Dopo un’imprevista interruzione delle trasmissioni rieccoci finalmente in onda con un bel regalo. L’ultimissimo lavoro di John Zorn nell’ormai frequente e preferita veste di compositore. “Alhambra Love Songs” è una dedica estetica rivolta a uno specifico gruppo di artisti particolarmente amati e stimati dal Nostro, musicisti, letterati, studiosi, attori e registi accomunati dal fatto di aver stabilito a San Francisco e nella Bay Area l’epicentro delle loro quotidiane attività e rivoluzionarie esperienze. Puntando sul classico format del piano-trio e su solisti ampiamente apprezzati e dotati dal punto di vista tecnico-interpretativo (il pianista, ma anche istrionico polistrumentista, Rob Burger, il contrabbassista Greg Cohen e il batterista Ben Perowsky), Zorn mette nero su bianco una serie di spartiti e composizioni che rivangano esperimenti discografici “leggeri” e “accessibili” quali “The Gift” (2001) e “The Dreamers” (2008), solo che qui la faccenda è stilisticamente ed inequivocabilmente “straight jazz-oriented”, macerata in quel composto “cool-bop” e “soul pop” che richiama l’arte di maestri riconosciuti del genere quali Ramsey Lewis e Vince Guaraldi.
Proprio dedicato a quest’ultimo è il brano che apre l’album, Mountain View, un tema melodico diteggiato da Burger con serica maestria, modulato dal pianista e dalla sezione ritmica in chiave ascendente e discendente. Nel successivo e più spedito Novato il trio giostra invece fra scale e timbri propriamente contemporanei, densamente accentuati da un magistrale e vigoroso lavoro di Cohen al basso elettrico. Il peculiare eclettismo della scrittura zorniana si evidenzia appieno anche nella moderna cantabilità “pop” di Pacifica (dedicata ad Harry Smith) mentre in Moraga (rivolta alla figura di Clint Eastwood) trova spazio un’articolata e scoppientante grammatica swing e mainstream jazz, marcata dal piano di Burger in modo piacevolmente energico e percussivo.
Anche nei restanti brani la sensazione generale è quella di un magico compromesso tra i codici meno pedanti e più moderni del jazz e le variabili espressive più in sintonia con essi, ricorrenti in particolar modo nelle partiture sonore utilizzate per il piccolo e grande schermo (vedi il mood cinematico e sperimentale di Tiburon – dove all’ostinato del basso elettrico di Cohen si affianca un pianismo estroverso, fluido eppur carico di mistero – oppure quello più funky e metropolitano di Larkspur – con immancabili inserti di scale ebraiche – che starebbe a meraviglia in un serial poliziesco). I pezzi di “Alhambra Love Songs” consistono spesso in formule brevi e den definite sotto il profilo melodico e ritmico, ma attraverso le fenomenali capacità tecniche e improvvisative dei solisti Zorn ne ravviva l’anima e la sostanza, alterando schemi formali risaputi con l’introduzione di nuovi contenuti. Un disco estremamente godibile e vivamente consigliato.
Voto: 7,5/10
Genere: Avant Jazz
Musicisti:
Rob Burger – piano
Greg Cohen – doublebass, electric bass
Ben Perowsky – drums
Brani:
01. Mountain View
02. Novato
03. Pacifica
04. Benicia
05. Half Moon Bay
06. Moraga
07. Tamalpais
08. Larkspur
09. Alhambra Blues
10. Miramar
11. Tiburon
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