Il nuovo anno inizia con i migliori auspici grazie al ritorno di una formazione di culto dell’indie rock statunitense: i Guided By Voices dell’incontenibile e volubile Robert Pollard, resuscitati insieme al co-fondatore Tobin Sprout nella loro line-up originale dopo otto anni dall’ultimo album in studio. Centinaia le gemme grezze sparse dal gruppo di Dayton (Ohio) negli anni Ottanta e Novanta, in dischi che hanno precorso il cosiddetto filone “a bassa fedelta” e ispirato una moltitudine di artisti e band nell’ultimo ventennio.
Una produzione sterminata e dalla qualita’ proverbialmente altalenante, ancor piu’ incredibilmente documentata e preservata, dal primo all’ultimo pezzo, con la maniacale pignoleria di un archivista contabile (per credere basta farsi un giro sul sito web ufficiale e accedere alla sezione corrispondente, capace di dirvi persino chi caricava gli strumenti sul furgone durante i tour).
Quella dei Guided By Voices e’ stata (e resta) una carriera divisa tra cantautorato e sperimentazione, tra tradizione e pura provocazione, tra inimitabile genialita’ e irritante banalita’. Nessun album dei GBV e’ stato di per se’ un perfetto capolavoro spartiacque (neanche Bee Thousand, checche’ ne dicano fans e critici), piuttosto sono l’approccio di Pollard e soci alla forma-canzone, il valore fulminante dei testi, l’estetica della concisione estrema e la prassi della sottoproduzione che presi insieme continuano a rappresentare un “unicum” straordinario nella storia dell’indie rock americano.
Let’s Go Eat The Factory e’, per nostra fortuna, l’ennesima riprova di tale originalita’ e inafferrabilita’. Ventuno tracce in cui si succeddono brevissimi abbozzi e istantanee quadrature del cerchio, a rimarcare un poliformismo stilistico che si smarca alla grande tra slabbrature garage-rock, filastrocche psichedeliche, arrembaggi pop-rock, staffilate post-punk, marcette kraute, acidi rumorismi e ballatine folk. La ricetta e’ risaputa ma non smette di avvincere e sbigottire. Perche’ ancora ti chiedi come sia possibile lasciare allo stato embrionale di un semplice batttito di ciglia motivi incredibili che altri clonerebbero all’infinito. In questa bizzarra confusione di mercurialita’ e perfezione emerge il leornadesco talento della coppia Pollard-Sprout, amici-nemici che quando stabiliscono una tregua e trattengono il loro Ego sfornano cose come The Head, Waves, God Loves Us, Cyclone Utility e Chocolate Boy, pezzi destinati a diventare i prossimi classici cavalli di battaglia del gruppo. Masticateli e digeriteli in fretta perche’ un nuovo album (Class Clown Spots A UFO) sarebbe gia’ pronto per essere licenziato prima della prossima estate.
Voto: 8/10
Genere: Alternative Pop-Rock / Lo-Fi Rock
Musicisti:
Robert Pollard – vocals, guitar
Mitch Mitchell – guitar
Tobin Sprout – guitar, keyboards
Greg Demos – bass
Kevin Fennell – drums
Brani:
01. Laundry And Lasers
02. The Head
03. Doughnut For A Snowman
04. Spiderfighter
05. Hang Mr. Kite
06. God Loves Us
07. The Unsinkable Fats Domino
08. Who Invented The Sun
09. The Big Hat And Toy Show
10. Imperial Racehorsing
11. How I Met My Mother
12. Wave
13. My Europa
14. Chocolate Boy
15. The Things That Never Need
16. Either Nelson
17. Cyclone Utilities (Remember Your Birthday)
18. Old Bones
19. Go Rolling Home
20. The Room Taking Shape
21. We Won’t Apologize For The Human Race
Links:
Guided By Voices: www.gbv.com
Fire Records: www.firerecords.com