Napoli, svolge spesso il ruolo della corda nel tiro alla fune. Contesa com’è tra antico e moderno, tra classico e avanguardia, tra nord e sud, tra vecchio e nuovo, tra arte e tecnologia, tra grandi ricchezze e miserie estreme. E, tira e tira la fune, le vesti si stracciano, e da esse appare un’immagine nuova e sorprendente, contraddittoria, la stessache il regista siculo-americano John Turturro, da sempre innamorato di questa città, ha cercato di rappresentare nel suo recentissimo film, Passione, cui hanno partecipato anche le tre voci protagoniste di Sotto il Vestito… Napoli, Fiorenza Calogero, Daniela Fiorentino e Lorena Tamaggio. Dal film, che si e’ avvalso peraltro della consulenza artistica di Federico Vacalebre, produttore e direttore artistico anche di questo Cd, e’ tratto il tredicesimo brano, l’antico Canto Delle Lavandaie Del Vomero, di autore anonimo ed interpretato dalle tre cantanti-attrici.
Diverse e contrastanti le personalità’ e le impostazioni artistiche delle tre interpreti, ciascuna di esse incarna una delle mille sfaccettature dell’animo napoletano, che con una caratteristica in comune oltre, naturalmente, alla passione per la napoletanità. Ogni cantante, anzitutto donna, avrebbe indossato il vestito più bello e sfarzoso per presentarsi ad interpretare la propria canzone. Ebbene, esse hanno preferito il vestito forse, al tempo stesso, più banale e più unico, più prezioso e più personale: sono completamente nude. Come nude sono le voci che interpretano Napoli, quella Napoli dalle cui vesti stracciate troppo spesso appare nuda, e forse per questo ancor più irresistibile ed affascinante.
Graffiante e ruvida, a tratti roca, la voce di Daniela Fiorentino rappresenta una passionalità forte, intensa e rabbiosa, caratteristica non rara nella donna napoletana che, moglie o madre, spesso si fa carico del peso della quotidianità, come una leonessa si occupa della caccia e della difesa della prole. La vocalità’ intensa della Fiorentino si evidenzia particolarmente nella sua interpretazione di ‘A Canzuncella, successo degli Alunni Del Sole degli anni settanta.
Fiorenza Calogero – forse l’artista più completa delle tre in termini d’impostazione e d’intonazione – con la sua voce ricca di presenza e componenti armoniche, incarna la calda passionalità’ mediterranea, caratterizzata dall’impostazione classica e melodica che ha segnato l’epoca d’oro della canzone napoletana ma che pur ben si adatta all’impostazione jazz, come dimostra in Uocchie ‘e Paura.
Lorena Tamaggio e’ indubbiamente la voce più jazzy delle tre, con un piglio interpretativo che probabilmente meglio si attaglia allo swing cui e’ sospinta dalle note di Lorenzo Hengeller. Ne è buon esempio l’interpretazione di Accarezzame, in cui il caméo di Hengeller scomoda nientemeno che la Tosca di Giacomo Puccini. La voce e la verve compositiva della Tamaggio – è sua Annura, emblematica del concetto di nudità che pervade il progetto – mostrano delle indubbie potenzialità che trarranno certamente ulteriore vantaggio dalla maturazione che deriveà dal tempo e dall’esercizio.
Nelle note di copertina da egli stesso curate, il pianista Lorenzo Hengeller, arrangiatore ed accompagnatore di tutti i brani di questo disco, definisce se stesso ironicamente e poco carinamente, un “rattuso” nei riguardi della canzone napoletana. “Rattuso” è un aggettivo che solo i napoletani possono comprendere appieno; essendo il “rattuso” quel maniaco sessuale che, per strada o in autobus, tasta le parti intime delle donne con falsa noncuranza o distrazione, rubando un illecito e non richiesto contatto fisico come in un raptus, un’irrefrenabile pulsione, un ratto, appunto. La pulsione irrefrenabile di Hengeller è fortunatamente confinata all’impetuosa attrazione musicale per i grandi classici della Canzone Napoletana d’altri tempi, quella con le iniziali maiuscole, prodotta da grandi compositori e poeti come Ernesto Murolo ed Ernesto Tagliaferri, Nicola Salerno e Pino Calvi, Ferdinando Russo e Mario Costa, Enzo Bonagura e Renato Carosone. Ma alle canzoni immortali si aggiungono alcune composizioni originali dello stesso Hengeller, della Tamaggio, di Roberto Del Gaudio e di altri autori contemporanei. Dunque, questa forte attrazione di Hengeller per la musica napoletana, questa sua forte necessita’ di tastarne le note, di deformarle pizzicandole, di strapazzarle con sensualità per farle proprie, assimilandone l’intimità, che i legittimi titolari lo vogliano o no, ha prodotto un modo del tutto originale di interpretarle, da egli stesso definito “burlesque”, comunque ironico ed indiscutibilmente scanzonato, in cui non sono rare, qua e la, alcune citazioni, come a Libertango di Astor Piazzolla, ad Occhi di Ragazza oppure a La Fisarmonica di Gianni Morandi, oltre alla già citata Tosca di Puccini.
Musicisti:
Lorenzo Hengeller – Piano – Arrangiamenti
Gianfranco Campagnoli – Tromba
Leonardo Massa – Violoncello
Vladimir Kocaqui – Violoncello #13
Gino Evangelista – Chitarra Portoghese #13
Brani:
01) Rundinella – Fiorenza Calogero
02) Indifferentemente – Lorena Tamaggio
03) ‘a Canzuncella – Daniela Fiorentino
04) Scetate! – Fiorenza Calogero
05) Funtana All’ombra – Daniela Fiorentino
06) Annura – Lorena Tamaggio
07) T’aspetto ‘e Nove – Fiorenza Calogero
08) Viene Suonno – Daniela Fiorentino
09) Accarezzame – Lorena Tamaggio
10) Uocchie ‘e Paura – Fiorenza Calogero
11) ‘na Bruna – Daniela Fiorentino
12) Adduormete Cu Mme – Lorena Tamaggio
13) Canto Delle Lavandaie Del Vomero – F. Calogero, D. Fiorentino, L. Tamaggio