Let’s Go Eat The Factory

0
6

Il nuovo anno inizia con i migliori auspici grazie al ritorno di una formazione di culto dell’indie rock statunitense: i Guided By Voices dell’incontenibile e volubile Robert Pollard, resuscitati insieme al co-fondatore Tobin Sprout nella loro line-up originale dopo otto anni dall’ultimo album in studio. Centinaia le gemme grezze sparse dal gruppo di Dayton (Ohio) negli anni Ottanta e Novanta, in dischi che hanno precorso il cosiddetto filone “a bassa fedelta” e ispirato una moltitudine di artisti e band nell’ultimo ventennio.


 



Una produzione sterminata e dalla qualita’ proverbialmente altalenante, ancor piu’ incredibilmente documentata e preservata, dal primo all’ultimo pezzo, con la maniacale pignoleria di un archivista contabile (per credere basta farsi un giro sul sito web ufficiale e accedere alla sezione corrispondente, capace di dirvi persino chi caricava gli strumenti sul furgone durante i tour).


 



Quella dei Guided By Voices e’ stata (e resta) una carriera divisa tra cantautorato e sperimentazione, tra tradizione e pura provocazione, tra inimitabile genialita’ e irritante banalita’. Nessun album dei GBV e’ stato di per se’ un perfetto capolavoro spartiacque (neanche Bee Thousand, checche’ ne dicano fans e critici), piuttosto sono l’approccio di Pollard e soci alla forma-canzone, il valore fulminante dei testi, l’estetica della concisione estrema e la prassi della sottoproduzione che presi insieme continuano a rappresentare un “unicum” straordinario nella storia dell’indie rock americano.


 



Let’s Go Eat The Factory e’, per nostra fortuna, l’ennesima riprova di tale originalita’ e inafferrabilita’. Ventuno tracce in cui si succeddono brevissimi abbozzi e istantanee quadrature del cerchio, a rimarcare un poliformismo stilistico che si smarca alla grande tra slabbrature garage-rock, filastrocche psichedeliche, arrembaggi pop-rock, staffilate post-punk, marcette kraute, acidi rumorismi e ballatine folk. La ricetta e’ risaputa ma non smette di avvincere e sbigottire. Perche’ ancora ti chiedi come sia possibile lasciare allo stato embrionale di un semplice batttito di ciglia motivi incredibili che altri clonerebbero all’infinito. In questa bizzarra confusione di mercurialita’ e perfezione emerge il leornadesco talento della coppia Pollard-Sprout, amici-nemici che quando stabiliscono una tregua e trattengono il loro Ego sfornano cose come The Head, Waves, God Loves Us, Cyclone Utility e Chocolate Boy, pezzi destinati a diventare i prossimi classici cavalli di battaglia del gruppo. Masticateli e digeriteli in fretta perche’ un nuovo album (Class Clown Spots A UFO) sarebbe gia’ pronto per essere licenziato prima della prossima estate.


 


 


 


 


 


 




Voto: 8/10


Genere: Alternative Pop-Rock / Lo-Fi Rock


 


 




Musicisti:


Robert Pollard – vocals, guitar


Mitch Mitchell – guitar


Tobin Sprout – guitar, keyboards


Greg Demos – bass


Kevin Fennell – drums


 


 


 




Brani:


01. Laundry And Lasers


02. The Head


03. Doughnut For A Snowman


04. Spiderfighter


05. Hang Mr. Kite


06. God Loves Us


07. The Unsinkable Fats Domino


08. Who Invented The Sun


09. The Big Hat And Toy Show


10. Imperial Racehorsing


11. How I Met My Mother


12. Wave


13. My Europa


14. Chocolate Boy


15. The Things That Never Need


16. Either Nelson


17. Cyclone Utilities (Remember Your Birthday)


18. Old Bones


19. Go Rolling Home


20. The Room Taking Shape


21. We Won’t Apologize For The Human Race


 


 




Links:


Guided By Voices: www.gbv.com


Fire Records: www.firerecords.com

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here