Se si dovesse dare una definizione sintetica di Boris Savoldelli si potrebbe dire che è un cantante che basta a se stesso. Nel senso che, per fare un intero concerto, perfettamente articolato, non occorre altro che portare la sua persona sul luogo della performance. Ovviamente le cose si complicano un po’ giacché, da un po’ di anni a questa parte, oltre ad amplificare la voce dei cantanti con un microfono e relativo amplificatore, si utilizzano in alcuni casi strumenti elettronici che permettono di “giocare” con la voce in un modo particolarmente affascinante.
E Boris Savoldelli è proprio uno di quelli che ama offrire ricette semplici e originali, ma sempre ben articolate, cosicchè ha abbracciato l’elettronica – intesa come uso di campionatori e sequencers – cose che gli permettono di “moltiplicarsi”, di inventare all’istante una base musicale (vocale, naturalmente), di armonizzarla (con la sua stessa voce, s’intende), e di cantare su di essa all’impronta. Insomma – per dirla con un’espressione forse un po’ infelice ma indubbiamente efficace – in qualche modo “si canta addosso”…
Le evoluzioni vocali sono sorprendenti e spaziano tra diversi generi musicali, Boris è un vero maestro dello scat che predilige ricercare e sperimentare riferendosi ricorrentemente al buon rock d’annata.
Alla fine del brano tutto è finito, perso, il riff si cancella per lasciar posto all’improvvisazione successiva. Come si conviene nei canoni del jazz. Va da sè che le strutture dei brani che formano la scaletta di Boris non sono rigorosamente definite ma sono dei canovacci, abbozzati più o meno approfonditamente, che poi egli definisce e rifinisce all’istante, con la forza dell’improvvisazione.
In effetti, la ricetta non è originalissima ma il modo scanzonato con cui egli la presenta e la ricchezza di spunti e trovate ha permesso che Boris Savoldelli venisse definito, per alcuni anni consecutivi, nei primissimi posti tra i migliori cantanti jazz del mondo (subito dopo Tony Bennet e Al Jarreau, tanto per intenderci).
Questa è, un pò in sintesi, la descrizione del Boris Savoldelli quando si propone in versione “voce solo”. Che, naturalmente, non è la sola forma con cui Boris si presenta al pubblico; un personaggio eclettico e fantasioso come lui non pone limite alcuno alla formazione dell’ensemble, che può essere anche numerosissima e variatissima in termini di strumenti e strumentisti accompagnatori.
In particolare in quest’ultimo disco di Boris Savoldelli, Biocosmopolitan, c’è la presenza di un altro personaggio che ultimamente ricorre spessissimo al fianco di grandi talenti cosiddetti “emergenti”, parlo di Paolo Fresu, presente con tromba e flicorno in Concrete Clima e in Kerouac in New York City. C’è ancora la presenza di Jimmy Haslip al basso nel brano Biocosmopolitan.
Per definire meglio la cifra artistica, la carica di auto-ironia e la fantasia artistica di Boris Savoldelli, la dice tutta il video The Miss Kiss, che è possibile rintracciare sul web al sito omonimo, dove si può anche preascoltare Dear Prudence, brano storico di Lennon & McCartney, riproposto alla maniera di Boris. Andando subito a vedere e sentire è possibile rendersi conto di quanto valga la pena di ascoltare subito (e con grande attenzione) BioCosmopolitan di Boris Savoldelli.
Musicisti:
Boris Savoldelli – Voce, accompagnamento e strumenti vocali, piano
Jimmy Haslip – basso (brano 2)
Paolo Fresu – tromba, flicorno (brani 3, 5)
Brani:
01 – Aria
02 – Biocosmopolitan
03 – Concrete Clima
04 – The Discordia
05 – Kerouac in New York City
06 – Is Difficult To Fly Without Whisky
07 – Dandy Dog
08 – Danny Is A Man Now
09 – Biocosmo
10 – Love City
11 – Springstorm
12 – The Miss Kiss
13 – My Barry Lindon
14 – Closin’ Theme
Bonus Tracks:
15 – Crosstown Traffic
16 – Biocosmo (English Version)
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