Ernie Adams e’ meraviglioso, e ha saputo inserirsi magnificamente nel contesto nell’Oratorio di Santa Cecilia dove e’ molto difficile fare il batterista.


Poi sicuramente Simona Severini che sara’ la cantante del futuro. Ha fatto un concerto in quartetto e ha pubblicato un disco con il solito gruppo, cantando in francese sulla musica di Gabriel Faure’ (“La belle vie” n.d.r.). La Severini l’ha scoperta Giorgio Gaslini, non uno qualunque. Oltretutto il primo concerto che le ha fatto fare l’ha accompagnata lui sapendo che non rischiava affatto perche’ e’ brava. E nelle prime venti battute Gaslini ha alzato le mani dal pianoforte e l’ha fatta cantare da sola, a cappella, e lei non ha sbagliato una nota.



 


Parlami delle tue impressioni dei concerti all’Arena Santa Giuliana.


Secondo me non bisognava aprire Umbria Jazz con Caro Emerald. Poteva anche esserci al festival, ma non in apertura. La sera di Gilberto Gil e’ andata bene finche’ c’e’ stato Gilberto Gil (ride n.d.r.), anche se si e’ dilungato troppo. E’ stato molto grintoso, pero’ non credo che dalle sue parti canti e suoni cosi’. Prince invece mi e’ piaciuto. Non faccio distinzione di genere, per me la distinzione e’ tra musica buona e musica cattiva. Nella parte centrale del concerto ha fatto anche soul, ed e’ stato veramente bello.


Ahmad Jamal invece non era in serata. Comunque rimane sempre un grandissimo. Non dimentichiamo che il trio jazz con gli elementi paritetici l’ha inventato lui con trent’anni di anticipo su Bill Evans.


Poi mi e’ dispiaciuto per B.B. King; suona ancora la chitarra quasi come una volta, ma sentirlo cantare, per uno che l’ha conosciuto com’era, gli vengono le lacrime agli occhi. Non bisognava invitarlo. Bisognava capire che la realta’ e’ quella che e’, e’ inutile nasconderlo.



 


E delle due giapponesi, Hiromi Uehara e Chihiro Yamanaka, cosa mi dici?


Quelli dell’estremo oriente hanno una tecnica sbalorditiva, vedi appunto Hiromi: incanta se te ne freghi dell’espressione. Hiromi la perdono perche’ suona bene, ma e’ inutile che continui a fare dei concerti per far capire che suona bene, l’abbiamo capito. Adesso vorrei qualcos’altro. L’ho sentita quattro volte quest’anno: la prima a Lugano, poi a Vicenza, a Umbria Jazz e a Fano. E’ stata un’escalation in discesa. Nel senso che la prima volta ho detto “grandissima tecnica pero’ non ci siamo. Emozioni poche”. Al Teatro Olimpico a Vicenza invece forse si e’ fatta influenzare dal luogo e ha suonato bene: quello e’ stato il suo concerto migliore. A Lugano si doveva confrontare con Martha Argerich, uno dei migliori pianisti al mondo, e si vede che presa dalla furia del confronto e’ partita che sembrava un treno e infatti fra i suoi ispiratori ha pure citato Carl Lewis (ride n.d.r.). A Fano invece ho avvertito la caduta. Anche altri, meno esperti del sottoscritto, hanno detto che il concerto non e’ stato un granche’.


Mentre la Yamanaka mi ha deluso. Ha ricevuto applausi solo per la sua velocita’ sulla tastiera. Oltretutto e’ sempre rimasta concentrata sulla parte bassa del pianoforte. Almeno Hiromi si salva perche’ ha una tecnica superlativa.



 


Ma parliamo dell’evento di punta di questa edizione: il tributo di Marcus Miller, Herbie Hancock e Wayne Shorter a Miles Davis.


Tanti non hanno gradito, e invece io che conosco bene tutti e tre posso affermare che e’ stato un concerto stupendo. E’ veramente difficile commemorare Miles Davis meglio di come hanno fatto loro anche perche’ sono interpreti autentici, nel senso che hanno suonato con lui. Soprattutto Marcus Miller che lo ha celebrato anche con il suo ultimo album “Tutu” che secondo me e’ il cd piu’ bello dell’anno. Miller ha capito tutto di Miles. Avevo solo paura che durante la serata Hancock si lasciasse prendere la mano, e invece questa volta ha fatto il serio (ride n.d.r.).



 


Il tuo giudizio generale su questa edizione?


Umbria Jazz e’ un grande festival che fa tante cose, e nel mezzo fa delle cose belle. Non lo puoi ignorare anche per l’atmosfera che si respira. Se riuscisse a far meno sarebbe meglio; cioe’ se la direzione artistica potesse rinunciare all’Arena Santa Giuliana e tornare ai Giardini del Frontone dove si facevano una volta i concerti, sarebbe meglio perche’ con i suoi tremila posti era piu’ che sufficiente. Siccome Umbria Jazz ha solo sponsor privati, e gli sponsor privati vogliono tanta gente, il risultato e’ Prince, Santana e Liza Mannelli che proprio non ho digerito.



 


Quest’anno per i 150 anni dell’unita’ d’Italia e’ stato richiesto agli artisti italiani di portare una personale esecuzione dell’Inno di Mameli. nno.  e’ stato richiesto agli artisti italiani di rifare una propria versione dell’ti piu’ Per te qual e’ stato l’arrangiamento piu’ bello?


La scelta piu’ bella l’ha fatta senz’altro Simona Severini che l’ha canto a cappella, da sola, senza sbagliare una nota e senza sbagliare l’intonazione. Mi ha ricordato un pò Roberto Benigni che quando lo canto’ mi commosse. E mi ha commosso anche Simona Severini.




Guarda tutte le gallerie fotografiche (a cura di Francesco Truono): PAOLO ANGELI, FRANCESCO BEARZATTI, BERKLEE COLLEGE CLINICS, FLAVIO BOLTRO, ANAT COHEN, CHUCHO VALDES, MATTIA CIGALINI, HAMID DRAKE, B.B. KING, GILBERTO GIL, ROSARIO GIULIANI, AHMAD JAMAL, HIROMI, BRANDFORD MARSALIS, SERGIO MENDES, LIZA MINNELLI, GAVINO MURGIA, DANILO REA, CARLOS SANTANA, ANTONELLO SALIS, SIMONA SEVERINI, TINISSIMA QUARTET, TROMBONE SHORTY


e infine le immagini piu’ bizzare, allegre e “musicali” dalla citta’ del jazz: GIRINGIRO UNO….. DUE …. e TRE!

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