Snakeoil

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Tim Berne, ovvero un sax contralto e una mente musicale con una marcia in più. Dopo un periodo di assordante silenzio il talentuoso musicista di Syracuse è ritornato da un paio d’anni al centro della scena internazionale, incidendo e figurando a destra e a manca con etichette di assoluto valore quali Clean Feed, Auand, Ayler, Skirl, Cryptogramophone e non ultima la prestigiosa ECM di Mr. Eicher. Per il catalogo della casa bavarese Berne aveva, tempo addietro, già messo il proprio sigillo sulle bellissime opere intestate a David Torn (“Prezens”, 2007) e a Michael Formanek (“The Rub And Spare Change”, 2010).

 

Ora è finalmente la volta del debutto da primattore con “Snakeoil”, titolo e omonimo upgrade del suo nuovo e ultimissimo progetto prima noto con la ragione sociale Los Totopos. Berne non incideva un album in studio da circa otto anni. Con questo quartetto, comprendente tre giovani assi (e prossimi sicuri astri) della scena newyorkese, il motore ritmico poggia sul piano dello strabiliante Matt Mitchell e sulla batteria del versatilissimo Ches Smith, mentre ai clarinetti di Oscar Noriega è demandato il compito (tutt’altro che facile) di interloquire a livello timbrico-armonico con il contralto del leader.

 

A livello acustico Tim Berne ci ha abituato a dischi e progetti sovente focosi, lì dove la pura improvvisazione rompeva letteralmente gli argini. Qui, invece, ci sorprende con un’opera esteticamente articolata e sopraffina, sbilanciata, per scelta, più sul piano della scrittura che su quello della libera intuzione. Anche il suo contralto tiranneggia meno, amalgamando il suo caratteristico soliloquio e la sua esplosiva veemenza alle voci strumentali, altrettanto duttili, solide ed espressive, dei suoi indovinati partner. Tutte egualmente estese nel minutaggio, le sei composizioni dell’album sono strutturate a mo’ di suite, così da far recepire, in maniera chiara e netta, l’impronta cameristica del progetto Snakeoil.

 

Nell’elaborare e sviluppare questo tipo di scrittura Berne tuttavia preserva e sprigiona la necessaria energia per tenere a debita distanza dall’ascoltatore sia la noia sia la fastidiosa sensazione del “già sentito”. In tal modo colori e odori metropolitani si mescolano a lineamenti colto-contemporanei, mentre discorsi armonici e melodici intellegibili passeggiano con scioltezza e naturale fluidità attraverso saliscendi e crescendo ritmici labirintici. Tra le carte del mazzo spiccano soprattutto Scanners e Spectacle, mentre presa nel suo insieme la raccolta vibra e suona con suggestiva forza ed eloquenza, scandagliando (specie in Not Sure) territori simultanemente introspettivi e tecnicamente arditi.

 

Voto: 8/10

Genere: Impro / Avant Jazz / Chamber Jazz

 

 

Musicisti:

Tim Berne – alto sax

Oscar Noriega – clarinet, bass clarinet

Matt Mitchell – piano, keyboards

Ches Smith – drums, percussion

 

 

Brani:

01. Simple City

02. Scanners

03. Spare Parts

04. Yield

05. Not Sure

06. Spectacle

 

 

Links:

Tim Berne

ECM Records