Giorgio Gaslini recensore d’eccezione per Dino Betti Van der Noot

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Si e’ affermato nella categoria Miglior disco nel Top jazz 2013 indetto dalla rivista Musica Jazz, i cui risultati sono stati appena resi noti. E’ un album, The stuff dreams are made on di Dino Betti Van der Noot, che aggiunge un altro tassello prezioso alla carriera di un maestro del jazz italiano.
Riceviamo e siamo lieti di pubblicare una lettera affettuosa che e’ anche una recensione (e una meditazione sul nostro  tempo…) che un altro gigante della musica italiana, Giorgio Gaslini, ha inviato ad uno dei suoi amici di sempre, Dino Betti Van der Noot.

Pietro Mazzone

 

THE STUFF DREAMS ARE MADE ON

Senso della forma complessiva attraverso la successione di sequenze. Quindi forma aperta. Vera operazione compositiva attuale, con una forte connotazione epica personalissima. Qui, l’io dell’Autore tutto esprime e tutto controlla senza mai cedere alla tentazione di un ego autoaffermativo. Umilta’ e misura quindi, qualita’ essenziali perche’ un’opera da oggetto sonoro si possa avvicinare al gesto artistico, anch’esso magari proposto con oggettivita’, lucidita’, gioia e humour.


Si potrebbero, in questi cinque movimenti dell’opera contenuta nel disco, individuare tante affinita’ e altrettanti richiami a grandi autori di un secolo di storia del jazz. Ma che importa. Picasso diceva che “e’ fatale che un  artista subisca delle influenze, ma guai all’artista che
copia se stesso”. E questo, Dino Betti lo sa e lo evita rinnovandosi sempre rispetto alle sue precedenti opere.

 

Cio’ che invece la sua, questa, opera rivela e’ qualcosa di sorprendente e ammirevole: un anelito esistenziale  verso la liberta’, con una venatura struggente di esperienze e dolori vissuti appena celata da una seriosa ironia. E’ l’uomo che predomina, anche nel prezioso lavoro di squadra, l’uomo con tante domande con o senza risposta. Questo commuove e fa amare questa opera su disco che in fondo e’ una specie di poema sinfonico ipermoderno, nuova testimonianza artistica e vitale che si afferma con forza tra il crepuscolo della leggenda jazz e il deserto di un mondo arido senza piu’ sorgenti.


UNA BELLISSIMA OPERA! GRAZIE, DINO!