Ispirazione e tradizione blues-rock. Illuminazione e maturazione garage-pop. Questo e’, in termini spiccioli, El Camino, settimo ed esplosivo album dei Black Keys che arriva a sorpresa e in extremis per inserirsi, a buon diritto, nella top list dell’anno appena terminato. Un disco che nella sua brevita’ e sobrieta’ acuisce il sostrato trascinante e accattivante di pezzi da canticchiare facilmente e allegramente sotto la doccia.
Soprattutto la rivincita del rock americano piu’ ruspante e puro, quello che prende il basso ventre e gli arti inferiori, quello proletario e retro’ come il modello d’auto a cui rimanda (equivocamente) il titolo dell’opera (El Camino Chevrolet, sfornata nel 1959 e andata in produzione con diversi restyling fino al 1987), ma anche quello piu’ “roots” e commercialmente appetibile come vuole la tradizione di Nashville in Tennessee, la citta’ del country e della grande industria discografica americana, luogo dove il disco e’ stato registrato con la solita geniale coproduzione di Brian Joseph Burton aka Danger Mouse, ormai alla terza esperienza di successo insieme al duo originario di Akron (Ohio).
Concepito per dare priorita’ alla musica rispetto ai testi (scritti o improvvisati alla fine sulle basi strumentali) El Camino e’ una splendida “camminata” tra generi e luoghi comuni del rock e del pop, un concentrato di “blackness” (radicata anche nel timbro vocale di Dan Auerbach) e “groove” dai tempi spesso incalzanti e dai ritornelli ruffiani come non mai. Il trittico iniziale e’ di quelli che stendono: Lonely Boy (mix di riff chitarristici stile ZZ Top e coretti a la Cult), Dead And Gone (quei due-tre accordi che rimandano ai Clash) e Gold On The Ceiling (garage-blues in punta di tastiera appiccicato a lustrini glam-pop). Subito appresso la sfacciata Little Black Submarines (led zeppeliniana fino al midollo, tanto da rivelarsi una copia carbone di Stairway To Heaven). E ancora Money Maker, Hell Of A Season, Stop Stop, Sister piu’ qualche traccia riempitiva (giusto per sbrigare la faccenda in modo chiaro e semplice) che punta fino alla conclusiva e bellissima Mind Eraser. Buone idee, pochi fronzoli e tanta musica che scoppia nelle vene e nella testa come dopo una forte dose di anfetamina. Con nostra “viva e vibrante soddisfazione”.
Voto: 8/10
Genere: Blues Rock / Garage-Pop / Alternative Rock
Musicisti:
Dan Auerbach – vocals, guitar
Patrick Carney – drums, vocals
Danger Mouse – keyboards, production
Leisa Han – backing vocals
Heather Rigdon – backing vocals
Ashley Wilcoxson – backing vocals
Brani:
01. Lonely Boy
02. Dead And Gone
03. Gold On The Ceiling
04. Little Black Submarines
05. Money Maker
06. Run Right Back
07. Sister
08. Hell Of A Season
09. Stop Stop
10. Nova Baby
11. Mind Eraser
Links:
The Black Keys : www.theblackkeys.com
Nonesuch Records: www.nonesuch.com