FRANCO D’ANDREA: arrivare al futuro ripensando il passato…

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“Today”, l’ultimo album in studio pubblicato, ti vede impegnato in un repertorio per piano solo che sembra indicare ulteriori sviluppi di ricerca, un nuovo contesto evidenziato gia’ da dettagli sintomatici come la scelta di alcuni titoli. Infatti, se grazie al disco precedente avevamo preso confidenza con “Traditions” e “Clusters” qui, al contrario, troviamo anche “Rituals” e “Abstractions”. Quali sono esattamente le differenze espressive, timbriche ed estetiche che intercorrono tra questi due ultimi termini prescelti?


Con “Rituals” intendo riferirmi a brani che hanno in qualche maniera delle parentele con aspetti ipnotici o comunque con alcune specie di ritorni continui, “ostinati” dal sapore vagamente africano, come pure semplicemente inerenti a movimenti “di basso” particolarmente importanti.
“Traditions” restano le composizioni dal significato jazzistico piu’ chiaro ed evidente mentre le “Abstractions” hanno logicamente a che vedere con improvvisazioni realmente istantanee, che guardano verso il futuro e verso l’ignoto, strumenti che, per intenderci, potrebbero esser utili a scoprire cosa si nasconde dietro l’angolo.




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